M.D. numero 16, 9 maggio 2007

Riflettori
Medicine non convenzionali tra aperture e resistenze
di Gianluca Bruttomesso


La FNOMCeO aggiorna il documento di Terni, ma il mondo scientifico e accademico italiano rilancia le sue preoccupazioni sulla posizione dell’Ordine e sulla proposta di legge “Medicine e pratiche non convenzionali” elaborata dalla XXII Commissione Affari sociali

Le Medicine non convenzionali (Mnc) sono un fenomeno diffuso, con il quale occorre fare i conti. E vederci chiaro. Nell’interesse della professionalità del medico che le pratica, del cittadino che ne fa uso, della collettività che, nel pubblico o nel privato, le paga. Motivi tutti che spingono la professione medica a cercare di dare risposta a domande chiave: le Mnc hanno reale effetto terapeutico? Hanno effetti collaterali? Su quali studi e teorie basano la loro validità? Come si rapportano con la medicina convenzionale?

Dal British Medical Journal
Linda Frank si dichiara favorevole a un intervento del Nice perché le Mnc sono in genere meno costose di quelle convenzionali. Dunque, se confortate dalla scienza ufficiale, prenderebbero più piede e consentirebbero maggiori risparmi. Inoltre, necessitano di linee guida i generalisti britannici, che nel 50% dei casi praticano le Mnc, e i Gp scozzesi, il cui 30% prescrive medicinali omeopatici o erboristici. Taglia corto David Colquhoun: il Nice non ha risorse da buttare per pratiche che non danno altro che un effetto placebo; se il Nice applicasse i suoi metodi alle Mnc, queste sarebbero rimosse immediatamente dal Servizio sanitario nazionale.

Il dibattito ha di recente trovato ampio spazio sulle pagine del British Medical Journal (2007; 334: 506-7). Linda Frank, dell’University College London Institute of Child Health di Londra, e David Colquhoun, farmacologo presso il medesimo College, hanno preso posizione e si sono domandati: “Se le Mnc sono davvero efficaci, perché non sono ancora state sottoposte ai rigorosi criteri di buona pratica del Nice, il prestigioso National Institute for Health and Clinical Excellence, che nel Regno Unito fornisce linee guida alla pratica clinica, alla sanità e all’uso delle tecnologie biomediche, farmaci compresi?”

Il dibattito italiano


Il dibattito sulla regolamentazione o meno delle medicine non convenzionali è molto vivo anche in Italia. Nel nostro Paese non si hanno dati ufficiali attendibili sul numero di pazienti che si rivolgono a queste pratiche e sul numero di medici che, occasionalmente o sistematicamente, le usano nella loro attività quotidiana, ma una recente indagine sociologica, anche se numericamente limitata, ha evidenziato che i pazienti si rivolgono, nell’ordine, all’omeopatia, all’agopuntura, alla kinesiologia, alla pranoterapia e al massaggio

I medici italiani e le medicine non convenzionali

• Le consigliano 60%
• Hanno pazienti che le usano 60%
• Le giudicano efficaci 40-70%
• Le usano personalmente 25%
• Favorevoli a integrarle 40-60%


Fonte: MIUR Milano, Toscana, Parma

shiatzu. Secondo un’altra recente indagine (Doxa), sarebbero circa 5 milioni gli italiani che ricorrono abitualmente ai preparati omeopatici. Si ritiene comunque che queste valutazioni siano sottostimate visto che oltre nove milioni di persone già negli anni ‘90 facevano ricorso a terapie alternative.
Quanto ai sanitari, il 25% dei medici le utilizza e il 40% circa indirizza i propri pazienti ai relativi specialisti. Inoltre i Mmg sembrano i più proclivi a impiegare le Mnc, oltre alla medicina scientifica.
Non a caso quindi nel IV Convegno nazionale dell’Associazione Galileo 2001, svoltosi ad aprile a Milano su la scienza e le medicine alternative, si è tenuto a sottolineare che i rischi di una scelta disinformata sono quelli che più preoccupano e che, ancora una volta, l’Associazione intende denunciare, schierandosi a tutela della salute dei cittadini per affrontare, con la razionalità e il rigore imposti dal metodo scientifico, un argomento di estremo rilievo socio-sanitario. Una preoccupazione che investe gran parte del mondo accademico e scientifico, soprattutto dopo il documento di apertura della FNOMCeO (vedi pag. 16) verso tali pratiche redatto a Terni nel 2002 e aggiornato di recente.
Al riguardo la Società Italiana di Medicina Interna (Simi) in un documento dal tono grave ha dichiarato: “È degno di notevole attenzione il fatto che alcuni Ordini dei medici abbiano assunto un atteggiamento di tolleranza o addirittura di sostanziale accettazione della medicina alternativa, rinunciando a porre una distinzione fra chi utilizza le pratiche più esoteriche o quelle più empiriche e chi impiega invece la medicina scientifica”. A riprova di questo mutato clima sta il fatto che l’attuale Commissione per le pratiche alternative della FNOMCeO, modificando l’atteggiamento rigoroso tenuto dalle precedenti Commissioni, ha di recente scritto che “dobbiamo prendere atto realisticamente che stiamo uscendo da una fase di primato indiscusso delle medicine convenzionali a una fase nella quale è inevitabile il confronto con un inestimabile ed eterogeneo numero di pratiche (extrascientifiche) non convenzionali”. Secondo la Simi, a livello metodologico le Mnc appaiono gravate da una serie numerosissima di vizi fondamentali. Sul piano della registrazione delle osservazioni, esse riportano molto spesso i propri risultati in forma non quantitativa e sono prive di un’adeguata analisi statistica. Le loro affermazioni teoriche, poi, spesso non appaiono adeguatamente supportate dall’evidenza sperimentale o addirittura evitano di sottoporsi a controlli rigorosi.
Esse impiegano, infine, concetti fumosi e fantastici, come la “forza vitale”, “l’energia universale”, la “diatesi psorica” o il “prana”, che non hanno alcun legame preciso con la realtà empirica e che pertanto non possono entrare a far parte del discorso scientifico”. Oltre al Simi, manifesta la sua preoccupazione il Gruppo 2003, che raggruppa scienziati italiani delle più varie discipline che hanno contribuito significativamente con il loro lavoro di ricerca al progresso delle conoscenze e che sono accomunati da una profonda insoddisfazione per lo stato della ricerca scientifica nel nostro Paese (tra essi Silvio Garattini, Carlo La Vecchia, Pier Mannuccio Mannucci, Alberto Mantovani, Giuseppe Remuzzi).
In particolare l’apprensione è relativa all’evoluzione in Parlamento della proposta di legge sulle “Medicine e pratiche non convenzionali” nel testo unificato elaborato dalla Commissione XXII Affari sociali della Camera e secondo il Gruppo 2003 è stata aggravata dal documento della FNOMCeO, che a Terni nel 2002 ha dichiarato “atti medici” a tutti gli effetti, i provvedimenti terapeutici basati su nove medicine alternative: in particolare, sette “medicine”: ayurveda, agopuntura, fitoterapia, antroposofia, omeopatia, medicina cinese, omotossicologia, e due “pratiche non convenzionali”: osteopatia e chiropratica.
Il progetto di legge, attualmente in avanzata discussione, sta persino valutando la possibilità di introdurre insegnamenti universitari di queste nove medicine alternative nelle facoltà di Medicina, Farmacia, Scienze Biologiche, Chimica e di inserire esperti di queste discipline nel Consiglio Superiore di Sanità. Lo stesso ministro della Salute, Livia Turco, ha di recente preso una posizione favorevole all’insegnamento della medicina tradizionale cinese ai medici della Repubblica Italiana.


La posizione della FNOMCeO
Il percorso di responsabilità riguardo alla tematica dell’esercizio professionale delle medicine e pratiche non convenzionali,
già avviato a Terni dalla FNOMCeO nel 2002, ha visto la professione rivendicare nuovamente, a distanza di cinque anni, un ruolo di riferimento per i medici, ma soprattutto un compito di tutela della salute dei cittadini e di salvaguardia del livello qualitativo delle prestazioni professionali rese anche in ambito non convenzionale. Così si legge nel documento “Medicine e pratiche non convenzionali”, elaborato dal Consiglio nazionale il 22 febbraio 2007.
Secondo la Federazione, la presa di posizione di Terni rimane a tutt’oggi l’espressione concreta dell’attenzione che la professione tutta ha posto nell’esplicazione della propria attività professionale.
“Oggi - cita la delibera del Consiglio nazionale - si ritiene opportuno ribadire la necessità di definire a livello normativo
il sistema delle prestazioni mediche non convenzionali, in considerazione della sempre più frequente richiesta professionale non convenzionale nell’intento della massima tutela della salute della collettività e a garanzia del livello qualitativo delle prestazioni dei medici e degli odontoiatri (…)”.
L’Ordine dei Medici chiede con forza un intervento legislativo del Parlamento che porti all’approvazione di una normativa specifica sulle Mnc che consenta l’esercizio del diritto sancito dalla Costituzione di tutela della salute dei cittadini, possibile solo attraverso una piena realizzazione e valutazione della competenza professionale e decide nelle more di tale normazione legislativa di esercitare fino in fondo il proprio ruolo di garanzia e di tutela dei cittadini indicando, quale atto di indirizzo e coordinamento, norme di prima applicazione per gli Ordini provinciali onde consentire loro di svolgere in modo omogeneo e coerente il ruolo di verifica della trasparenza e veridicità dei messaggi pubblicitari informativi relativamente all’esercizio delle Mnc così come previsto dall’art. 2, comma 1, lett. b) della legge 4.08.2006 n. 248.

Titoli minimi indispensabili per il riconoscimento dell’attività in fase di prima applicazione
A. Certificazione di una scuola almeno biennale, a orientamento clinico, frequentata per un minimo di 200 ore di monte orario che attesti la formazione teorica e il superamento di un esame finale nonché autocertificazione attestante l’esercizio professionale non convenzionale da almeno 3 anni.
Le scuole devono garantire i seguenti requisiti:
• il responsabile didattico della scuola deve essere medico;
• i docenti titolari/ordinari della formazione devono essere medici, salvo casi particolari di apporto di ulteriori competenze in riferimento alla didattica (giurisprudenza, farmacia, ecc.);
• la scuola deve avere un minimo di tre docenti titolari e comunque la componente medica deve essere superiore ai 2/3 del corpo docente.

Oppure:
B. Certificazione di pratica clinica nella materia, effettuata in struttura pubblica e/o privata accreditata, da almeno due anni, rilasciata dal responsabile della struttura.
Tale fase transitoria ha la durata di 6 mesi.

Inoltre esclusivamente e, comunque, non oltre 6 mesi, sarà possibile, in alternativa ad uno dei requisiti sopra individuati, valutare, ai fini della pubblicizzazione del messaggio, la competenza e acclarata professionalità clinica del richiedente, alla luce di almeno 3 dei titoli che seguono.

Titoli aggiuntivi al fine della definizione del curriculum

A. Pubblicazioni nella specifica disciplina su libri, riviste mediche dotate di comitato scientifico o comunicazioni a convegni.
B. Partecipazione a convegni in qualità di organizzatore scientifico.
Effettuazione di attività didattiche non continuative sulla materia.
Partecipazione a corsi formativi quali master universitari, seminari, corsi intensivi sul tema.
Partecipazione a convegni sulla materia nei cinque anni precedenti la richiesta dell’attestazione.


Il documento del Gruppo 2003
Le medicine non convenzionali (Mnc) e la scienza
Non appartengono al dominio della scienza discipline curative che:
• non hanno una plausibilità biologica e il cui apparato teorico è in contrasto con quanto è conosciuto;
• le cui affermazioni o ipotesi non possono essere sottoposte a verifica, soprattutto quando sono basate su petizioni di principio
(se il rimedio non funziona è perché non è quello giusto);
• consentono scarse verifiche che, interpretate nel quadro generale delle conoscenze, mantengono comunque un’alta probabilità di non essere vere.

Le Mnc e la pratica clinica
Non è etico per il medico proporre al paziente interventi di cui non è dimostrabile l’efficacia e che sono privi persino di plausibilità biologica. L’uso consapevole del placebo deve essere limitato alle sperimentazioni e con il consenso del malato.

Le Mnc e l’Università

All’interno della facoltà di medicina o di altre facoltà scientifiche non si dovrebbero costituire corsi di insegnamento di discipline che non appartengono al dominio della scienza. Quest’ultimo non può essere pluralista nei rispetti del metodo, che è unico al di là dei contenuti: formulare ipotesi da sottoporre alla verifica dei fatti.

Le Mnc e il sistema sanitario

Il sistema sanitario ha il dovere di comprendere nei propri livelli essenziali di assistenza solo interventi di provata efficacia e sicurezza, a tutela della salute dei cittadini e del buon uso delle risorse disponibili. L’offerta di prestazioni di medicine non convenzionali all’interno di strutture pubbliche del servizio sanitario, anche a pagamento, crea confusione sui ruoli e false aspettative .

Le Mnc, i media e i cittadini

Il favore di cui godono le Mnc presso i media e presso una fascia sempre più ampia di cittadini non deve essere considerato di per sé un male, quanto piuttosto il sintomo di un malessere crescente nei rapporti tra i pazienti e la medicina convenzionale e tra cittadini e sanità. L’analisi di questo sintomo e della sua genesi, sul piano culturale e relazionale, può consentire di individuare i punti deboli dell’attuale sistema e di correggerne i difetti.