Editoriale
Ricostruire la catena delle responsabilità
Recentemente
il ministro Livia Turco, in un convegno del suo partito su ricerca
e innovazione, ha ripassato insieme alla platea i fondamentali
del patto sociale del nostro Paese: ovvero che bisogna
coniugare efficienza, equità e universalità del
servizio sanitario nazionale e che è necessario dotarsi
di unidea guida che sia quella di dare al Ssn la missione
della qualità e della sicurezza delle cure.
Fin qui niente di nuovo, se non fosse che il ministro ha ammesso
che lazione del Governo al momento è molto complessa
e va ridefinita in base al titolo V della Costituzione.
Secondo Livia Turco, in realtà, ogni singolo atto deve
essere collocato dentro un progetto, che è appunto quello
della qualità e della sicurezza delle cure e che si attua
attraverso scelte di valore, politiche e tecniche. Insomma non
bastano più risorse a pioggia dal centro verso la periferia,
ma bisogna ricostruire la catena delle responsabilità:
a ciascuno il suo, sembra dire il ministro.
E diciamo che mai parole furono più attese dai medici
di medicina generale. Medici per i quali le responsabilità
sono sempre in crescita, ma si riducono al contrario i riconoscimenti
e, soprattutto, quello che si è stabilito quasi mai viene
davvero controllato e quasi sempre non a suo vantaggio.
Al Servizio sanitario nazionale servono risorse adeguate, ammette
il ministro Turco, ma serve anche una maggiore integrazione
e più trasparenza nellutilizzo dei fondi da parte
delle Regioni e, aggiungiamo noi, dei singoli centri di costo.
Teoricamente, quanto più i processi diagnostici e terapeutici
fossero frutto di processi condivisi, tanto meno sarebbe possibile
attribuire lefficacia e lappropriatezza di gestione
del singolo caso a un particolare centro di responsabilità,
come vorrebbero invece i manager sanitari.
È arrivato però il momento, a nostro avviso, di
dare a ciascuno il suo soprattutto quando, alla vigilia del
rinnovo delle Convenzioni, parlare di fondi significa davvero
parlare di pezzi possibili e impossibili, sostenibili e insostenibili
di innovazione.
Non sembra realistico né particolarmente giusto che il
medico di medicina generale si assuma in prima persona e in
perfetta solitudine tutti gli oneri economici, finanziari, politici
e legali delle scelte di unintera catena di poteri. Poteri
che partono da Roma, passano per la casa dei governatori e attraversano
fino allultima scrivania dei manager locali e che, lungo
la strada, sembrano perdere, a volte, tempo, senso e soldi.