M.D.
numero 19, 30 maggio 2007
Ricerche
Appropriatezza della prescrizione di statine
in medicina generale
di Mario Baronchelli, Giuseppe Belleri, Bartolomea
Bertolotti, Luigi Bovini, Alessandro Chiappi, Albarosa Ferrari,
Erica Mutti, Mario Multineddu, Anna Pascarella, Francesca Romana
Terranova - Medici di medicina generale, Distretto Sanitario
di Base III, Rezzato, Asl di Brescia
Da una ricerca condotta da un gruppo
di Mmg della provincia di Brescia, volta a verificare la prevalenza
delle patologie comprese in nota Aifa n. 13 e della prescrizione
di statine, si evince che vi sono margini di miglioramento nellappropriatezza
prescrittiva e nella gestione della prevenzione secondaria degli
eventi cardiovascolari
Ai
fini della rimborsabilità del farmaco a carico del Ssn
la prescrizione delle statine in medicina generale è
regolata dalla nota Aifa n. 13. Nel corso degli anni la nota
ha subito numerose revisioni e aggiustamenti. Rispetto alla
prima stesura si è arrivati allattuale, più
articolata, che prevede una doppia formulazione:
-
dislipidemia
familiare e ipercolesterolemia non corretta dalla dieta (prevenzione
primaria): nel corso degli anni il criterio del livello di
colesterolo è stato sostituito dal calcolo del rischio
cardiovascolare con il software Cuore dellIstituto
Superiore di Sanità, ispirato a un approccio globale
e non alla semplice somma dei singoli fattori (eziologia multifattoriale
della malattia cardiovascolare);
-
prevenzione
secondaria: lelenco delle condizioni cliniche in cui
le statine possono essere prescritte si è esteso fino
a comprendere cinque categorie, cioè coronaropatia
documentata, pregresso infarto del miocardio, pregresso ictus,
arteriopatia obliterante periferica e diabete mellito.
Evidenze
e linee guida convergono sulla necessità che il valore
del colesterolo LDL in prevenzione secondaria della malattia aterosclerotica
non debba superare 100 mg/dL. Nella maggior parte dei casi tale
obiettivo può essere raggiunto solo con misure di tipo
farmacologico, vale a dire la somministrazione di statine.
Le linee guida NCEP/ATP III individuano alcune patologie nelle
quali il rischio è equivalente a quello della cardiopatia
ischemica:
diabete mellito;
arteriopatia periferica;
aneurisma addominale aortico;
malattia sintomatica della carotide.
Obiettivi e metodi
Gli obiettivi della nostra ricerca sono stati tre.
1. Descrivere lepidemiologia dei pazienti affetti da una
delle patologie comprese alla nota Aifa n. 13 per la prevenzione
secondaria degli eventi cardiovascolari:
a. patologie cardiovascolari maggiori: infarto e procedure
di rivascolarizzazione (PTCA e bypass), TIA e stroke (esclusa
lemorragia cerebrale), claudicatio arti inferiori;
b. diabetici ipertesi, senza complicanze cardiovascolari;
c. diabetici di tipo I e II normotesi, senza complicanze cardiovascolari.
2. Verificare in quale misura venga registrato il valore di C-LDL
nei pazienti affetti dalle citate patologie in terapia o meno
con statine, nel corso dei 12 mesi precedenti, in relazione al
target terapeutico previsto dalle linee guida internazionali.
3. Confrontare il numero di pazienti in trattamento con statine
in prevenzione primaria e secondaria, nello stesso periodo, come
indicatore approssimato di appropriatezza prescrittiva.
I medici partecipanti, dopo una fase preliminare di allineamento
degli archivi secondo i codici predefiniti, (durata circa due
mesi), hanno proceduto allestrazione dei dati dalle cartelle
cliniche computerizzate (programma MilleWin della Datamat di Firenze)
tramite interrogazioni ad hoc, avvenuta nella seconda metà
del mese di ottobre 2006.
Gli assistiti affetti da più di una patologia (per esempio
diabetici con pregresso infarto) sono stati assegnati alla categoria
di maggiore gravità clinica, ovvero al gruppo caratterizzato
da un pregresso evento cardiovascolare.
Risultati
Hanno partecipato alle ricerca dieci Mmg, operanti in diverse
località della provincia di Brescia, per un numero complessivo
di 13.636 assistiti, così suddivisi in base alle classi
anagrafiche:
-
Classe
1 (fino a 14 anni): 335 assistiti;
-
Classe
2 (da 15 a 65 anni) 10.320 assistiti;
-
Classe
3 (oltre 65 anni) 2.981 assistiti.
Sulla
popolazione complessiva di 13.636 assistiti i pazienti affetti
da una delle patologie comprese nella nota n. 13 erano così
suddivisi (prevalenza sul totale e tra parentesi in percentuale
rispetto al sottogruppo) (figure 1 e 2):
-
totale
prevalenza pazienti con patologie comprese nella nota 13:
8.33% (100%);
-
prevalenza
diabetici ipertesi: 2.81% (34%);
- prevalenza
diabetici normotesi: 1.54% (18%);
-
prevalenza
pregressi eventi cardiaci: 2.36% (29%);
-
prevalenza
pregressi eventi cerebrovascolari: 1.26 (15%);
-
prevalenza
claudicatio intermittens: 0.36% (4%).
La
prevalenza dei pazienti diabetici, sia normotesi che ipertesi,
è inferiore al dato medio nella popolazione generale, attestato
tra il 5% e il 6%, poiché una quota di diabetici è
stata assegnata alle categorie di pazienti con un pregresso evento
cardiovascolare.
Sul totale di 13.636 assistiti i pazienti che rientrano potenzialmente
nella nota 13 per quanto riguarda la prevenzione secondaria sono
risultati 1.136, pari all8.33%. Di questi, 554, pari a una
prevalenza del 4.1%, sono effettivamente risultati in trattamento
con statina (criterio adottato: almeno una prescrizione di farmaco
nellultimo anno), mentre il numero complessivo di pazienti
in terapia con una statina, sia in prevenzione primaria sia secondaria,
è risultato di 846, per una prevalenza del 6.3% (figura
3).
I 554
assistiti in trattamento con una statina per la prevenzione secondaria
sono risultati il 54% di tutti gli assistiti affetti dalle patologie
previste dalla nota 13 in prevenzione secondaria.
La percentuale di pazienti in trattamento con statina rispetto
al totale di ogni sottogruppo variava dal 71% delle patologie
coronariche al 21.9% dei diabetici normotesi (figura 4).
Su 1.136 assistiti compresi nella nota 13 solo 348, pari al 30%,
avevano in cartella almeno una registrazione del colesterolo LDL
risalente a 12 mesi precedenti la ricerca. Tra costoro, la percentuale
di pazienti a target terapeutico, ovvero con C-LDL <100 mg/dL,
variava dal 60% dei coronaropatici al 40% circa dei diabetici
ipertesi, con una media vicina al 50% (figura 5).
Il
confronto tra pazienti in trattamento con statina per la prevenzione
primaria e secondaria è a favore della secondaria, con
un rapporto di 2/3 a 1/3. Tale percentuale si discosta in misura
significativa rispetto ai dati dellOsservatorio nazionale
OsMED sulla prescrizione di statine, che hanno fatto registrare
una percentuale di poco superiore al 50% di pazienti in prevenzione
secondaria (figura 6).
Conclusioni e commento
Le prevalenza delle patologie comprese nella nota Aifa n. 13
supera di poco l8% ed è in accordo con il valore
atteso stimato dallOsservatorio epidemiologico cardiovascolare
italiano. La prescrizione di statine nei pazienti che potenzialmente
potrebbero trarre beneficio da tale trattamento è di poco
inferiore al 50%, con una punta massima del 7% tra gli infartuati
e i soggetti sottoposti a rivascolarizzazione miocardica. La bassa
percentuale di diabetici, senza precedenti eventi, trattati con
statina (21.9%) potrebbe essere in relazione a livelli di colesterolemia
già registrati inferiori ai valori target stabiliti dalle
linee guida.
Per
quanto riguarda lobiettivo terapeutico stabilito dalle linee
guida sono emersi due dati significativi: la riduzione del C-LDL
al di sotto dei 100 mg/dL viene raggiunta in una percentuale accettabile
dei coronaropatici (60%) mentre tra i diabetici tale percentuale
appare insoddisfacente (40%).
In due sottogruppi (diabetici ipertesi e pazienti affetti da arteriopatia
obliterante agli arti inferiori) il C-LDL si colloca tra i 100
e i 130 mg/dL.
Peraltro la richiesta e la registrazione del colesterolo-LDL non
appare soddisfacente in quanto oltre i 2/3 degli assistiti che
rientrano nelle categorie della nota 13 in prevenzione secondaria
non hanno tale dato in cartella.
I 2/3 delle statine prescritte sono rivolte alla prevenzione secondaria
degli eventi cardiovascolari. Tale percentuale si colloca in posizione
intermedia rispetto ai dati dellosservatorio Osmed (53%)
e a quello di una ricerca analoga condotta nellAsl di
Genova, su un campione di 389 Mmg con oltre 17.000 assistiti in
trattamento ipolipemizzante, che ha fatto registrare una prevalenza
del 2.85% delle prescrizioni in prevenzione secondaria e dell1.10%
in primaria.
In
complesso i dati raccolti dimostrano che vi sono ancora margini
per migliorare lappropriatezza della prescrizione di statine
e della gestione della prevenzione secondaria degli eventi cardiovascolari.
In particolare una considerevole percentuale di assistiti appartenenti
alle categorie previste dalla nota 13 appare sottotrattata, mentre
la prescrizione dellindagine sul valore del C-LDL come parametro
di riferimento per la prescrizione dei farmaci ipocolesterolemizzanti
risulta ancora insufficiente.
Nel momento in cui nellambito della sanità pubblica,
a seguito di interventi di monitoraggio delle prescrizioni, si
afferma lequazione appropriatezza=rispetto delle medie finanziarie
(inappropriatezza=superamento dei tetti di spesa), la nostra ricerca
tende ad accreditare una diversa concezione.
Secondo unopposta corrente di pensiero una prescrizione
è appropriata quando è rivolta ad assistiti che
presentano caratteristiche cliniche omogenee rispetto alle popolazioni
in cui sono stati sperimentati i farmaci. In questa prospettiva,
la nostra ricerca dimostra che vi sono probabilmente fenomeni
di inappropriatezza prescrittiva per difetto, per quanto riguarda
la prevenzione secondaria delle malattie cardiovascolari in alcune
categorie di assistiti.
Bibliografia disponibile a richiesta
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