M.D.
numero 16, 9 maggio 2007
Clinica
Il carcinoma spinocellulare nellosservazione
clinica
di Antonio Pugliese - Medico di medicina generale, Castellaneta
(TA), Responsabile Nazionale Dipartimento di Dermatologia AIMEF
Per il carcinoma spinocellulare della cute e delle mucose
lanamnesi è lelemento semeiologico fondamentale
per valutare le condizioni di rischio. Bisogna porre massima
attenzione allatto dellesame obiettivo, che risulta
difficoltoso, in quanto le lesioni sono estremamente variabili,
ma solo stimolando
nei propri pazienti il processo della ricerca attiva delle
lesioni cutanee si può praticare una reale medicina
preventiva
Il
carcinoma spinocellulare, denominato anche epitelioma spinocellulare
o carcinoma epidermoide squamoso, è una neoplasia cutanea
con capacità destruente locale, analogamente al carcinoma
basocellulare, ma con un elevato potenziale metastatico. Dopo
il melanoma è la lesione tumorale cutanea che, se non
riconosciuta in tempo utile, metastatizza per via linfatica.
Con unincidenza di circa 25-30 nuovi casi allanno
per 100.000 abitanti, fino a raggiungere il 7% in alcune nazioni,
il carcinoma squamoso segue il carcinoma basocellulare per
frequenza di riscontro, ed è circa nove volte più
frequente del melanoma.
Tra i tumori cutanei, dopo il melanoma è quello più
insidioso nella fase diagnostica. I confini tra cheratosi
solare o attinica e carcinoma spinocellulare sono ancora discussi,
ma ad oggi nessun istopatologo e nessun clinico è in
grado di stabilire dove finisce la cheratosi attinica e dove
inizia il carcinoma spinocellulare.
La neoplasia insorge in un arco variabile di tempo sulla cute
interessata da cheratosi attinica (che oggi è considerata
la condizione cancerosa iniziale più frequente,
mentre in passato era inquadrata come precancerosa), ma anche
su cute sottoposta a radioterapia, su malattia di Bowen, su
eritroplasia di Queyrat, su lesioni di Lupus vulgaris o con
condilomi causati da ceppi oncogenici di HPV (condiloma gigante
di Buschke-Löwenstein).
Letà media di insorgenza è di circa 55-60
anni, anche se la fascia di età dei soggetti colpiti
è in costante diminuzione poiché ci si espone
sempre di più al sole da giovani; colpisce prevalentemente
gli uomini, anche se cambiando labitudine di esposizione
al sole tende a interessare ugualmente entrambi i sessi.
Le metastasi, quando presenti (circa nel 5% dei casi), tendono
a localizzarsi nei linfonodi loco-regionali. Il tasso di mortalità
globale è dellordine del 25-30% nei casi, con
crescita locale incontrollata o con interessamento di
strutture vitali.
Tra i fattori eziologici più importanti va ricordata
leccessiva fotoesposizione e la suscettibilità
genetica da alterazione dei meccanismi di riparazione da danno
del DNA, massima nei pazienti portatori di xeroderma pigmentoso.
Il carcinoma spinocellulare è sicuramente un tumore
potenzialmente evitabile, adottando le misure di prevenzione
dai danni solari.
Presentazione
clinica
La presentazione clinica del carcinoma spinocellulare è
variabile a seconda della sede colpita.
Il modo subdolo di comparsa mette in scacco
pazienti e medici: chiazze eritematose o eritemato-desquamative
infiltrate evolventi in piccoli noduli, che poi si ulcerano.
È facile sottovalutare questo tipo di lesioni, per
di più il carcinoma spinocellulare non appare polimorfo
come il carcinoma basocellulare.
Si manifesta spesso come una lesione ricoperta da uno strato
più o meno spesso di cheratina (quindi di colore biancastro)
e/o ulcerata. Come accennato, nelle fasi iniziali del processo
di trasformazione neoplastica (cheratosi attinica, malattia
di Bowen, eritroplasia di Queyrat), la neoplasia può
presentare un aspetto simile al carcinoma basocellulare (M.D.
2007; 12: 30-4), con il quale può essere confusa.
La lesione infiltrante può insorgere sulla cute o sulle
mucose interessate da queste precancerosi dopo un numero variabile
di anni.
La diagnosi è istologica e si effettua solitamente
sul campione della neoplasia asportata in toto.
In presenza di lesioni particolarmente estese o dove debba
essere pianificata una chirurgia ricostruttiva particolare,
può essere indicata lesecuzione di un prelievo
limitato di tessuto neoplastico (biopsia incisionale).
Presentazione
sulla cute
In fase iniziale si presenta sulla cute come una lesione
papulosa o nodulare, dura. Solitamente è di colorito
rosa o rosso, irregolare, a margini sfumati, con superficie
cheratosica, talora ulcerata.
In fase avanzata è una placca o un grosso nodulo sempre
irregolare con superficie variabile da cheratosica a crostosa
a ulcerata. Spesso la cute circostante è danneggiata
(fotodanneggiata) ed è in genere preceduto dalle forme
in situ (figure 3 e 4).
Presentazione sulle mucose
Sulle mucose e sulle zone di transizione, cioè nelle
regioni di passaggio cute-mucose (labbra, ano, pene, vulva)
dove la cute è più sottile poiché manca
lo strato corneo, e sulle mucose dove manca anche lo strato
granuloso, la clinica delle lesioni è diversa (figure
5 e 6).
La lesione iniziale papulosa o nodulare è di colorito
che può variare dal biancastro al rosa-rosso, con margini
sfumati e superficie rapidamente ulcerata; tardivamente diventa
placca di consistenza duro-cartilaginea.
In queste sedi è più rapidamente metastatizzante.
Cute delle regioni palmoplantari
In queste sedi a cute spessa è presente lo strato lucido.
La lesione si presenta come area ipercheratosica a lenta
espansione, ulcerata centralmente in più punti. Dalle
ulcerazioni fuoriesce materiale grigiastro maleodorante.
In queste sedi il carcinoma metastatizza più raramente.
Stadiazione
In caso di carcinoma squamoso si applica il sistema di stadiazione
post-chirurgica del TNM (UICC - International Union Against
Cancer. TNM classification of malignant tumours. Sobin LH,
Wittekind Ch, eds. 6th ed, 2002).
Questa classificazione (tabella 1) è applicabile solo
per il carcinoma squamoso della cute, con lesclusione
di quelli insorti a livello dello palpebre, del vermiglio, della
vulva e del pene, per i quali sono previste situazioni specifiche.
Nel referto patologico, ai fini di un corretto inquadramento
istoprognostico, è indispensabile che siano descritti
i seguenti parametri: istotipo, grado di differenziazione, profondità
di infiltrazione, spessore in millimetri, angioinvasione, infiltrazione
perineurale, lesioni precancerose associate, stato dei margini
di resezione (distanza neoplasia-margini in millimetri).
È stata elaborata anche una proposta di stadiazione post-chirurgica,
in linea con il sistema TNM, in base allo spessore (Breuninger
et al 1988, Breuninger et al 1990, Hermanek et al 1993, Breuninger,
Hawlitschek, 1995). In base a questo schema classificativo,
il rischio di metastasi da carcinoma squamoso è
valutato come indicato in tabella 2.
Terapia
Bisogna ricordare che il carcinoma spinocellulare metastatizza
prima per via linfatica e in seguito a distanza. Pertanto, quando
la lesione è gia manifesta, la chirurgia è la
terapia elettiva, naturalmente accompagnata dallesame
istologico che consente di stadiare la malattia.
Di conseguenza si ritiene che trattare le lesioni iniziali
di cheratosi attinica, anche solo sulla scorta diagnosi clinica,
sia latto medico fondamentale per evitare la progressione
o levoluzione del carcinoma spinocellulare.
In queste fasi si può praticare la crioterapia e la terapia
fotodinamica ( PDT). Con questa tecnica si utilizza lazione
fotochemiotossica di molecole fotoattivabili: si applica localmente
lacido delta aminolevulinico (ALA), che è metabolizzato
dalle cellule che hanno subito mutazione, si sottopone la zona
trattata a una luce attivante (lunghezza donda tra 570
e 670 nm) innescando in tal modo il processo di distruzione
delle cellule patologiche.
Questo trattamento, utilizzato da pochi anni, ha fornito risultati
particolarmente interessanti proprio nelle cheratosi attiniche,
nei carcinomi basocellulari superficiali iniziali e nella
malattia di Bowen.
Conclusioni
La maggiore difficoltà diagnostica dei carcinomi spinocellulari,
come per tutte le condizioni patologiche in fase asintomatica,
non è legata alla negligenza o allignoranza del
medico, ma è riferibile alla scala dellimportanza
che essi assumono nella pratica quotidiana.
Stimolando il processo della ricerca attiva delle lesioni
cutanee nei propri assistiti si può praticare una reale
medicina preventiva.
Coinvolgendo i pazienti, nel segnalare quelle lesioni di nuova
comparsa o che cambiano dimensioni, forma, evoluzione e soprattutto
se in presenza di fattori di rischio risulterà più
semplice orientarsi verso la diagnosi corretta e al trattamento
precoce. In questo modo si possono abbattere i costi sia sociali
sia di vite umane. Ai governanti spetta invece il compito di
finanziare adeguatamente queste attività sociali.