M.D. numero 12, 11 aprile 2007

Prospettive
Formazione condivisa in MG: si procede verso la meta
di Rebecca Lamini

Aimef, Assimefac, CSeRMEG, Federazione Medici, Fimmg, Simg, Snami, Snamid, in un incontro tenuto a Firenze il mese scorso, hanno sviluppato i quattro punti del documento comune sulla formazione in medicina generale redatto congiuntamente nel precedente incontro svoltosi a Roma nel mese di gennaio


Medicina generale disciplina autonoma


Nell’ambito di una crescente frammentazione dell’approccio clinico di tipo specialistico, che era già stato stigmatizzata nel primo nucleo del documento sulla Formazione redatto a Roma il 13 gennaio scorso, le sigle della medicina generale (MG) la reclamano come disciplina autonoma, in grado di garantire una visione integrata e olistica dei problemi centrati sulla persona e sul processo e non sulla malattia. Per questo, accanto al tradizionale ruolo clinico all’interno del Ssn, esse chiedono il riconoscimento istituzionale del ruolo didattico e di ricerca dei medici di famiglia. Novità, rispetto alla prima bozza è l’introduzione in premessa della definizione della MG fatta da Wonca Europa 2002.
Un passaggio che sembra un calumet della pace offerto in particolare ad Aimef, CSeRMEG, Assimefac e Federazione Medici che si erano riunite nel frattempo in parallelo e in autonomia, da parte del “gruppo tecnico” composto da Fimmg, Simg, Snami e Snamid, e auto-incaricato fin dal primo incontro di redigere la bozza del nuovo documento di sviluppo della proposta di Roma. Un gruppo ‘autoconvocato’, quello tra Aimef, Assimefac, CSeRMEG e Federazione Medici, che ha cominciato a lavorare insieme alla preparazione del congresso Wonca di Firenze dell’agosto scorso, e che sembra non voler lasciare né la primazia né il timone culturale dell’operazione unitaria sulla formazione nelle sole mani delle organizzazioni più grandi.
Nel momento in cui scriviamo, anche se ci si attendeva una pronta pubblicazione del testo, sono ancora in corso le ‘limature’ al nuovo documento.

Le competenze


La professione del medico di medicina generale, secondo le sigle sindacali e scientifiche, richiede funzioni, attività e compiti definiti da un contesto di conoscenze, abilità e capacità relazionali peculiari e specifiche che derivano dalle caratteristiche della disciplina adattate alla realtà italiana. L’ambito di applicazione delle competenze si identifica all’interno delle seguenti aree:

Area clinica

• gestire un’ampia gamma di disturbi, problemi e malattie così come si presentano;
• gestire il trattamento, anche a lungo termine, e il follow up;
• bilanciare l’evidenza scientifica e l’esperienza in modo efficace.

Area della comunicazione

• strutturare la consultazione;
• fornire informazioni facilmente comprensibili e spiegare i percorsi e i reperti clinici;
• comprendere e gestire adeguatamente differenti emozioni.

Area gestionale

• fornire un’appropriata accessibilità e disponibilità ai pazienti;
• organizzare, gestire in modo efficace le risorse umane e finanziarie dello studio medico e del sistema delle cure primarie, collaborare con le altre figure professionali;
• cooperare con le figure professionali coinvolte nelle cure primarie e con altri specialisti.

Area della didattica

• partecipare alla formazione universitaria di base, specialistica e permanente;
• esercitare l’attività tutoriale durante il corso di laurea e nel tirocinio per l’abilitazione professionale.

Area della ricerca e della sperimentazione
• progettare e realizzare programmi di ricerca clinica, epidemiologica e gestionale;
• partecipare a progetti di sperimentazione clinica.

La MG nell’Università


In base a queste premesse, si sostiene l’introduzione della medicina generale all’interno delle facoltà mediche mediante la definizione di specifici percorsi nel corso di laurea, nelle altre scuole di specializzazione, nei corsi di perfezionamento e nei corsi master di I e II livello.
L’esperienza didattica dovrà raccogliere, così, accanto all’insegnamento durante il corso di laurea, la formazione specialistica e il tirocinio abilitativo dei laureati in Medicina e Chirurgia. Inoltre si renderà necessario stabilire opportuni collegamenti tra la MG e le altre discipline universitarie quali, per esempio, medicina interna, igiene e medicina preventiva, psicologia medica, medicina di comunità, scienze infermieristiche, scienze sociali.
Un’operazione, questa, suggerita da sindacati e società scientifiche, che richiede una serie di interventi sul piano normativo non di poco conto, che le organizzazioni hanno cercato di identificare nell’ultima parte del nuovo documento.

Nuova piattaforma politica


A questo punto è necessario l’intervento della politica, ai diversi livelli, rispetto alla quale sindacati e associazioni scientifiche della medicina generale hanno elaborato un percorso in quattro tappe.
1. Modificare la normativa vigente per consentire l’insegnamento della MG in ambito universitario.
• Si deve formulare, in base alle indicazioni dei provvedimenti legislativi nazionali relativi al tirocinio professionalizzante e al tirocinio valutativo in medicina generale, già previsti ed obbligatori, un provvedimento interministeriale che, sotto forma di documento di indirizzo generale per le sedi accademiche con una facoltà di Medicina, identifichi la disciplina e ne formalizzi l’accesso tra le materie di competenza universitaria, con particolare riferimento alla possibilità di attribuzione ai Mmg del titolo di professore aggregato (legge 230 del 4.11.2005). Tale provvedimento deve sottostare al parere della Conferenza Stato-Regioni.
• Si debbono attivare dei protocolli regione/università o integrarli, ove esistenti, per il riconoscimento degli studi di medicina generale come sedi idonee per l’integrazione delle funzioni della didattica, della ricerca e dell’assistenza.
• Si devono formalizzare specifiche convenzioni locali tra azienda sanitaria e sede di facoltà ai sensi del suddetto provvedimento legislativo nazionale, per il recepimento dei contenuti dei provvedimenti legislativi nazionali e dei protocolli Regione-Università suddetti.
2. Promuovere l’evoluzione della formazione specifica in MG in specializzazione nel rigoroso rispetto delle normative comunitarie e del ruolo del Ssn.
• Rivedere l’intero percorso della formazione specifica (programmazione, corpo docente, contenuti didattici, sistemi di valutazione), istituendo un coordinamento nazionale per la formazione specifica.
3. Creare una specifica struttura equiparabile alle funzioni dipartimentali dedicata alla formazione e alla ricerca che consenta l’integrazione tra le strutture del Ssn e quelle universitarie affidata precipuamente a Mmg.
Secondo quanto previsto dal D.Lgs 517/99, è necessaria l’istituzione di una specifica struttura dedicata alla didattica e alla ricerca presso ciascuna sede universitaria, dotata di autonomia operativa: tale struttura richiederà la creazione di un istituto ex novo.
4. Modificare l’Acn della MG per consentire lo svolgimento dell’attività assistenziale, didattica e/o di ricerca.
• definire i ruoli e le modalità di coinvolgimento dei Mmg nell’attività didattica (direttori di corso, professori, tutors, ricercatori, ecc.), anche ai fini dello sviluppo di carriera.