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M.D.
numero 20, 6 giugno 2007
Contrappunto
I pericoli delle Unità di medicina
generale
di Giuseppe Belleri, Medico di medicina generale,
Flero (BS)
L'articolo 18 (Unità di assistenza
primaria) del Disegno di legge per lammodernamento del
Ssn, inerente il futuro assetto della medicina generale, presenta
alcuni punti critici. Secondo quanto dichiarato dal ministro
della Salute Livia Turco, tale disegno di legge potrebbe approdare
in Consiglio dei ministri entro il mese di giugno. Ciò
che preoccupa dellarticolato è che esso contraddice
le dichiarazioni dellattuale esecutivo di volere incentivare
le cure sul territorio per dare più efficienza allassistenza.
In particolare a preoccupare è il possibile sovvertimento
di ruolo e funzione del Mmg. Snaturare tale ruolo significa
non tenere in nessun conto i pilastri che hanno permesso al
nostro Ssn di potere essere nel bene e nel male punto di riferimento
per tutti i cittadini
Il
radicamento sociale e lapprezzamento dei cittadini verso
il medico di famiglia, rilevato da tutte le indagini sociologiche
nellultimo decennio, poggia su tre pilastri:
1. il rapporto interpersonale di fiducia e lautonomia
professionale;
2. laccessibilità della medicina generale da parte
di malati e sani;
3. la sua capillare diffusione su tutto il territorio nazionale
laddove la gente vive e lavora.
La proposta di costituire Unità di Medicina Generale
(art. 18 comma 3) tali da raggruppare almeno 20 medici, nelle
cosiddette Case della Salute, mette a rischio queste tre caratteristiche.
Un modello organizzativo del genere, ammesso che vi siano adeguati
stanziamenti per le infrastrutture e lorganizzazione del
lavoro, si potrebbe costituire solo in cittadine di almeno 25.000
abitanti. Borghi, piccoli paesi, frazioni e comuni di medie
dimensioni, proprio dove la medicina di famiglia è più
apprezzata e presente, resterebbero tagliati fuori da questa
struttura tipicamente metropolitana. Inoltre, mettere assieme
20 professionisti in una Casa della Salute di dimensioni congrue
rischierebbe di spersonalizzare il rapporto con gli assistiti,
dilatando a dismisura gli aspetti amministrativi e snaturando
quella dimensione di familiarità e continuità
della relazione tipica dellincontro ambulatoriale.
È noto che oltre un certo numero di componenti la comunicazione
e lintegrazione funzionale dellorganizzazione si
fa più difficile e assorbe energie che potrebbero essere
dedicate ad altri compiti. Insomma la Casa della Salute rischia
di diventare un condominio dove, nel migliore delle ipotesi,
i condomini si conoscono a malapena e, nel peggiore dei casi,
bisticciano o si guardano con diffidenza, magari coordinati
da un capo condominio volenteroso, ma con poteri di mero indirizzo.
I rischi
Non si può non valutare il rischio di intruppamento
in mega strutture burocratizzate, condizionate da scelte politico-gestionali
che snaturano lispirazione interpersonale e hanno ben
poco a che fare con il core delle cure primarie, ovvero la relazione
fiduciaria che lega nel tempo medico e assistito. Dietro langolo
delle Case della Salute del progetto di Unità di Medicina
Generale si intravedono orfani di servizio camuffati
e uno spurio scivolamento verso la dipendenza che liquiderebbe
di fatto la residua autonomia professionale del medico di medicina
generale. Tanto varrebbe, per onestà e trasparenza di
intenti, proporre un palese passaggio al lavoro subordinato
che facesse chiarezza rispetto ad un ruolo professionale e a
un rapporto con il Servizio sanitario nazionale ancor più
ambiguo dellattuale assetto. E dire che al ministero si
sottolinea che la proposta è stata formulata in
stretta collaborazione con i vertici nazionali del sindacato
Fimmg.
z Lesperienza associativa
Lesperienza dellultimo decennio dimostra che la
dimensione ideale delle associazioni mediche varia da 3 a 6/8
componenti presenti in una sede unica, ma articolati anche in
ambulatori periferici collegati in rete, capace di adattarsi
ai diversi contesti geografici e sociali.
Basterebbe aggiungere a questi nuclei un adeguato supporto informativo
e tecnologico, segretariale e infermieristico, sociale e specialistico
di I livello per farne dei nuclei completi e funzionali capaci
di coprire le 12 ore diurne, sette giorni su sette, senza faraonici
investimenti e senza immaginare soluzioni realizzabili solo
in contesti metropolitani (ammesso che si possano reperire tutte
le risorse necessarie per un investimento di tale portata su
tutto il territorio nazionale, visto lattuale assetto
del nostro federalismo sanitario).
Se davvero il ministro della Salute era intenzionato a cambiare
dal basso si sarebbe dovuto partire da un modello associativo
flessibile e da ciò che spontaneamente è nato
dal basso, in forma autorganizzata e più o meno spontanea,
nelle diverse realtà locali.
Il punto di partenza per rilanciare la medicina del territorio
sono le molteplici esperienze di medicina di gruppo, sorte in
questi anni in molte località, che conservano quellispirazione
artigianale della medicina dun tempo, pur
ampliando e diversificando lorganizzazione e lofferta
di prestazioni per rispondere allevoluzione dei bisogni
e della domanda.
Estratto
dal Ddl di ammodernamento del Ssn |
Art.
18 (Unità di assistenza primaria): comma 1, 2, 3
e 8
1. Al fine di dare risposta immediata ai bisogni di salute
e di garantire efficacia e continuità nellassistenza
primaria,
le Regioni disciplinano listituzione delle Unità
di Medicina Generale (UMG) e delle Unità di Pediatria,
quali strutture organizzative elementari per lerogazione
delle prestazioni di medicina generale cui afferiscono obbligatoriamente
tutti i Mmg, gli specialisti pediatri di libera scelta ed
i medici della continuità assistenziale.
2. Le Unità di cui al comma 1 operano come rete integrata
allinterno del dipartimento di cure primarie a tal
fine istituito nellambito del distretto sanitario.
3. Le UMG sono composte da Mmg e medici della continuità
assistenziale e sono situate nella Casa della Salute o in
altre sedi distrettuali in cui si attua la assistenza territoriale.
Alle Unità è preposto un Mmg, al quale spetta
il coordinamento della attività dei medici alle medesime
assegnati, la garanzia di orientamento e tutoraggio per
il cittadino, attraverso il medico di fiducia o il pediatra
di libera scelta, per lintero arco del percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale
del suo assistito, il raccordo e il collegamento con i presidi
ospedalieri, le strutture per lungodegenti, quelle dedicate
alla assistenza palliativa e di riabilitazione presenti
sul territorio di riferimento. Il medico coordinatore della
UMG permane nellincarico per un biennio, rinnovabile
per una sola volta. Le Unità sono costituite da un
congruo numero di medici, non inferiore a 20, in relazione
allambito territoriale e demografico di riferimento,
assicurando, mediante idonea turnazione e complementarietà
degli orari, lassistenza ambulatoriale in tutti i
giorni della settimana nellarco delle 12 ore diurne
e lassistenza domiciliare ininterrotta, diurna e notturna.
La determinazione dellambito territoriale del bacino
di utenza in relazione al numero degli assistiti, afferente
ad ogni UMG, la individuazione dei medici alle medesime
assegnate e i criteri per la scelta del medico responsabile
dellUnità sono fissati con atto di intesa tra
lo Stato e le Regioni, Province autonome e autonomie locali
(Conferenza unificata) ai sensi dellart. 8 del Dlg
28. 8. 1997, n. 281.
8. Agli accordi collettivi di categoria sono demandate la
disciplina del trattamento economico e gli ambiti e modalità
per lesercizio dellattività professionale
allinterno delle unità e per la corresponsione
dei compensi al personale.
Al fine della piena integrazione e coordinamento con la
realtà distrettuale e aziendale, gli accordi collettivi
disciplinano altresì le modalità di partecipazione
dei medici delle Unità di cui al comma 1 alle attività
del Dipartimento di Cure primarie, del Distretto e degli
organi collegiali delle aziende sanitarie di riferimento
(Consiglio delle professioni sanitarie e Collegio di direzione). |
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