M.D.
numero 23, 27 giugno 2007
Appunti
Effetti e misteri del virus mass-mediatico
Molto
recentemente alcuni organismi sanitari europei hanno segnalato
un aumento di mortalità riferibile allutilizzo
della nimesulide. Per gli addetti ai lavori e la stampa di settore
loro riservata, fin da subito è stato chiaro che tale
aumento di mortalità non era indiscriminato, ma
conseguente a vari cofattori, quali dosi molto elevate
del farmaco e concomitante abuso di alcol in popolazioni nord-europee.
Daltronde è noto ad ogni medico quale sia il potenziale
iatrogeno di ciascun farmaco, antinfiammatori in primis.
Da qualche anno a questa parte però anche la cosiddetta
stampa laica presenta notizie di questo genere, incanalandole
con una malcelata perfidia più verso il settore scandalistico
che verso la cronaca vera e propria.
Ovviamente gli effetti di queste notizie non tardano a farsi
sentire nellambulatorio del medico di medicina generale.
I pazienti, più allarmati che curiosi, chiedono notizie,
quando non abbiano già risposte e decisioni prese.
Il più delle volte, e i medici lo sanno, le sostanze
incriminate sono state usate male oppure sono emersi
dei limiti che la sperimentazione pre marketing non aveva evidenziato
per motivi di selezione dei pazienti trattati. E quando le
autorità sanitarie bloccano la commercializzazione della
sostanza, il più delle volte la stessa è rimessa
in commercio, dopo verifica, con qualche avvertenza in più.
Quello che comunque resta è unombra lunga, un sospetto
incancellabile che definitivamente segna il destino di quella
molecola.
Non è certamente scopo di questa riflessione difendere
i colossi dellindustria farmaceutica (lo sanno fare da
soli senza aver bisogno di queste modeste righe), ma piuttosto
pensare alla potenza che determinate notizie, impartite in certi
modi, attraverso particolari media e in precisi orari, hanno
sulla percezione di salute della persone che afferiscono ai
nostri studi.
La notizia riguardante la nimesulide ne è un tipico esempio:
è assurta agli onori della cronaca per un giorno o poco
più e ad essa non sono stati dedicati servizi approfonditi
dai media generalisti. Al massimo un trafiletto o un breve commento
redazionale. Eppure questo ha generato unonda lunga di
richieste che, rapportata al modesto battage mediatico, appare
sproporzionatamente grande.
I medici attenti alla relazione con i propri pazienti, come
i medici di famiglia, non possono non notare che notizie (e
conoscenze) di ben maggiore rilevanza sanitaria e sociale restano
nel dimenticatoio anche se sostenute dallinformazione.
È ben originale pensare che quindici secondi di redazionale
sparati in un telegiornale abbiano tali effetti,
quando servizi strutturati, interviste, testimonianze, approfondimenti
su stili di vita, abusi di sostanze anche farmacologiche o semplici
abitudini non congrue (cito solo lesempio stagionale dellesposizione
al sole) siano quasi snobbate dallopinione pubblica e
lascino poco segno nei comportamenti effettivi.
Una domanda, tra le tante, che questa storia lascia sospesa
è: cosa possiamo imparare, come medici e come comunicatori,
da questo evento? Cosa possiamo estrarne per essere comunicativamente
più efficaci?
Massimo Bisconcin,
Medico di medicina generale
Quarto DAltino (VE) - AIMEF
Ferie tra costi e incombenze:
una proposta
Manca
poco e inevitabilmente si compirà per il medico di medicina
generale un rito opprimente e deprimente di cui farebbe benissimo
a meno: si avvicinano le sospirate e agognate ferie, un periodo
di riposo che dovrebbe essere necessario e irrinunciabile e
che invece inizia con la ricerca di un sostituto e spesso finisce
con soluzioni imprevedibili.
Il pensiero di un meritato, anche se breve, periodo di riposo
dovrebbe contribuire a sollevare il tono dellumore del
medico di famiglia, ma si scontra con le ormai consolidate difficoltà
e incomprensibili normative. Ai medici di medicina generale
sulla carta è riconosciuto il diritto alle ferie e ad
assentarsi per malattiano ma, a differenza di qualsiasi altra
categoria di lavoratori, essi, considerati lavoratori autonomi
o subordinati o parasubordinati (la definizione varia in relazione
a quella che fa più comodo a politici e sindacalisti
nella situazione contingente del periodo) non possono abbassare
la saracinesca e chiudere lesercizio come
i commercianti o i farmacisti (che svolgono una attività
parimenti considerata di primaria importanza). Inoltre va ricordato
che i Mmg non hanno diritto come i lavoratori dipendenti o i
medici ospedalieri o dipendenti a un periodo irrinunciabile
da comunicare semplicemente e preventivamente al caposervizio
e da godere quindi senza particolari formalità o impegni.
In altre parole, non possono semplicemente chiudere lo studio
privato come qualsiasi altro libero professionista.
I medici di famiglia, infatti, grazie allimpiego profuso
da politici e sindacalisti nello stilare precise regole comportamentali
negli accordi collettivi, sono obbligati a tenere sempre aperto
il proprio studio professionale e devono provvedere in proprio
a tutte le necessità collegate ai periodi di astensione
per ferie e per malattia, per cui devono autonomamente cercare
colleghi disposti a sostituirli e che siano capaci, oltre che
come medici, anche come esperti burocrati, districandosi tra
note Aifa, registri Asl, prescrizioni di farmaci con piani terapeutici
o di pannoloni ecc. Questi volenterosi colleghi, poi, sostituiranno
il medico nel suo stesso studio, con i suoi ricettari e le sue
attrezzature e saranno retribuiti non dalla Asl bensì
dallo stesso Mmg che ha richiesto la sostituzione. E tutto questo
viene chiamato diritto del Mmg a riposarsi!
Accompagnato da queste tortuosità normative il passo
preliminare e indispensabile per godere di un periodo di riposo
quindi consiste nel trovare qualche altro collega disponibile
a effettuare la sostituzione, ma spesso la lunga ed estenuante
serie di telefonate porta alla conclusione che i colleghi conosciuti
sono già tutti impegnati; daltronde, non esistendo
un elenco di medici disponibili, la ricerca parte già
per se stessa in piena salita.
Per questa assurda situazione un ringraziamento particolare
va ai nostri rappresentanti sindacali che non hanno mai tenuto
in giusto conto il dovere porre rimedio a questo annoso problema,
che nella pratica impedisce al Mmg di potersi assentare per
ferie e malattie.
Una soluzione possibile
Eppure la soluzione non sembra così difficile. Basterebbe
riconoscere non solo a parole, ma seriamente, nellAcn
e poi negli Air, un periodo irrinunciabile di ferie per i Mmg,
per esempio di 15 giorni, da utilizzare nel periodo giugno-settembre.
Il Mmg che intendesse avvalersi di questa possibilità
o che decidesse di non voler godere di un periodo di riposo
dovrebbe avere solo lobbligo di comunicare al proprio
distretto Asl con un congruo anticipo il periodo di gradimento
o la sua scelta negativa e così la palla
passerebbe al distretto.
Il distretto, a sua volta, avrebbe lobbligo di organizzare,
come avviene per gli incarichi di sostituzione di continuità
assistenziale, un idoneo elenco di medici disponibili a effettuare
sostituzioni di Mmg, e da questo elenco verrebbero estrapolati
i nominativi dei medici incaricati direttamente dal distretto
o su preventiva segnalazione del Mmg.
La compilazione dellelenco dei medici disponibili è
semplice da effettuare: basterebbe predisporre appositi e semplici
moduli da distribuire presso lOrdine dei medici nel periodo
1-31 gennaio di ogni anno, accorpandoli a quelli che, nello
stesso periodo, sono predisposti per le graduatorie delle convenzioni
per la medicina generale, la continuità assistenziale
e la specialistica ambulatoriale.
I medici incaricati della sostituzione riceverebbero i ricettari
necessari per lattività non più dal medico
che sostituiscono bensì direttamente dallazienda
sanitaria locale (come avviene per gli incarichi di sostituzione
di continuità assistenziale) e verrebbero retribuiti
direttamente dallAsl, che decurterebbe il compenso spettante
al medico sostituto dallo stipendio del medico sostituito, evitando
anche così speculazioni o incomprensioni ed adottando
tariffe uniche per tutti.
La Asl, inoltre, dovrebbe poi provvedere a fornire al medico
sostituto i locali per lesercizio della attività
di sostituzione: qualora la Asl, come è facile prevedere,
non riuscisse a organizzare tale problema logistico, potrebbe
far utilizzare ai medici sostituti i locali dei medici sostituiti,
provvedendo, però, ovviamente, a fornire al medico sostituto
un compenso che comprenda laffitto dei locali e le spese
di gestione delle utenze e delle attrezzature.
Marcello Pugliese,
Medico di medicina generale
Donnici Inferiore (CS)
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