M.D.
numero 6, 28 febbraio 2007
Terapia
I calciomimetici nella gestione dell’iperparatiroidismo
nel nefropatico
di Livia Tonti
Tra i responsabili dell’elevata mortalità nella
malattia renale allo stadio terminale un ruolo importante
è svolto dall’iperparatiroidismo. Crescente interesse
sta suscitando l’utilizzo dei farmaci calciomimetici, in
grado di controllare questa grave complicazione in una larga
percentuale di pazienti
E'
stato
stimato che nei pazienti con malattia renale cronica, a causa
dell’insorgenza di complicazioni, vi è una maggiore
probabilità di morire che di vedere progredire la nefropatia
fino agli stadi terminali (necessità di dialisi o
trapianto) (Arch Intern Med 2004; 164: 659-63).
In questo contesto si stanno moltiplicando gli sforzi per elaborare
strategie in grado di ridurre la mortalità associata
alla nefropatia, rallentando la progressione della malattia
e tenendo sotto controllo la comparsa di complicanze, in particolare
la malattia cardiovascolare, il diabete, l’ipertensione
arteriosa e l’anemia. Per queste condizioni sono disponibili
validi approcci: per esempio l’interferenza con il sistema
renina-angiotensina-aldosterone e la disponibilità, per
il controllo dell’anemia, dell’eritropoietina ricombinante,
cioè epoetina alfa, darbepoetina ed epoetina beta.
Un forte contributo all’elevato tasso di mortalità
tra i pazienti con malattia renale allo stadio terminale
è dato dall’iperparatiroidismo secondario (J Nephrol
2006; 19: 6-11).
Tabella
1 - Regolazione della calcemia da parte della paratiroide |
La
produzione di PTH da parte della paratiroide aumenta i livelli
ematici
di calcio attraverso:
• Aumento del riassorbimento del calcio
a livello renale
• Stimolazione del rilascio di calcio
e fosforo dalle ossa (riassorbimento osseo)
• Aumento della sintesi di vitamina D
a livello renale |
Con
il progredire della disfunzione renale, viene ridotta la capacità
del rene di secernere fosforo e di produrre vitamina D attiva
con conseguenze anche sui livelli ematici di calcio, che vengono
ridotti. Questo fenomeno stimola i recettori sensibili al calcio
presenti sulla paratiroide, che inducono la secrezione di ormone
paratiroideo (PTH) nello sforzo di ristabilire i livelli del
calcio (tabella 1).
Nel paziente in dialisi, quando l’iperparatiroidismo secondario
si è stabilizzato da un certo periodo di tempo, la sensibilità
al calcio delle paratiroidi può ridursi per una pronunciata
iperplasia ghiandolare. La secrezione di PTH, non inibita dal
segnale della presenza di elevati livelli di calcio, continua
nonostante la normo- o l’ipercalcemia. Le principali conseguenze
di questo fenomeno sono l’osteopatia e le complicazioni
cardiovascolari (calcificazione delle placche coronariche, delle
valvole cardiache e del tessuto miocardico per aumento della
calcemia).
Controllare l’iperparatiroidismo
I trattamenti tradizionali dell’iperparatiroidismo secondario
includono i leganti del fosforo (spesso contenenti calcio) e
la vitamina D (che riduce i livelli di PTH), che tuttavia possono
elevare eccessivamente i livelli ematici di calcio e fosforo,
fino a consigliare l’interruzione del trattamento. La recente
disponibilità di composti calciomimetici, come cinacalcet
(classe H), ha apportato nuove speranze per la gestione di questo
fenomeno. Lo spiccato interesse per questa strategia è
chiaramente testimoniata dall’elevato numero delle pubblicazioni
in proposito: due solo nel mese di dicembre 2006 su importanti
riviste internazionali (J Am Soc Nephrol 2006; 17: (12 suppl
3): S281-5; Kidney Int Suppl 2006; S68-72).
Si tratta di due pubblicazioni volte a fare il punto della situazione
sul ruolo di questi farmaci (essenzialmente cinacalcet) nella
gestione della malattia renale cronica e dei loro effetti sull’iperparatiroidismo
e sulla mineralizzazione vascolare.
Ciò che emerge globalmente è che questa strategia
sembra in grado di controllare i livelli sierici di PTH nell’iperparatiroidismo
secondario senza aumentare i livelli di calcio-fosforo e di
ridurre il rischio di calcificazione vascolare.
Diversi studi clinici in pazienti in dialisi hanno mostrato
che cinacalcet, alle dosi di 30-180 mg/die, riduce significativamente
le concentrazioni di PTH e simultaneamente i livelli ematici
di fosforo e calcio. Rispetto agli obiettivi terapeutici per
il metabolismo minerale ed osseo indicati dal National Kidney
Foundation- Kidney Disease Outcomes and Quality Initiative (NKF-K/DOQI),
il 41% dei pazienti trattati con cinacalcet raggiunge entrambi
i target di PTH e di calcio-fosforo. Tali effetti sembrano indipendenti
dalla gravità della patologia, dall’utilizzo di
vitamina D, dai livelli del prodotto-calcio-fosforo, e dagli
anni di dialisi (N Engl J Med 2004; 350: 1516-25; www.emea.eu.int/humandocs/humans/epar/mimpara/mimpara.htm).
Tali effetti di cinacalcet sono da imputare alla capacità
di questo farmaco di mimare l’azione del calcio a livello
dei recettori sensibili al calcio a livello paratiroideo, con
conseguente inibizione della secrezione del PTH.