Editoriale
Le due anime della medicina di famiglia
Una
disfida vecchio stile, tra quelli che limmaginario consolidato
intorno alla medicina di famiglia potrebbe definire, con una
certa ironia, il sindacalista e il professorino.
La metafora è di Mario Falconi che nella sua relazione
al Congresso che lha detronizzato dalla rappresentanza
Fimmg, ha disegnato unistantanea della dialettica allinterno
della professione. Al centro del quadretto due protagonisti,
che tradotti in figure simboliche potremmo raffigurare come
il sindacalista puro, che spesso si è sentito
oppure è stato definito come medico di serie B
rispetto ai cultori della didattica e della ricerca, e una
figura più legata alla teoria della professione, che
può correre il rischio di ritenere che una volta pensate,
le soluzioni eccellenti proposte dai membri di una società
scientifica possano e debbano essere accolte da tutti gli attori
presenti al tavolo delle trattative e facilmente trasferite
nelle Convenzioni.
Ma la realtà è unaltra, e Giacomo Milillo,
il nuovo segretario Fimmg, è chiamato a farci i conti
fin da subito. La politica, cui Falconi è stato particolarmente
vocato, è stata lenta a recepire le contraddizioni che
i Mmg hanno messo in campo. Solo dopo dieci anni essa ha realizzato
che è il medico di medicina generale a dover essere al
centro del sistema, anche se una disciplina in medicina di famiglia
non cè, non cè una prospettiva di
carriera chiara nelle sedi del Ssn e la maggior parte delle
Regioni non ha ancora chiuso gli accordi integrativi, mettendo
mano con investimenti e interventi alla riorganizzazione del
territorio.
La sfida che li ha contrapposti, quindi, è stata anche
un confronto tra due anime della medicina di famiglia che si
sono dispiegate, pagando anche a caro prezzo il peso delle rispettive
specificità. è il risultato delle tensioni e delle
frustrazioni degli ultimi anni, soprattutto provocate da quellimmaginare
e spingere verso linnovazione del sistema rimanendo il
Mmg a tutti gli effetti lunico libero professionista in
una rete di servizi che tende sempre di più ad assumere
su di sé modelli organizzativi complessi, completi di
mura e tetti ben consolidati.
Listituzione, in questo, sta a guardare: si avvantaggia
della creatività e dellinnovazione che sale dal
basso, ci scommette, in alcuni territori, con un occhio ben
fisso al portafogli e la possibilità, in ogni momento,
di invocare la libera iniziativa dei liberi professionisti come
alibi per rimanere sempre un passo indietro. In primo piano
e ben visibile, tra cittadini e sistema, resta sempre il medico
di famiglia che forse dopo aver scommesso per tanti anni su
politica e visibilità sceglie di cambiare rotta e ricominciare
dal proprio specifico, con il pensiero,
con il sindacato, con la rappresentanza. Una nuova stagione
che, a nostro avviso, cambierà assetti, equilibri e rendite
di posizione.
Non ci resta che augurare a tutti buon lavoro.