M.D.
numero 16, 9 maggio 2007
Pratica
medica
Un fastidioso acufene e diagnosi di neurinoma
del nervo acustico
di Marcello Pugliese - Medico di medicina generale, Donnici
Inferiore (CS)
Nel gennaio di questanno un assistito di 47 anni
richiede una visita domiciliare per sintomi similinfluenzali,
senso di nausea e alcune scariche diarroiche. Riferisce
inoltre che da alcuni giorni avverte, oltre ad artromialgie
diffuse e faringodinia, lievi ma fastidiosi acufeni a livello
dellorecchio sinistro. |
Visita domiciliare
Anamnesi:
il paziente ha sempre goduto di buona salute, ad eccezione
di un lieve stato ansioso. Pratica attività sportiva
regolare; di professione fa loperaio per una ditta addetta
alla manutenzione delle strade e da oltre 10 anni utilizza martello
pneumatico o trapano a percussione e guida pesanti autocarri.
Esame
obiettivo: le condizioni generali sono discrete, è presente
una lieve iperemia faringotonsillare, una leggera epatomegalia
con fegato debordante 1-2 dita sotto larcata costale,
non dolente. Non è presente febbre. Non si rileva linfoadenomegalia
nelle comuni stazioni linfonodali. Lobiettività
cardiovascolare e polmonare è nella norma.
Esame otoscopico: entrambe le membrane timpaniche appaiono sostanzialmente
integre e noto solo qualche accumulo di cerume nei condotti
uditivi esterni.
Prescrivo pertanto la terapia del caso e resto daccordo
con il paziente di risentirci in caso di persistenza dei sintomi.
Richiesta di certificato per malattia professionale
Un mese dopo il paziente si ripresenta in studio perfettamente
guarito dal precedente episodio di flogosi delle prime vie aeree.
Mi chiede però una certificazione perché intende
avviare la pratica per il riconoscimento di malattia professionale.
Mi invita a consultare una sintetica documentazione in suo possesso,
che consiste negli accertamenti periodici del medico del lavoro
e fatti eseguire dalla sua azienda a tutti i dipendenti.
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Esami
bioumorali: nella norma, tranne VES 30 e lieve aumento delle
AST.
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Rx
torace: accentuazione diffusa della trama broncovasale.
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ECG:
nella norma.
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Spirometria:
lieve riduzione dei flussi espiratori.
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Esame
audiometrico: deficit percettivo sui toni da 2000 a 4000 Hz
a sinistra, da attribuire a trauma acustico ripetuto.
Ricordo
degli acufeni di cui si lamentava il paziente nella precedente
visita e chiedo e se il disturbo è migliorato. Mi riferisce
della sua persistenza e anche di una percepita riduzione della
funzione uditiva dal lato sinistro. Nega episodi vertiginosi,
otorrea od otorragie.
Eseguo un esame otoscopico che evidenzia un notevole accumulo
di cerume in entrambi i condotti uditivi (che il paziente collega
automaticamente alle perfrigerazioni a cui inevitabilmente è
esposto nellambito delle mansioni lavorative che svolge).
Non si evidenzia nistagmo.
Per avere ulteriori informazioni da inserire nel certificato
che mi viene richiesto, ma soprattutto nel tentativo di giungere
a un affinamento diagnostico e di alleviare i fastidiosi acufeni,
prescrivo una visita specialistica otorinolaringoiatrica con
estrazione dei tappi di cerume ed esami audiometrico e impedenziometrico.
Dopo dieci giorni il paziente ritorna in studio con il referto
del collega otorinolaringoiatra.
Ragionamento
clinico e ulteriori indagini
Il paziente continua però a lamentarsi degli acufeni
dal lato sinistro, che ormai sono presenti continuamente e che
di notte gli impediscono persino di riposare.
In base alla conoscenza diretta del paziente, dei suoi trascorsi
clinici, degli esami che ho appena visionato (e forse anche
per una sorta di fiuto ed esperienza che ogni medico di famiglia
sviluppa nel corso di anni di attività in prima linea
che gli fanno sviluppare spesso doti da segugio),
mi sorgono una serie di dubbi, che mi spingono a richiedere
una RMN cranio-encefalica con studio delle rocche petrose e
del rachide cervicale.
Il paziente è però visibilmente contrariato
per non avere ancora ricevuto il certificato per avviare la
pratica per il riconoscimento della malattia professionale
e per dovere eseguire nuovi esami.
Gli raccomando però di ritornare in studio non appena
avrà i risultati della RMN e penso con qualche timore
alle rimostranze che potrebbe farmi nel caso di esito negativo
dellesame (per avergli fatto perdere tempo e per avergli
fatto spendere decine di euro in ticket sanitari).
Diagnosi
Dopo due settimane il paziente ritorna in ambulatorio con
la RMN.
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RMN
cranio-encefalo-rocche petrose e rachide cervicale: normale
rappresentazione del tessuto cerebrale e cerebellare. Nulla
da segnalare a livello dellorecchio interno. A sinistra,
a livello dellangolo pontocerebellare, presenza di
neoformazione di circa 2 cm di diametro che appare iperdensa
dopo iniezione di mdc e che comprime lottavo nervo cranico.
La neoformazione è verosimilmente da attribuire a
neurinoma dellottavo nervo cranico sinistro. Si consiglia
consulenza neurochirurgica.
Decorso
clinico
Rivedo il mio paziente dopo circa un mese, a distanza di dieci
giorni dalla dimissione dalla clinica neurochirurgica dove è
stata praticata lasportazione per via latero-cervicale della
massa neurinomatosa. Persistono solo una lieve paresi faciale
a sinistra e lipoacusia, mentre sono scomparsi gli acufeni.
Note
& approfondimenti
Il neurinoma o schwannoma è un tumore formato prevalentemente
da cellule della guaina di Schwann, che può interessare
sia le radici nervose craniche e spinali sia i tronchi nervosi
periferici. Quasi sempre è isolato e monolaterale, ma
sono descritte forme multiple nella malattia di von Recklinghausen.
Il neurinoma dellacustico è un tumore dellangolo
pontocerebellare, che comprime ma non infiltra le strutture
nervose e che tende a provocare erosione e allargamento del condotto
uditivo interno, e interessamento dei nervi cranici vicini, in
particolare del settimo e del quinto paio e dei nervi oculomotori,
del cervelletto e del peduncolo cerebrale.
Le dimensioni possono a volte essere considerevoli, la consistenza
è solida ma la massa è ben capsulata, con le
evidenti positive ricadute neurochirurgiche.
I neurinomi crescono lentamente e sono considerati biologicamente
benigni, anche se clinicamente spesso non sono tali rispetto alla
sede in cui si sviluppano. Nella prima fase del loro sviluppo
provocano solitamente acufeni transitori, cefalea gravativa, ipoacusia
percettiva, nistagmo spontaneo con iporeflessia vestibolare. Successivamente,
in relazione alla crescita della massa neoplastica, compaiono
i segni della sofferenza bulbo-protuberenziale e cerebellare
con ipoacusia che si associa a nistagmo spontaneo con componente
verticale.
Nella fase pontocerebellare compaiono turbe neurologiche complesse
dovute alla multipla compromissione di nervi cranici vicini, del
cervelletto e delle vie vestibolari, con atassia, dismetria, asinergia,
adiadococinesia, sintomi trigeminali quali lareflessia corneale,
paresi faciali.
Grazie agli esami neuroradiologici, in particolare TAC e RMN con
mezzo di contrasto, la diagnosi differenziale solitamente
non risulta difficoltosa.
La terapia è essenzialmente di tipo chirurgico.
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