Editoriale
Ma è il caso di lasciare ai giudici
lultima parola?
Se
cè una cosa che negli ultimi anni non si è
riusciti proprio a evitare nel mondo della sanità italiana
è la progressiva emarginazione professionale ed economica
della medicina di famiglia. Anche se il Mmg ha accettato di
diventare da medico della mutua ad articolazione
del Ssn, da guardiano a portiere delle
prestazioni della rete delle cure, fino a diventare a parole
manager del sistema delle cure, ma nei fatti primo indagato
in quei momenti nei quali i conti della salute pubblica non
tornano. Eppure, ed ha fatto bene lAssimefac a ricordarlo
di recente, ogni giorno in Italia sono 800 mila i pazienti
che si rivolgono al Mmg e l85% di essi trova una risposta
ai suoi problemi. La medicina generale, insomma, si è
confermata negli anni un ambito specifico e molto particolare,
proprio per il fatto di essere il luogo di primo contatto tra
cittadino e Ssn.
A partire da questa specificità, le organizzazioni della
medicina generale italiana hanno trovato uninedita unità
interna sul tema della formazione affinché il curriculum
di studio della medicina di famiglia trovi una piena integrazione
nellordinamento universitario. Tuttavia a chi scrive,
ma anche, come potrete leggere su questo numero di M.D., a buona
parte dei leader della MG, sembra urgente che questa trovi quanto
prima un forte atteggiamento unitario anche su altri contenuti,
che la porti a essere interlocutore credibile delle istituzioni
per il rilancio delle cure primarie in Italia.
Lurgenza delloperazione può essere dimostrata
dallultimo episodio di contrasto giurisprudenziale tra
decisori politici e Mmg, che ha trovato nel Tar lultimo
baluardo. Molte Regioni, tra le quali Friuli e Toscana, hanno
ben pensato di ridurre il numero di Mmg attivi sul territorio
innalzando il limite del rapporto ottimale tra essi e i propri
pazienti.
Ma il Tar ha ribadito che non sono le Regioni a poter stabilire,
in base al Titolo V della Costituzione, il rapporto ottimale
tra Mmg e numero di assistiti. Il Tar del Friuli ha ristabilito
la corretta interpretazione dellarticolo 33 dellACN,
secondo cui la regola del rapporto ottimale è di un medico
ogni 1.000 assistiti. E ha precisato che sono possibili eccezioni
solo per ambiti territoriali definiti, con un limite allincremento
e nessuno per la riduzione del numero di assistiti per medico,
in base alle particolari necessità locali.
Per fissare, dunque, un principio gestionale evidente e già
sancito, anche questa volta cè voluto un procedimento
legale e un giudice. Come sono stati altri giudici, nel recente
passato, a prosciogliere altri Mmg da affrettate accuse di iperprescrizione
mosse loro dai Governatori.
Se i Mmg non acquisteranno al più presto, tutti insieme,
potere, profilo e spazio dazione appropriati allinterno
del Ssn, rischiano di soccombere sotto un cumulo di carte
e di citazioni giudiziarie. Ma sembra che le organizzazioni
di settore questa volta se ne siano accorte.