M.D.
numero 7, 7 marzo 2007
Pratica
medica
Un caso di epatocarcinoma multifocale
di Francesco Carelli - Medico di medicina generale, Milano;
Macario Tanai - Medico tirocinanate, Milano
e Carlo Pellegrino - Corso di Formazione in Medicina di Famiglia,
Milano
Un nostro paziente, affetto da epatite C cronica, esegue
periodicamente (ogni 2-3 anni) unecotomografia addominale.
Nellultima indagine relativa ai primi mesi del 2005
il fegato appariva di volume normale, ma allindagine
eseguita nel 2006 viene rilevata una nodulazione solida
del VI segmento. |
Referto
dellecotomografia addominale del 2006: aspetto arrotondato
del margine inferiore del lobo destro del fegato, per la presenza
di una nodulazione solida del VI segmento di 5 cm di diametro,
a contorni abbastanza netti e di aspetto variegato per la presenza
di unampia rete vascolare, bene evidente allindagine
eco-color. Tale formazione è in prima istanza riconducibile
ad angioma cavernoso: lassenza di orletto peculiare
e laspetto netto dei contorni depone per un aspetto di
benignità della formazione, ma appare meritevole di ulteriore
accertamento tramite altra metodica strumentale (angio-TC).
In corrispondenza del V segmento si rileva unareola ipoecogena
di 13 x 9 mm di diametro, a contorni netti, priva di orletto
peculiare, caratterizzata da modica abbondanza di echi di flusso;
unarea lievemente ipoecogena analoga si rileva anche in
corrispondenza dellambito sotto-diaframmatico fra VII
e VIII segmento (3.6 cm), non valutabile.
Ulteriori indagini
In base al referto, il mese successivo viene eseguita una TAC
delladdome superiore.
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TAC
addome superiore senza e con mdc: il fegato presenta modico
incremento volumetrico del lobo di destra. Il dato saliente
è il riscontro di alcune lesioni focali ipodense con
disomogenea impregnazione al mezzo di contrasto in fase arteriosa
in sede periferica, che si localizzano a livello del VII segmento,
del V e tra IV e V. La lesione più voluminosa,
del V segmento, raggiunge diametro di 4 cm circa. La più
piccola, quella al passaggio tra IV e V segmento, è
di pochi millimetri di diametro massimo. In corrispondenza
delle lesioni segnalate si osserva dilatazione di alcuni rami
biliari.
Ricovero
ospedaliero e terapia
Posta la diagnosi di epatocarcinoma (HCC), il mese seguente
il paziente viene ricoverato per eseguire unarteriografia
e una chemioembolizzazione arteriosa.
Immediatamente dopo la procedura si osserva un importante aumento
delle transaminasi (AST 1575) e note di colecistite.
Al momento della dimissione il paziente si presenta asintomatico
e le transaminasi sono in decremento.
Viene dimesso con la seguente terapia: ciprofloxacina 500 mg
x 2/die per 7 giorni; fermenti lattici 1 bustina x 2/die
per 7 giorni; esomeprazolo 20 mg 1 cps al giorno; paracetamolo
+ codeina per os.
Decorso clinico
Dopo un mese il paziente esegue le indagini di controllo.
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Esami
ematochimici: a-fetoproteina 613 ng/mL (prima dellintervento
era 1373 ng/mL) (valore di riferimento <11).
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TAC
addome superiore senza e con mdc: in fase basale presenza
di disomogenea impregnazione delle note lesioni focali epatiche,
con accumulo disomogeneo di olio etiodato. In fase arteriosa
evidente disomogeneità delle aree patologiche, ma senza
impregnazione elettiva delle aree di accumulo. Si evidenzia
iperdensità dei segmenti epatici di destra in relazione
a comparsa di trombosi dei rami portali di destra sino alla
confluenza dove si osserva gettone convesso. Le formazioni
trombotiche non presentano vascolarizzazione elettiva. In
fase venosa si conferma il rilievo della fase arteriosa.
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Eco
addome superiore: disomogeneità ecostrutturale dei
segmenti epatici di destra in rapporto a presenza di HCC con
pattern di tipo infiltrativo-diffuso, trattato con seduta
TACE. Il tessuto sul versante mediale non è delimitabile,
con possibile parziale interessamento del IV segmento. Non
sono presenti focalità parenchimali a carico del
I, II e III segmento. Conferma di trombosi portale del ramo
destro di I ordine. Riperfusione del vaso dallorigine
del ramo al VI segmento, almeno parzialmente pervio.
Le
indagini vengono eseguite ancora dopo un mese. Gli esami ematochimici
documentano aumento delle g-GT e della-fetoproteina (912
ng/mL).
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Eco
addome superiore: conferma della componente sostitutiva: si
osserva esclusivamente unareola meglio delimitata in
sede centrale sulla proiezione profonda del IV segmento con
aspetto pseudo-nodulare di circa 3 cm e parzialmente delimitata
da un orletto iperecogeno, probabilmente correlato alla
procedura di chemioembolizzazione.
Peggioramento
del quadro clinico
La situazione peggiora molto rapidamente, il paziente viene allettato
in casa e seguito dal medico di famiglia, dallepatologo
e dallinfermiere dellospedale. La bilirubinemia totale
raggiunge 29 mg/dL, la diretta 23.9 mg/dL.
Dopo tre giorni, nella notte, decede per probabile diffusione
della trombosi e probabile evoluzione in DIC (coagulazione intravascolare
disseminata).
Linsorgenza della trombosi potrebbe essere attribuita alla
diffusione del tumore primitivo di nota aggressività, in
quanto indifferenziato, ed è noto e probabile un interessamento
da parte di una diffusione per contiguità e per veicolo
vascolare.
Essendo il fegato fondamentale per la normale sintesi di moltissime
microproteine, il suo cattivo funzionamento per la cirrosi,
per la neoplasia e per la trombosi può portare a questa
fatale probabile e improvvisa evoluzione.
Considerazioni
Il
caso presentato in tutta la sua evoluzione è stato vissuto
tappa per tappa dal team di medicina di famiglia, negli aspetti
clinici e diagnostici (con referti di inusuale complessità)
e con unottimale relazione medico-paziente.
Il nostro paziente, di fronte a una improvvisa situazione
drammatica, ha affrontato i suoi ultimi giorni con
lucidità, razionalità e totale affidamento al
suo medico di famiglia. I rapporti con lospedale, come
spesso purtroppo accade in Italia, sono stati carenti
e il paziente ha sempre voluto consultare il medico di
famiglia ritenendolo il soggetto che fornisce indicazioni e
trae conclusioni.
Questa situazione si è verificata anche quando il paziente
si è trovato nella condizione di decidere la
gestione del suo tempo e del rapporto di lavoro, che era di
tipo libero professionale: una fiducia estrema, ma che ha posto
non poche difficoltà al medico.
Un altro elemento da considerare è la volontà
espressa dal paziente di non andare più in ospedale,
ma di essere assistito in casa da persone di fiducia e amiche.
Diagnostica dellHCC
Studio ecografico
Nella diagnostica dellHCC lo studio ecografico va considerata
come metodica di primo livello; nel soggetto cirrotico la sensibilità
è però ridotta ed è dipendente dallesperienza
delloperatore. La tecnica è potenziata mediante
lutilizzo di color-doppler e power-doppler. Il power-doppler
ha maggiore sensibilità per vasi piccoli e profondi,
ma presenta difficoltà nel paziente non collaborante
o per la presenza di lesioni vicino al cuore. Consente di escludere
la trombosi neoplastica della porta o del vaso, migliorando
lo studio della lesione ipervascolarizzata e permette di effettuare
uno studio spirale e una ricostruzione tridimensionale computerizzata.
Limpiego di mezzo di contrasto consente di valutare meglio
la struttura vascolare: il segnale ecografico risulta più
intenso e la lesione più contrastata e si può
valutare la lesione portale. Si può fare diagnosi differenziale
con noduli iperplastici adenomatosi, che non presenta
segnale vascolare.
TAC volumetrica
E' la tecnica migliore per lo studio del tumore e della stadiazione,
ed essendo rapida è utile anche nel paziente non collaborante.
La tecnica è bifasica: arteriosa e portale. Il tumore,
caratterizzato da ipervascolarizzazione, si identifica
in fase arteriosa, poi il mezzo di contrasto scompare in
fase portale. In fase portale è possibile evidenziare
la capsula del tumore. Presenta una sensibilità del
34% per lesioni <1 cm, del 65% per lesioni di 1-2 cm,
del 79% per lesioni <2cm.
RMN
Fornisce ulteriori elementi rispetto alla TAC spirale: caratterizzazione
tissutale, vascolare, stadiazione e individuazione del numero
di lesioni. Rende possibile porre diagnosi differenziale
con angioma, adenoma, iperplasia nodulare focale (la
capsula è presente solo in HCC), metastasi.
Presenta una sensibilità del 55% per lesioni <1
cm, del 70% per lesioni di 1-2 cm, dell80% per lesioni
>2 cm.
Trattamento dellHCC
Il trattamento dellepatocarcinoma è dipendente
dallo stadio clinico: la resezione chirurgica e il trapianto
di fegato sono considerati di prima scelta in caso di tumore
singolo, ma sono riservati a casi selezionati. Negli ultimi
anni si sono sviluppate diverse metodiche loco-regionali altenative,
anche se sono necessari ulteriori studi sulla loro efficacia
in termini di necrosi completa e di sopravvivenza, del rischio
di complicanze e sul rapporto costo-benefici.
Chemioembolizzazione arteriosa
La chemioembolizzazione arteriosa (TACE - transarterial
chemoembolization) è indicata per HCC in soggetti
con cirrosi.
La vascolarizzazione dellHCC è arteriosa, mentre
il parenchima è portale. Se il nodulo ha dimensioni
comprese tra 3 e 5 cm ed è singolo, locclusione
dellarteria provoca necrosi del tumore. Se i noduli
sono multipli, il trattamento viene utilizzato come palliativo
o prechirurgico e si esegue una chemioterapia+lipiodol che
si deposita sulla lesione e vi permane a lungo, allo scopo
di ridurre la velocità di crescita.
Termoablazione a radiofrequenze
La tecnica sfrutta una corrente elettromagnetica come fonte
di energia termolesiva. Si utilizzano generatori con una frequenza
di 450-500 kHz, ai quali è collegato un elettrodo attivo,
rappresentato dall'estremità dell'ago che viene infisso
sotto guida ecografica, per via percutanea, all'interno della
lesione epatica. Il paziente viene sottoposto solo a una
blanda sedazione.
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