
M.D.
numero 34, 15 novembre 2006
Pratica
medica
Gammopatia monoclonale diagnosticata per caso
di Leonardo Trentadue - Medico di medicina generale, Ferrandina
(MT)
Un paziente sessantunenne viene in ambulatorio per riferire
un episodio di ematuria. Dispongo un esame delle urine con
urinocoltura, da cui risulta uninfezione da micrococchi.
La terapia che instauro con amoxicillina+acido clavulanico
si rivela efficace. Ma dopo venti giorni si ripete lematuria
e anche questa volta linfezione rilevata è
causata da micrococchi. |
Storia
clinica: il paziente soffre da anni di dolori addominali
che non ha mai voluto approfondire con la colonscopia e che
ho ormai classificato di origine psicosomatica.
Lo scorso anno è stato ricoverato per precordialgie e
dispnea da sforzo. La diagnosi di dimissione è stata
di gozzo calcifico, tossico e iperfunzionante; saltuaria dispnea
da sforzo in assenza di ischemia miocardica inducibile con test
da sforzo; stato ansioso. La terapia effettuata a domicilio
è stata: acido acetilsalicilico 100 mg/die, tiamizolo
5 mg 2/die, bisoprololo 2.5 mg/die.
Indagini
Propongo il ricovero ospedaliero, ma il paziente temporeggia
e per una sorta di patofobia non effettua neppure la visita
urologica che gli prescrivo.
Dopo alcuni mesi finalmente consulta un urologo, che richiede
una cistoscopia ed effettua unecografia della vescica
in cui si rileva un piccolo difetto parietale posteriore suscettibile
di approfondimento.
Il
pazienten viene informato sullopportunità di un
intervento chirurgico e questa volta accetta il consiglio.
Ricovero ospedaliero
Durante il ricovero si formula la diagnosi di neoplasia
papillare della vescica.
Il
paziente viene sottoposto a resezione transuretrale con successo
e dimesso con la seguente terapia: ciprofloxacina 500 mg 2/die
per 5 giorni, nadroparina calcica 0.3 fl per 15 giorni, al termine
dei quali può riprendere la terapia con acido acetilsalicilico.
Inizia il ciclo di instillazioni endovescicali con mitomicina
C 40 mg in 50 cc di soluzione fisiologica, 1/settimana per 8 settimane
consecutive.
Dopo due mesi viene effettuata una nuova cistoscopia: in corrispondenza
del fondo vescicale riscontro di alcune aree di sospetta instabilità
facilmente sanguinanti su cui appare indicato procedere ad approfondimento
bioptico.
Nel mese successivo si effettuano le biopsie vescicali. Il referto
dellesame istologico evidenzia un infiltrato flogistico
cronico.
Ulteriori indagini
Durante il percorso terapeutico e di follow-up prescrivo alcune
indagini ematochimiche: dallelettroforesi proteica si evince
un aumento sospetto delle gammaglobuline.
Segnalo il dato ai colleghi specialisti e in accordo con il paziente
si decide di ricoverare il paziente in day-hospital presso il
reparto di ematologia per programmare lagobiopsia midollare.
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Esami
di laboratorio: proteine totali 7.9; elettroforesi proteica:
albumina 4.2, alfa uno 1.4, alfa due 0.7, beta 0.6, gamma
1.87; PT 94%; fibrinogeno 233; IgA 130, IgG 2220, IgM 104,
catene K 2630, lambda 251, catene k/lambda 10.48; beta 2 microglobulina
2.01. Bence Jones urine: assente.
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Radiografia
dello scheletro: non apprezzabili sicure lesioni focali di
natura sostitutiva a carico dei segmenti ossei esaminati.
Diffusi segni di artropatia degenerativa, più evidenti
a livello delle mani.
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Agobiopsia
midollare sulla cresta iliaca: eritropoiesi 47%, granulopoiesi
36%, megacariociti ++, cellularità ++, linfociti 14%,
plasmacellule 2%, blasti 1%.
Diagnosi
Il paziente viene dimesso con la diagnosi di gammopatia monoclonale
di incerto significato in soggetto con eteroplasia vescicale.
Commento
La gammopatia monoclonale di incerto significato (MGUS - Monoclonal
Gammopathies of Uncertain Significance) è la più
frequente tra le gammopatie e colpisce l1% della popolazione
con età >50 anni e il 3% degli ultrasettantenni. I maschi
sono più colpiti delle femmine (60% vs 40%).
La MGUS è di carattere benigno e non richiede alcun trattamento
terapeutico.
Il caso riportato evidenzia come per il Mmg sia della massima
importanza seguire attentamente il follow-up dei pazienti, con
controlli clinici ed ematochimici indipendenti dai periodici riscontri
ospedalieri.
In questo modo anche eventi sotto soglia, come la MGUS, che non
dà sintomi clinici, possono essere slatentizzati, identificati
e sottoposti a monitoraggio.
Lavventura diagnostica offre al medico di medicina generale,
come succedeva ai tre princìpi di Serendip nati dalla fantasia
dello scrittore inglese Horace Walpole (1717-1797), improvvise
e inaspettate agnizioni che non di rado aiutano a farci conservare
un certo fascino verso una professione che in questi tempi è
molto tormentata.
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