Editoriale
Mmg: sì agli oneri, ma a quando
gli onori?
Una
scuola di specializzazione in medicina di famiglia e di comunità
con un obiettivo importante: quello di formare il medico di
famiglia e il medico dirigente di comunità. La proposta
è arrivata da Ernesto Mola, presidente dellAssimefac,
società scientifica interdisciplinare dedicata alla medicina
di famiglia e di comunità, ed è indirizzata al
Tavolo della medicina generale che per la prima volta vede insieme
tutti i sindacati e le società scientifiche del settore.
Il medico di medicina generale che verrebbe a formarsi con questo
percorso dovrebbe essere in grado di coordinare lassistenza
primaria sia in relazione al singolo paziente come medico di
famiglia, sia in relazione alla collettività come dirigente
dei servizi distrettuali. Per questa ragione occorre fornire
competenze cliniche e specifiche della disciplina, ma anche
manageriali che mettano in grado i professionisti di gestire
tanto le strutture semplici o complesse proprie della medicina
generale, quanto quelle distrettuali.
Se la medicina del territorio, dopo le recenti prove, anche
clamorose, della crisi del sistema dellurgenza, è
indicata come un po la panacea dellintero Ssn, cè
bisogno però di fornirle anche appropriati strumenti
di formazione per renderla più adatta al gravoso compito.
Sia per le competenze che già oggi essa offre, sia per
semplificare il percorso normativo che possa portare la medicina
generale nelluniversità, sarebbe interessante,
secondo Assimefac, studiare lopportunità di creare
una scuola di specializzazione in medicina di famiglia e di
comunità.
Il dipartimento dellassistenza primaria che si delinea
nel documento dovrebbe formare anche tutte le professionalità
che nelle cure primarie andranno a operare: per esempio gli
infermieri, trasformati appositamente in care manager, poi i
fisioterapisti del territorio, gli assistenti sociali del settore
sanitario e così via.
Lunico dubbio che sorge a questo punto è che la
medicina di famiglia, se non riuscirà in tempo, attraverso
questa o altre iniziative di formazione, a cambiare attitudine
e profilo dei protagonisti dellassistenza, potrebbe vedersi
sobbarcata di tutti quei pezzi e bisogni di salute lasciati
incompiuti o insoddisfatti fino ad oggi, rimanendo però
fuori dalla stanza dei bottoni. Eh sì, perché
il Governo, nei confronti con le rappresentanze del settore,
ha ribadito limportanza dello spostamento del baricentro
del Ssn sul territorio, ma nicchia sulla possibilità
di carriera e di dirigenza per i Mmg nellambito del sistema
riformato. Ridistribuire gli oneri e non gli onori, però,
rischia di non dare alla medicina di famiglia tutti gli strumenti
di cambiamento delle priorità e delle decisioni che renderebbero
concreto ed effettivo il cambiamento.
Avere le responsabilità, ma non la capacità di
decisione, metterebbe tra le mani dei Mmg unarma spuntata,
che facilmente potrebbe trasformarsi in un boomerang. Un re
con una corona e con un regno, ma con accanto una regina madre
che continua a decidere per lui, è unimmagine da
basso impero che non sembra poter produrre nulla di buono.