M.D.
numero 32, 1 novembre 2006
Rassegna
I disturbi del comportamento alimentare
di Rosa Mennella, Claudio Malangone, Ferdinando
Pellegrino - Unitą Operativa Salute Mentale, Asl Salerno 1,
Costa d¹Amalfi
Ai due disturbi più noti del comportamento alimentare,
anoressia nervosa e bulimia nervosa, si aggiungono i disturbi
dellalimentazione atipici, altrettanto significativi dal
punto di vista clinico. Di fronte a tali patologie è
importante porre fin dallinizio una corretta definizione
clinica della situazione per scegliere il trattamento più
opportuno
I disturbi
dellalimentazione, o disturbi del comportamento alimentare
(DCA), per gli effetti che hanno sulla salute e sulla vita di
adolescenti e giovani adulti sono diventati negli ultimi anni
una vera e propria emergenza sanitaria.
Possono essere definiti come comportamenti finalizzati al controllo
del peso corporeo che danneggiano in modo significativo la
salute fisica o il funzionamento psicologico e che non sono
secondari a nessuna condizione medica o psichiatrica conosciuta.
Secondo il DSM-IV si possono distinguere due principali disturbi
dellalimentazione: anoressia nervosa (AN) e bulimia nervosa
(BN). È stata poi descritta unampia ed eterogenea
categoria di disturbi dellalimentazione atipici
(Disturbi dellalimentazione non altrimenti specificati
o EDNOS). Essi sono disturbi altrettanto significativi dal punto
di vista clinico, ma che non presentano tutti i criteri diagnostici
dellanoressia nervosa o della bulimia nervosa o che presentano
sintomi misti di entrambe le condizioni.
Epidemiologia dei DCA
Negli
ultimi anni i DCA hanno subito un notevole incremento nei Paesi
occidentali. Dati epidemiologici recenti indicano che la prevalenza
nelle popolazioni a rischio (adolescenti e giovani adulti),
va dallo 0.1% all1.9% per lanoressia nervosa e dall1%
al 3% per la bulimia nervosa.
Entrambe le patologie risultano più frequenti nel sesso
femminile, ma con aumento negli ultimi anni anche in quello
maschile. Letà di esordio di ambedue le patologie
è compresa tra i 12 e i 25 anni. Lanoressia ha
una distribuzione bimodale con due picchi di maggiore frequenza,
a 14 e 18 anni, mentre la bulimia ha un picco di maggiore frequenza
a 17 anni circa.
Poco si sa invece sulla reale distribuzione dei disturbi
dellalimentazione atipici, ma alcuni resoconti indicano
che circa il 60% dei pazienti affetti da disturbi del comportamento
alimentare soddisfano la diagnosi. Lelevata percentuale
di soggetti clinici con EDNOS sottolinea che lattuale
sistema classificativo è inadeguato, definendo come residui
più del 50% dei soggetti che soffrono di disturbi
del comportamento alimentare.
I
DCA hanno una eziopatogenesi multifattoriale. Vari fattori
possono variamente e diversamente interagire tra loro nel favorirne
la comparsa e il perpetuarsi. In particolare
alcuni fattori creano una sorta di vulnerabilità (fattori
predisponenti), su di essi poi altri fattori agiscono scatenando
il disturbo (fattori precipitanti) (tabella 1).
Una volta che la condizione patologica si è innestata,
vari fattori intervengono a rinforzarla e a perpetuarla (fattori
di mantenimento) (figura 1).
Caratteristiche cliniche dellanoressia nervosa
La psicopatologia nucleare tipica dellanoressia nervosa
(e dei DCA in genere) è uneccessiva valutazione
del peso e delle forme corporee e il valutare se stessi in base
alla capacità di controllare il peso e le forme corporee.
LAN inizia spesso in modo graduale e insidioso con una
progressiva riduzione dellintroito alimentare, in seguito
per lo più a una dieta intrapresa per motivi estetici,
ma talora anche in seguito a interventi chirurgici, difficoltà
gastriche, ecc.
La
riduzione dellapporto calorico può essere realizzata
saltando alcuni pasti, riducendo progressivamente le porzioni
oppure escludendo alcuni cibi (per lo più quelli ipercalorici)
o seguendo per esempio una dieta vegetariana. Allinizio,
in seguito allaumento dellautostima secondario alla
perdita di peso e al miglioramento quindi dellimmagine
corporea, si attraversa un periodo di benessere soggettivo,
ma poi nel tempo le preoccupazioni riguardo al peso e alle forme
corporee (in genere già presenti prima della riduzione
dellintroito alimentare) diventano sempre più pressanti.
Man mano, nonostante la perdita di peso, quello del cibo, del
peso e delle forme corporee diventa un pensiero continuo e ossessivo
e la paura di ingrassare aumenta sempre più. Di conseguenza
è frequente il ricorso allesercizio fisico eccessivo;
oltre alla riduzione dellapporto calorico e alleccessiva
attività fisica, molte pazienti ricorrono al vomito autoindotto,
allabuso di lassativi e diuretici, più raramente
a sostanze anoressizzanti.
Sul piano clinico lanoressia nervosa si differenzia dalla
bulimia nervosa soprattutto per la condizione di sottopeso e
per le conseguenze fisiche e psicologiche. Il criterio del peso
del DSM-IV stabilisce che esso sia ridotto di almeno il 15%
rispetto al peso ideale. Nella pratica clinica si utilizza in
realtà il calcolo del Body Mass Index (BMI) e lICD-10
individua come soglia un BMI £17.5.
Nel valutare la gravità della perdita di peso si deve
comunque considerare la quantità totale di peso perduto
(un BMI <17.5 assume un significato più grave
se la paziente precedentemente era in sovrappeso piuttosto
che se era normopeso) e la rapidità con cui la riduzione
di peso è ottenuta. Per la diagnosi dunque la persona
deve mantenere attivamente un peso molto basso e la cosa deve
essere deliberata.
La
condizione di sottopeso è accompagnata da una intensa
paura di acquistare peso o di diventare grassi. La dieta e il
conseguente calo di peso determinano unalterazione degli
stimoli biologici (ritardato svuotamento gastrico con senso
di sazietà) e ciò determina a sua volta paura
di perdere il controllo con conseguente aumento del controllo
stesso (circolo vizioso dellAN) (figura 2).
Lalterazione dellimmagine corporea, il valutarsi
esclusivamente in base al peso e alle forme corporee, la negazione
della gravità della propria condizione di sottopeso e
lintensa paura di ingrassare sono caratteristiche fondamentali
per distinguere il dimagrimento presente nellanoressia
nervosa da altre forme di dimagrimento, secondarie per esempio
a depressione o a malattie organiche. In queste ultime condizioni
vi è la preoccupazione per la perdita di peso, il desiderio
di recuperarlo e, nella depressione, una vera mancanza di appetito.
Caratteristiche cliniche della bulimia nervosa
La bulimia nervosa è un disturbo per certi aspetti simile
allanoressia nervosa.
Anche nella BN la patologia nucleare può essere considerata
la valutazione eccessiva del peso e delle forme corporee e il
valutare se stessi prevalentemente in base alla capacità
di controllare il peso e le forme corporee, ma le abitudini
alimentari sono diverse. Lesordio può essere inizialmente
simile allAN, caratterizzato da una forte insoddisfazione
per il proprio corpo e da una intensa volontà a perdere
peso.
Nella BN ci sono però ripetuti episodi di perdita di
controllo sul cibo che interrompono la restrizione alimentare.
Il pattern alimentare di tipo restrittivo è intervallato
da momenti di interruzione (abbuffate), seguiti poi da vomito
o abuso di lassativi e/o diuretici o esercizio fisico eccessivo,
per minimizzare la quantità di cibo assorbito.
I
criteri diagnostici si focalizzano dunque sulle abbuffate (almeno
2 volte a settimana). Le abbuffate sono episodi in cui vengono
assunte molto rapidamente grandi quantità di cibo, in
genere quelli maggiormente disponibili, quelli più proibiti
o che non richiedono una lunga preparazione, spesso mescolando
sapori anche molto diversi tra loro.
Durante labbuffata la persona vive la sensazione di perdere
il controllo nei confronti del cibo. È molto importante,
per definire oggettivamente unabbuffata, che ci siano
quindi questi due fattori: grande quantità di cibo in
poco tempo e perdita del controllo. Labbuffata può
avvenire in circostanze diverse: dopo lassunzione di piccole
quantità di cibi che però la persona ritiene troppo
calorici, per modulare particolari stati danimo, in maniera
programmata, ecc. Agli episodi di perdita di controllo sul cibo
fanno seguito contromisure di compenso. Nella maggior parte
dei casi si tratta di comportamenti di compenso eliminativi
(vomito autoindotto, uso improprio di lassativi o di diuretici).
Un sottogruppo di pazienti usa però solo comportamenti
di compenso non eliminativi (digiuno e/o esercizio fisico eccessivo).
Sia nelluno che nellaltro caso ha inizio un circolo
vizioso (figura 3) con alternanza di abbuffate e comportamenti
di compenso in un crescendo di sensi di colpa e insoddisfazione
per il proprio peso e per le proprie forme corporee.
La combinazione di alimentazione restrittiva e abbuffate determina
un peso variabile (normopeso, lievemente sottopeso, sovrappeso).
La maggior parte dei pazienti è stressata dalla perdita
di controllo sullalimentazione e ha vergogna del suo comportamento;
ciò spiega perché richiedono con più frequenza,
rispetto allanoressia, un trattamento, sebbene nei casi
tipici ciò si verifica molti anni dopo lesordio
del disturbo.
Sintomi di depressione e ansia sono prominenti. Un sottogruppo
di pazienti abusa di sostanze e ha comportamenti autolesionistici.
Caratteristiche
cliniche degli EDNOS
Gli EDNOS possono essere severi quanto anoressia e bulimia nervose
e spesso sono di lunga durata.
In tale diagnosi rientrano persone con caratteristiche che ricalcano
quelle della AN e BN, ma che non soddisfano la soglia diagnostica
(EDNOS sottosoglia). Alcuni esempi possono essere: una persona
con tutte le caratteristiche dellanoressia nervosa, ma
con un peso nella norma nonostante un decremento significativo;
una persona con tutte le caratteristiche della bulimia nervosa,
ma con un numero di abbuffate o di comportamenti di compenso
inferiori a due la settimana.
Rientrano in tale diagnosi anche persone con caratteristiche
miste dellanoressia e della bulimia nervose e che non
presentano tutti i criteri diagnostici né delluno
né dellaltro disturbo (EDNOS misti).
Appartiene agli EDNOS anche il disturbo dellalimentazione
incontrollata. Questi soggetti si abbuffano, ma non usano in
modo regolare i comportamenti di compenso, tendono a mangiare
in eccesso anche al di fuori delle abbuffate e presentano nella
maggior parte dei casi sovrappeso o obesità.
z Complicanze organiche
Nei DCA si possono riscontrare molteplici complicanze, con compromissione
di tutti gli organi e apparati.
Circa il 50% dei pazienti con comportamenti eliminativi (vomito
autoindotto, uso di lassativi e diuretici) ha anomalie elettrolitiche.
Lipopotassemia è una delle alterazioni elettrolitiche
più frequenti e serie, insieme allipocloremia.
Se lipopotassemia è severa (2.5 mEq/L) può
determinare aritmie cardiache, nefropatia ipopotassiemica e
morte. In realtà in questi disturbi lipopotassiemia
non è improvvisa e allora ci sono pazienti che sopportano
livelli di potassio anche molto bassi. È necessario guardare
sempre lECG per vedere se ci sono segni di ipopotassiemia.
Lipomagnesemia e lipocalcemia possono determinare
crisi tetaniche anche con paralisi dei muscoli respiratori.
Nei pazienti che vomitano ci può essere grave alcalosi
metabolica (bicarbonato sierico tra 30 e 40 mEq/L) per perdita
di NaCl o di acidi. Meno grave è lalcalosi metabolica
nei pazienti che usano diuretici (se bicarbonato sierico >38mEq
quasi sempre presenza di vomito). Nei pazienti che fanno uso
di lassativi lalcalosi è associata a ipopotassiemia.
Nei disturbi dellalimentazione il digiuno e gli squilibri
elettrolitici possono determinare una serie di complicanze cardiache
quali bradicardia, ipotensione, prolasso della mitrale (per
atrofia cardiaca da riduzione delle pareti muscolari), anomalie
dellECG (basso voltaggio, prolungamento tempo QT, depressione
tratto ST, inversione onda T, battiti prematuri atriali e ventricolari).
Nellanoressia la severa perdita di peso può
determinare notevole assottigliamento delle pareti cardiache
per cui è sempre utile eseguire unecocardiografia.
Bisogna poi considerare il rischio di gravi complicanze
cardiache al momento della rialimentazione se questa viene attuata
in maniera non graduale. Linsufficienza cardiaca, gli
edemi e lipofosfatemia da alimentazione parenterale sono
le complicanze a cui bisogna fare più attenzione allinizio
della rialimentazione. Lipofosfatemia e gli edemi possono
tra laltro dare serie conseguenze a livello miocardico,
oltre che neurologico.
Altre complicanze si hanno a livello endocrino e metabolico.
La severa perdita di peso determina la cosiddetta sindrome del
malato eutiroideo (T4 basso o normale, TSH normale, T3 diminuito
proporzionalmente al decremento ponderale).
La dieta e la severa perdita di peso possono provocare anovulazione
e amenorrea. La causa più comune di amenorrea secondaria
nei Paesi occidentali è proprio la perdita di peso dovuta
alla restrizione alimentare. Cè un peso critico
(e un rapporto massa adiposa/massa magra critico) per lo sviluppo
del menarca e i cicli ovulatori al di sotto del quale si ha
amenorrea.
Tale amenorrea è dovuta a un ipogonadismo ipogonadotropo,
peraltro scarsamente responsivo alla somministrazione di clomifene
o di GnRH. Il ciclo ovulatorio si ripristina caratteristicamente
solo con il raggiungimento del peso naturale e ciò è
dovuto a una normalizzazione del rapporto LH/FSH. Problemi
mestruali e amenorrea si possono avere anche in alcune pazienti
con bulimia nervosa che, pur avendo ancora un peso nel range
della normalità, hanno seguito una dieta ferrea con
severa perdita di peso.
Unimportante percentuale di donne infertili soffre di
un DCA. Una tale problematica va esclusa prima di intraprendere
uno studio dellinfertilità e/o uninduzione
artificiale dellovulazione, anche perché nelle
pazienti con DCA uneventuale gravidanza potrebbe comportare
rischi sia per la madre sia per il nascituro.
Nei maschi a livello gonadico la severa perdita di peso determina
diminuzione del testosterone. Altre alterazioni endocrine tipiche
dellanoressia sono laumento del cortisolo plasmatico
e del GH.
Le alterazioni tiroidee, degli estrogeni e dei glucocorticoidi
determinano un aumento del colesterolo (con aumento delle LDL
e delle HDL) per cui nella anoressia si può trovare spesso
una ipercolesterolemia che in questo caso è indice di
restrizione alimentare e non necessita di trattamento con statine.
Le crisi ipoglicemiche da digiuno indicano deplezione del glicogeno
epatico e assenza di neoglucogenesi a livello dei muscoli per
carenza di tessuto muscolare.
Il vomito autoindotto può generare erosione dello smalto
dei denti. Può essere indicato luso di un collutorio
che neutralizzi lacido del vomito.
A livello gastrointestinale si può avere ingrandimento
bilaterale delle ghiandole salivari da malnutrizione o secondario
al vomito autoindotto. Tale ingrandimento non è su base
infiammatoria per cui non è utile il trattamento con
antinfiammatori; esso regredisce con il recupero ponderale.
Il vomito può determinare esofagiti fino a lesioni esofagee
e rottura dellorgano (sindrome di Mallory-Weiss). Il
digiuno prolungato determina atonia e atrofia della muscolatura
dello stomaco con ritardato svuotamento per i solidi e i liquidi
ipertonici e conseguente precoce senso di sazietà (che
aggrava la sensazione di perdita di controllo sul cibo). Labuso
di lassativi e la denutrizione possono determinare steatosi
diffusa, con epatomegalia, aumento di transaminasi, LDH, gammaGT
e fosfatasi alcalina, e diminuzione delle colinesterasi e delle
proteine plasmatiche.
Come conseguenza della disidratazione e dell'ipopotassiemia
si può avere iperazotemia, nefropatia ipopotassiemica,
calcolosi renale, per cui in pazienti a cui viene diagnosticato
un DCA è utile eseguire unecografia renale.
Soprattutto nellanoressia si può riscontrare osteoporosi,
che non si corregge con la somministrazione di estrogeni, in
quanto dipendente non soltanto dallipoestrogenismo, ma
da molti fattori (ipercortisolemia, eccessiva attività
fisica, deficit di vitamina D, ecc). La cura migliore per losteoporosi
è la ripresa del peso. Gli estroprogestinici vanno somministrati
per tamponare unulteriore perdita di osso solo nei pazienti
cronici in cui non si prevede la possibilità del recupero
del peso. La densitometria ossea nei soggetti con DCA andrebbe
ripetuta ogni 3-4 anni qualora risultasse normale, ogni 2 anni
qualora rivelasse osteopenia, ogni anno qualora rivelasse osteoporosi.
Altre alterazioni riscontrabili nei DCA sono quelle della cute
(colore giallo-arancio delle mani e dei piedi, lanugo, fragilità
delle unghie e dei capelli, acrocianosi, alopecia, petecchie,
calli sul dorso delle mani da induzione del vomito, eritema
fisso da abuso di lassativi).
A livello ematologico si può avere leucopenia, anemia,
piastrinopenia.
Nellanoressia si possono avere persistenti deficit cognitivi
a lungo termine da danni cerebrali, purtroppo irreversibili.
Il deficit di zinco può determinare ageusia che va trattata
con zinco per os.
Decorso
dei DCA
Il decorso dei DCA può essere di vario tipo.
Per quanto riguarda lanoressia nervosa in alcuni casi
il disturbo è di breve durata e autolimitato e può
richiedere un breve intervento (soprattutto nei più giovani
e con una malattia di breve durata). Fattori prognostici positivi
sono infatti letà precoce di insorgenza e la breve
durata di malattia. In altri casi il disturbo tende a persistere
nel tempo e richiede un trattamento più intensivo. Nel
10-20% dei soggetti il disturbo diventa cronico. In circa
la metà dei casi il disturbo si può trasformare
in bulimia nervosa. Fattori prognostici negativi per lAN
sono la lunga durata di malattia, la severa perdita di
peso, la presenza di abbuffate e vomito. La mortalità
varia dal 5% al 20% dei casi e le più frequenti cause
di morte sono la denutrizione e gli squilibri elettrolitici,
più raramente il suicidio (1-2%).
Nel 25% dei casi la bulimia nervosa ha un esordio come AN, ma
in un tempo più o meno lungo si verificano delle abbuffate
che interrompono la dieta facendo sì che il peso rimanga
nel range della normalità. Il disturbo è autoperpetuante.
La durata alla presentazione è di 5 anni; 5-10 anni più
tardi dal 30% al 50% dei pazienti presenta ancora un disturbo
dellalimentazione, spesso nella forma atipica. Non sono
stati evidenziati predittori di esito per la bulimia nervosa,
anche se alcune evidenze sembrano indicare che una prognosi
peggiore si verifichi in chi ha avuto problemi di obesità
nellinfanzia, o in chi presenta bassa autostima o disturbo
di personalità. La compromissione funzionale associata
alla malattia è variabilissima: si va dalle forme
compensate a forme caratterizzate da un grave disturbo
delladattamento sociale, familiare e lavorativo.
Si conosce poco del decorso degli EDNOS, nella maggior parte
dei casi essi tendono a persistere come tali, spesso evolvono
in anoressia o bulimia nervose.
Nei pazienti con DCA spesso il loro disturbo alimentare tende
a cambiare: da anoressia nervosa a bulimia nervosa e viceversa,
da bulimia nervosa a EDNOS e così via. I diversi quadri
clinici sono quindi in continuità tra loro e per niente
in contrapposizione. Anche per quanto riguarda la gravità
sono equivalenti tra loro (lunica cosa che può
rendere più grave lAN è il basso peso).
Trattamento dei DCA
Lapproccio ai disturbi del comportamento alimentare è
per lo più di tipo multidisciplinare e prevede interventi
medici, nutrizionali, psicoterapeutici (individuali, eventualmente
di gruppo e/o familiari), psicoeducativi (individuali e/o familiari),
talora farmacologici.
La terapia ambulatoriale è lapproccio principale,
per consentire di eseguire il programma terapeutico senza modificare
lassetto di vita dei pazienti.
In soggetti con condizioni cliniche complesse, in presenza di
comorbidità (per esempio abuso di sostanze) o nel caso
di fallimento della terapia ambulatoriale è indicato
il trattamento in day-hospital.
Il trattamento ospedaliero si effettua per lo più per
affrontare problemi acuti e per favorire lallontanamento
da un contesto familiare poco favorevole.
Di fronte ad un DCA è estremamente importante porre fin
dallinizio una corretta definizione clinica della situazione
per scegliere da subito il trattamento più opportuno,
senza considerare il ricovero come la soluzione estrema quando
sono falliti tutti gli altri trattamenti.