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M.D.
numero 14, 25 aprile 2007
Contrappunto
La copertura assistenziale 24 ore su 24
è vera priorità?
di Giuseppe Belleri - Medico di medicina generale, Flero (BS)
Le linee di indirizzo della commissione per la medicina generale
e lintegrazione socio-sanitaria indicano chiaramente la
necessità che i gruppi delle cure primarie si accollino
la continuità assistenziale sullintero arco delle
24 ore. Il problema di tale copertura verrebbe però
ridimensionato dai dati dellindagine ISTAT Condizioni
di salute, fattori di rischio e ricorso ai servizi sanitari
relativi al significativo impatto delle disuguaglianze sociali
sullo stato di salute. Una realtà che si mostra quale
vera emergenza sommersa da affrontare, prima di tutto, con una
solida presa in carico della cronicità e della disabilità
e con adeguati investimenti nellorganizzazione ambulatoriale
e domiciliare diurna
Ferve
il dibattito sul futuro professionale del medico di medicina
generale. Tutto è iniziato con la costituzione della
commissione nazionale per le cure primarie che dovrà
delineare i futuri scenari della professione allinterno
del Servizio sanitario nazionale. Nel volgere di poche settimane
i sindacati medici hanno avanzato le loro proposte, nel segno
del rafforzamento della medicina generale e della sua rifondazione.
Un argomento domina la lista delle priorità della parte
pubblica: le linee di indirizzo della costituenda commissione
per la medicina generale e lintegrazione socio-sanitaria
indicano chiaramente la necessità che i gruppi delle
cure primarie si accollino la continuità assistenziale
sullintero arco della giornata:
-
attuazione
della continuità assistenziale extra ospedaliera 7
giorni su 7 e 24 ore su 24;
-
sviluppo
delle iniziative di assistenza per le persone non autosufficienti;
-
aggiornamento
dei modelli professionali indispensabili a servire nuovi bisogni,
con particolare riferimento alla medicina generale;
-
ridefinizione
degli assetti istituzionali per favorire lintegrazione
socio-sanitaria (relazioni, ruoli, responsabilità,
funzioni di Regioni ed Enti locali, sanitario e sociale, ecc.)
-
miglior
raccordo tra servizi e professionisti (per esempio: medici
di medicina generale e di guardia medica).
Cosa
pensano gli utenti
Nessuna delle controparti però si è interrogata
su quale possa essere lopinione dei diretti interessati,
vale a dire i cittadini/assistiti che frequentano gli studi dei
medici di medicina generale. Ci ha pensato, seppur indirettamente,
unagenzia demoscopica indipendente quanto autorevole, vale
a dire lISTAT, con lindagine nazionale multiscopo
Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari,
una vera miniera di dati e di indicazioni per le future politiche
sanitarie. Per esempio i cittadini non sembrano lamentare disservizi
nellassistenza primaria, tanto è vero che hanno espresso
un grado di fiducia lusinghiero verso il Mmg, uscito a testa alta
nei confronti del medico dipendente (M.D. 2007; 10: 3). I motivi
sono ben noti: il medico di famiglia ha come riferimento diretto
il cittadino che lha scelto e con cui mantiene, spesso per
decenni, un relazione che garantisce un approccio personalizzato,
umano e disinteressato. La sua attuale disponibilità oraria
e organizzativa, in molti casi, assicura già quella continuità
assistenziale che non si realizza in nessun altro settore del
Servizio sanitario nazionale. Inoltre gli studi medici sono alla
portata di tutti, senza lunghe liste dattesa o intralci
burocratici che ne ostacolano laccesso.
Le ricadute sui Mmg
In tale contesto occorrerebbe chiedersi che conseguenze pratiche
potrebbe avere laffidamento dellassistenza 24 ore
su 24 ai gruppi di cure primarie. Certamente comporterà
un aggravio di responsabilità organizzative, gestionali
e anche, probabilmente, di carico di lavoro. Anche considerando
lipotesi più ottimistica che al Mmg sia affidata
la sola gestione della continuità diurna dellassistenza
sanitaria di primo livello, dalle 8 alle 20, ciò si tradurrà
in un impegno notevole per la copertura dei turni di presenza
e di quelli relativi alla copertura delle festività.
Inoltre occorre anche vagliare leventualità che si
verifichino carenze dorganico nel team incaricato di gestire
le h. 24, per esempio per difficoltà a reperire medici
che assicurino la continuità assistenziale notturna. I
medici di assistenza primaria, ovvero i medici di medicina generale
incaricati di coprire le ore diurne, potrebbero trovarsi nella
scomoda posizione di doversi sobbarcare anche i turni notturni,
collezionando così 24 ore filate di servizio. Non è
difficile immaginare limpatto di questi nuovi compiti sulla
qualità della vita dei medici di famiglia, già ora
gravati da innumerevoli incombenze burocratiche e condizionamenti
di vario genere, non ultimo la perdita di potere dacquisto
per il cronico ritardo nel rinnovo degli accordi convenzionali.
Status sociale e salute
Ma la ricerca dellISTAT fornisce altre interessanti indicazioni
a proposito dei bisogni dei malati cronici riguardo alla continuità
assistenziale. Proprio per questo, in rapporto agli obiettivi
della commissione di cure primarie, viene da chiedersi per esempio
se lassistenza h. 24 sia davvero la priorità delle
priorità nel futuro assetto delle cure primarie o non piuttosto
unesigenza di funzionalità della rete ospedaliera
e in particolare del pronto soccorso, subissato di accessi impropri
principalmente per le interminabili liste dattesa. Per esempio,
se dallindagine ISTAT si estrapolano i dati sulla correlazione
tra stato di salute e utilizzo dei servizi da un lato e indicatori
socioeconomici e culturali dallaltro, emerge un quadro dinsieme
davvero impressionante:
-
la
quota delle persone che dichiarano di stare male o molto male
è molto più elevata tra quanti hanno conseguito
al massimo la licenza elementare (16.7%) rispetto ai laureati
e diplomati (2.5%).
-
soffrono di una patologia cronica grave l8.2% delle
persone con laurea o diploma e il 32.5% di quanti hanno
al massimo la licenza elementare;
-
tra
le persone con basso titolo di studio la quota di disabili
raggiunge complessivamente il 13.7% contro il 5.7% con titolo
di studio più elevato;
-
tra
quanti hanno conseguito al massimo la licenza elementare la
quota delle persone che dichiarano di stare male o molto
male triplica o raddoppia rispetto alle persone con titolo
di studio più alto;
-
nella
fascia detà tra 45-64 anni, soffrono di una
patologia cronica grave l11.1% delle persone
con laurea o diploma, mentre la quota raggiunge quasi il doppio
(20.9%) tra quanti hanno al massimo la licenza elementare;
-
le
persone di status sociale più elevato fanno più
visite e accertamenti specialistici (la differenza è
netta soprattutto fino ai 44 anni) mentre quelle con livello
di istruzione più basso fanno più visite generiche
(41.2% contro il 18.1%), accertamenti di laboratorio (23.3%
contro il 16.9%) e ricoveri (4.4% contro 2.3%);
-
si
osserva un comportamento più attento nelleffettuare
i controlli della pressione arteriosa, del colesterolo o della
glicemia tra le persone con titolo di studio più alto,
mentre le persone con al massimo la licenza elementare ricorrono
in misura minore a visite di prevenzione di quanto non facciano
le persone con laurea o diploma.
In
pratica non vi è indicatore di salute/malattia e di fruizione
delle cure che non sia influenzato negativamente dallo status
sociale, fatto per altro noto da tempo, ma che forse per la prima
volta compare con tale evidenza in una ricerca demoscopica.
Una realtà invisibile e sottostimata che non
compare però tra le priorità della commissione ministeriale
sulle cure primarie e rischia di restare fuori dalla percezione
dei decisori pubblici. In questo quadro il problema della copertura
delle 24 ore - che evoca la soddisfazione di bisogni urgenti
o pseudo urgenti - viene evidentemente ridimensionato a fronte
dellimpatto delle disuguaglianze sullo stato di salute,
vera emergenza sommersa da affrontare prima di tutto con una solida
presa in carico della cronicità e della disabilità,
per esempio con adeguati investimenti nellorganizzazione
ambulatoriale e domiciliare diurna.
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