Editoriale
Verso una medicina della partecipazione?
Dopo
lisolamento centralista e lubriacatura regionalista,
oggi la nuova tendenza della politica italiana torna a parlare
di partecipazione. Come spesso è accaduto negli ultimi
anni, è la salute a funzionare da apripista e lo testimoniano
i recenti interventi del ministro Livia Turco prima della ripresa
a pieno regime dei lavori dellesecutivo. Partecipazione
dei cittadini alla spesa, maggiore partecipazione dei professionisti
alla gestione, compartecipazione delle Regioni al sostegno dei
livelli essenziali dassistenza. Sulla salute degli italiani
si gioca la partita legata su come sapranno interagire i vari
soggetti istituzionali e professionali che compongono la complessa
macchina della sanità.
I medici di famiglia dovranno imparare a lavorare sempre più
insieme, dentro o fuori dalle Case per la Salute: dovranno gestire
insieme budget sempre più articolati ed essenziali, rinterpretare
i modelli generali in formule locali compatibili e sostenibili,
ma anche, come dimostrano alcune delle esperienze concrete,
ascoltare i bisogni di salute e monitorare le proprie risposte,
facendo dellaudit reciproco uno stile di vita e di lavoro.
Le strutture sanitarie dovranno cominciare a imparare le une
dalle altre, non soltanto per promuovere la best clinical
practice, ma addirittura i costi migliori, prendendo,
per esempio, come spesa di riferimento per una prestazione quella
della Regione in cui essa abbia la massima efficacia. Anche
le istituzioni dovranno imparare a cooperare, a partire da emergenze
molto concrete come si preannuncia, per esempio, per il fondo
nazionale per
la non-autosufficienza. Secondo le ultime informazioni diffuse
dallo stesso ministro il fondo sarà nazionale, ma cofinanziato
dalle Regioni, sarà gestito dai patti territoriali, quindi
da Comuni e Asl. Per il sistema dei Lea poi si guarda a una
rete di controlli che non dia norme e vincoli alle Regioni,
ma permetta di valutarne leffettiva rispondenza ai bisogni.
Naturalmente da attuare tra tutti i livelli istituzionali, gestionali
ed erogatori coinvolti.
Chi invoca la partecipazione sono innanzitutto le Regioni: vogliono
sottoscrivere un patto per un efficace governo della spesa pubblica,
a partire dalla sanità, in cui ciascuno si assuma le
proprie responsabilità per il finanziamento adeguato
dei Lea.
In altre parole chi spende troppo paghi, ma anche chi promette
eroghi, arretrati e fondi per i rinnovo convenzionali compresi.
Ma è più che normale chiedersi e più che
legittimo dubitare se sarà proprio a partire da queste
poche semplici certezze che la stagione che ci aspetta si potrà
annunciare come una vera nuova epoca per il tutto sistema, medici
e cittadini compresi.