M.D.
numero 30, 18 ottobre 2006
Cronaca
Farmaci, nuovi dolorosi tagli dei prezzi
di Monica Di Sisto
Quella
entrata in vigore il primo ottobre scorso è la terza
delibera dellAIFA che in pochi mesi ha approntato unulteriore
riduzione dei prezzi dei farmaci a carico del Ssn, provocando
la levata di scudi di Farmindustria e di Assogenerici. Ma è
lintero comparto a essere in fermento. Ai timori degli
imprenditori del farmaco di aggiungono quelli di Federfarma.
I rappresentanti dei titolari di farmacia paventano una nuova
stangata per la categoria e puntano lindice su unindagine
di Altroconsumo relativa ai prezzi dei farmaci di fascia A
Il
5% del prezzo di tutti i farmaci rimborsati dal Ssn : è
quanto lAgenzia del farmaco ha stabilito che si tagli
per recuperare parte della spesa farmaceutica ancora fuori controllo.
Ma non basta: sempre ai produttori verrà applicato uno
sconto dello 0.6% sul prezzo rideterminato, che sostituisce
il precedente. Questo provvedimento, già in vigore dal
1 ottobre, servirà a recuperare circa 800 milioni dei
tre miliardi di risparmi che si intendono realizzare con lintero
pacchetto della manovra di bilancio in tutto il comparto sanitario.
Tali misure, ferme restando quelle in atto per il recupero dello
sfondamento 2005 - si legge in una nota dellAIFA - lasceranno
i prezzi così ridefiniti fino al completo recupero del
disavanzo di spesa accertato per lanno 2006 e a tale scopo
è prevista una verifica entro il 15 febbraio 2007. Le
nuove misure si applicano con le stesse modalità della
precedente manovra, precisa lAIFA, e non toccheranno i
cittadini, come assicura la stessa Agenzia ricordando che: il
provvedimento mantiene invariata la possibilità di accesso
ai farmaci garantendo la rimborsabilità da parte del
Ssn di tutti i medicinali per la cura di patologie gravi
e croniche. Il provvedimento - spiega ancora lAIFA
- si è reso necessario poiché nonostante la manovra
di contenimento della spesa adottata lo scorso luglio con la
revisione selettiva del Prontuario Farmaceutico Nazionale, per
fine anno si registra una previsione di sfondamento complessivo
quantificato in oltre 800 milioni di euro per la quota del 60%
che la legge pone a carico dei soggetti privati. Nei primi sei
mesi del 2006 rispetto allanalogo periodo del 2005, infatti,
si è verificato un incremento di spesa pari al 10.8%.
Nella stessa seduta, inoltre, il Cda ha dato mandato al direttore
generale di individuare e formulare entro il 15 febbraio 2007
misure strutturali per il governo della spesa per lanno
2007. Lattuazione sin dal primo ottobre 2006 della manovra
licenziata - aggiunge lAIFA - consentirà di ripianare
in minor tempo lo sfondamento 2006 evitando che nel 2007 possa
verificarsi un disavanzo complessivo tale da richiedere ladozione
di ulteriori misure particolarmente severe di contenimento.
Il dissenso
Le reazioni, però, non si sono fatte attendere, e anche
abbastanza virulente. La più seccata, come era prevedibile,
è quella di Farmindustria, anche perché si trova
a fronteggiare la terza delibera dellAIFA in tre mesi
che colpisce i fatturati dellindustria farmaceutica. Con
questa ultima manovra a carico di un settore con prezzi già
mediamente inferiori del 20% rispetto alla UE, come riconosciuto
dallo Studio dellUniversità Bocconi Cergas - ha
spiegato lassociazione delle imprese del settore in una
nota - si avrà un ulteriore taglio compreso tra l11%
e il 21%, portando fino al 40% la differenza con i prezzi dei
principali Paesi europei. Con questi nuovi costi pubblici
scaricati sulle spalle delle imprese, ha tenuto a precisare
Farmindustria, vengono di fatto annullate le premesse
per la realizzazione dei contratti di programma che prevedono
2 miliardi di investimenti in tre anni, con conseguenze negative
sui bilanci delle aziende, sulloccupazione e sulla competitività
di unindustria che ha il 60% di export e vive sulleconomia
della conoscenza.
La manovra spaventa anche Assobiotec, lAssociazione di
Federchimica che riunisce le imprese biotecnologiche italiane.
Al riguardo il suo presidente Roberto Gradnik ha dichiarato:
La riduzione indiscriminata del 5.6% del prezzo al pubblico
dei medicinali approvata dallAIFA rischia di affossare
la ricerca biofarmaceutica in Italia. Comprendiamo bene la necessità
di ridurre il disavanzo legato alla spesa farmaceutica per il
2006 e contestualmente evitare il cumulo di possibili disavanzi
nel 2007. Ma ciò non può e non deve avvenire a
scapito di prodotti altamente innovativi quali sono i farmaci
biotech, perché si rischia di far naufragare la ricerca.
Mentre da una parte si continua a sostenere che il nostro Paese
ha bisogno di ritrovare slancio e competitività - continua
il presidente di Assobiotec - dallaltra lAIFA interviene
indiscriminatamente in campo farmaceutico, penalizzando in questo
modo anche il settore delle biotecnologie, che ha già
dato ampia dimostrazione di giocare un ruolo cruciale nella
tutela della salute dei cittadini, costituendo già oltre
il 40% delle nuove autorizzazioni di farmaci.
Lauspicio dellAssociazione delle imprese biotecnologiche
è che il Governo intenda tutelare linnovazione
già a disposizione sul mercato, evitando (come
già prevedeva un ordine del giorno votato allunanimità
dalla Camera lo scorso dicembre) di penalizzare medicinali altamente
innovativi e impiegati per il trattamento di patologie prima
incurabili, che per la maggior parte sono dispensati in ospedale.
Secondo Gradnik così si compromette un immenso potenziale
di ricerca che sta riportando il nostro Paese nellalveo
delle nazioni più innovative, visto che con i suoi 30
farmaci biotecnologici in fase di sviluppo clinico vanta risultati
superiori a quelli della Germania.
A queste lamentele si aggiungono quelle di Assogenerici, che
boccia la manovra AIFA definendola incoerente e inefficace.
Le imprese del farmaco, secondo quanto annunciato da Farmindustria,
ricorreranno in tutte le sedi competenti compresa la Corte di
Giustizia Europea in quanto, soprattutto per i farmaci
ceduti alle ASL - hanno tenuto a spiegare gli imprenditori -
sono in vigore contratti stipulati con gara pubblica realizzata
al massimo ribasso, con pagamenti mediamente a 360 giorni. I
tagli dellAIFA colpiscono i prezzi così contrattati
a forniture già eseguite e in essere.
Farmindustria ritiene che tali decisioni, prese tra laltro
sulla base di dati di spesa non conosciuti e verificabili siano
incompatibili con lo sviluppo del settore e con il mantenimento
degli insediamenti produttivi e di ricerca.
Lo scontento di Federfarma
Se i produttori piangono neanche i farmacisti hanno la possibilità
di stare tranquilli. È vero, la manovra al momento li
ha risparmiati, ma quella inchiesta sui prezzi dei medicinali
apparsa sulla rivista Altroconsumo, secondo la quale i prezzi
dei farmaci di fascia A in Italia sarebbero i più alti
dEuropa, e la causa sarebbe lalto costo della distribuzione
intermedia e finale, cioè grossisti e farmacie, non lhanno
proprio mandata giù. Federfarma obietta che lindagine,
che ha riguardato 19 farmaci sulle 4.707 confezioni di fascia
A, contraddice quanto da sempre sostenuto dalle stesse
associazioni dei consumatori, dalle industrie farmaceutiche
e dallAIFA, e cioè che i prezzi dei farmaci di
fascia A sono tra i più bassi dEuropa e che, proprio
per compensare ciò, è stato permesso alle industrie
di aumentare liberamente i prezzi dei farmaci di fascia C, che
oggi sono tra i più alti dEuropa. Federfarma
teme una campagna volta a direzionare ulteriori prese di posizione
governative.
Solo per i farmaci commercializzati a partire dal gennaio 2004,
obietta Federfarma in unarticolata risposta, i prezzi
sono stabiliti mediante contrattazione tra produttori e Agenzia
del Farmaco. Per quanto riguarda i guadagni delle
farmacie, questi sono fissati per legge nella misura del
26.70% del prezzo del farmaco, spiegano i farmacisti,
cui si somma lo sconto che sono obbligati a praticare al Ssn
e che pesa loro per oltre 700 milioni di euro lanno, riducendo
il margine di una farmacia media al 18.70%. Per i farmaci più
costosi il margine è appena del 7.70%, e infatti la legge
Finanziaria sembra averli per il momento risparmiati. Ma chissà
che proprio linchiesta, come temuto dalla stessa Federfarma,
direzioni ancora una volta la forbice pubblica verso questi
stessi margini, già più volte ridimensionati.