Editoriale
Mmg: guardiano del Ssn con poteri esautorati
La
“missione impossibile” che aspetta nei prossimi mesi
i medici di famiglia, e soprattutto chi li rappresenta, è
quella di creare le condizioni per un rinnovo soddisfacente
dell’accordo collettivo nazionale (ACN) che non deluda
le aspirazioni di tutti. Obiettivo difficile se la convenzione
attualmente in vigore (scaduta ormai il 31 dicembre 2005) risulta
essere sicuramente la più studiata e meno applicata.
Nata a cavallo della riforma del Titolo V della Costituzione,
l’impostazione federalista dell’ACN prevedeva una
forte “personalizzazione” a livello regionale e aziendale.
Opzione, questa, che appena la metà dei Governatori
ha voluto o potuto percorrere.
In una buona metà delle Regioni italiane, infatti,
a malapena si applica la cornice nazionale, soprattutto perché
a livello locale dovevano essere definite le vie di investimento
specifico nella medicina generale.
Il triste risultato è che di grandi investimenti non
se ne sono visti - semmai si sono moltiplicate le misure di
controllo sulla spesa - e oggi, alla vigilia (si spera) dell’inizio
del percorso per il rinnovo dell’accordo, la conflittualità
è alle stelle.
La nuova finanziaria vuole che le Regioni abbiano a disposizione
circa 6 miliardi di euro in più da dividere, dal momento
che il Fondo Sanitario Nazionale passerà dai 90 miliardi
di euro del 2006 ai 96 previsti per il 2007.
A parole poi tutti, dal ministro per la Salute Livia Turco fino
all’ultimo dei Governatori, non fanno che decantare il
ruolo pregnante della medicina generale come pilastro insostituibile
del Servizio sanitario nazionale, ma anche regionale. Nei fatti,
però, si continua a investire principalmente sull’ospedale
o a spingere, come con la promozione del modello delle Casa
per la Salute, su modelli paraospedalieri, che nulla hanno di
quella flessibilità e capillarità libero-professionale
che invece hanno caratterizzato le forme associative che la
stessa medicina generale si è data e ha sperimentato.
Ciò che è certo è che le Aziende, come
anche i loro referenti regionali e nazionali, non perdono occasione
di additare i medici di medicina generale come unici colpevoli
di sfondamenti di spesa e inappropriatezza, continuando in tutta
Italia nella destabilizzante sequenza dei controlli di polizia
e finanza. Nessuno sembra accorgersi, però, che nonostante
gli attestati di stima, la funzione del Mmg come “guardiano”
all’accesso del Ssn è continuamente indebolita.
Un esempio per tutti: il moltiplicarsi di servizi territoriali
iperspecialistici e per patologia, rispetto alla cui appropriatezza
si potrebbe aprire una lunga riflessione.