M.D. numero 16, 9 maggio 2007

Diagnostica
Un kit diagnostico per l’individuazione di soggetti a rischio di aterosclerosi
di Livia Tonti

Misurare la predisposizione genetica di un individuo all’infarto miocardico può costituire un valido strumento per consentire il ricorso tempestivo ad adeguate contromisure. Un test, messo a punto da ricercatori italiani, è in grado di predire il rischio di aterosclerosi coronarica e, in particolare, l’instabilità di placca, fenomeno alla base delle sindromi coronariche acute


E'
il frutto della ricerca italiana la disponibilità di un nuovo test per definire in maniera sempre più precisa la presenza o l’entità del rischio cardiovascolare. Si tratta del Loxin-test, in grado di indentificare i soggetti geneticamente più a rischio di aterosclerosi coronarica, con particolare attenzione all’instabilità di placca, al di là della presenza o assenza di altri fattori di rischio “tradizionali” (dislipidemie, fumo, ipertensione arteriosa, età, ecc).
La realizzazione del test è stata resa possibile grazie agli studi sui meccanismi d’azione delle LDL ossidate, e in particolare sui recettori che mediano i loro effetti aterogeni.

LDL ossidate e aterosclerosi


Diversi studi hanno dimostrato che le LDL ossidate (OxLDL) favoriscono la disfunzione endoteliale, momento chiave per lo sviluppo dell’aterosclerosi, sono coinvolte nell’induzione della migrazione e proliferazione delle cellule muscolari lisce e sono avidamente fagocitate dai macrofagi, con conseguente formazione di cellule schiumose, tutti processi coinvolti nello sviluppo della placca aterosclerotica.
Aumentati livelli di OxLDL sono inoltre collegati all’instabilità di placca nelle lesioni ateromasiche coronariche umane e sono linearmente correlati con la gravità delle sindromi coronariche acute (infarto miocardico, angina instabile). Le OxLDL sono inoltre citotossiche e inducono apoptosi e necrosi di cellule endoteliali, cellule muscolari lisce e macrofagi in coltura: processi che aumentano la vulnerabilità di placca.
Questi effetti sono in gran parte mediati dall’interazione delle OxLDL con il recettore LOX-1, espresso nelle cellule endoteliali, nei macrofagi, nelle cellule muscolari lisce e nelle piastrine. Tale recettore è inoltre espresso in grande quantità nelle lesioni ateromasiche.
L’aspetto che è parso interessante per le potenzialità diagnostiche è relativo al fatto che è stata riportata un’associazione tra i polimorfismi del gene che codifica per questo recettore (OLR1) e la suscettibilità all’infarto miocardico.
In particolare è stato un gruppo di studio italiano afferente all’Università Tor Vergata di Roma, coordinato dal Prof. Francesco Romeo (cardiologia) e dal Prof. Giuseppe Novelli (genetica) che, sviluppando ulteriormente questo filone di ricerca, svolto inizialmente presso il laboratorio del Prof. Jawahar Mehta dell’Università dell’Arkansas, ha rilevato l’esistenza di un’isoforma del gene OLR1, chiamata Loxina, correlata a un minore grado di citotossicità delle OxLDL e a una diminuzione del tasso di apoptosi del 40%. Studi ex vivo su macrofagi di soggetti con pregresso infarto del miocardio hanno dimostrato una minore espressione di Loxina e una maggiore suscettibilità al danno apoptotico. Per converso è stato rilevato che i macrofagi di soggetti con un profilo genetico considerato “non a rischio” esprimono maggiore quantità di Loxina e un minore tasso di apoptosi, suggerendo come la determinazione di questo polimorfismo potrebbe fornire una misura del rischio di incorrere in fenomeni di rottura di placca, in cui l’apoptosi svolge un ruolo cruciale.
I meccanismi sottesi a tale effetto della Loxina sono ancora da chiarire, ma sembrano riguardare il fatto che la Loxina codifica per un recettore “difettoso” e quindi non in grado di legare correttamente le OxLDL. La Loxina, inoltre quando co-espressa con LOX-1, ha un’azione protettiva, al punto da fare ipotizzare anche possibili sviluppi terapeutici.
Il Loxin-test, sviluppato sempre presso l’Università Tor Vergata e commercializzato da Technogenetics, del Gruppo Bouty, è costituito da un kit che consente di analizzare campioni di DNA estratto dal sangue intero mediante metodica molecolare di PCR, permettendo di determinare il rapporto LOX-1/Loxina: un rapporto favorevole alla Loxina si traduce in un minore rischio di incorrere in un evento di sindrome coronarica acuta.


Bibliografia

• Mango R, et al. Association of single nucleotide polymorphism in the oxidised LDL receptor 1 (OLR1) gene in patients with acute myocardial infarction. J Med Genet 2003; 40: 933-36.
• Mango R et al. In vivo and in vitro studies support that a new splicing isoform of OLR1 gene is protective against acute myocardia infarction. Circ Res 2005; 97: 152-58.
• Mehta JL, et al. Lectin-like oxidized low-density lipoprotein receptor-1 (LOX-1): a critical player in the development of atherosclerosis and related disorders. Cardiovasc Res 2006; 69: 36-45.