M.D.
numero 22, 14 giugno 2006
Diario
ambulatoriale
Il lavoro in team in medicina di famiglia
- Cronaca di una settimana
di Giuseppe Maso, Medico di famiglia - Venezia, Responsabile
Insegnamento Scuola di Medicina di Famiglia, Università di Udine
Alessandra Semenzato, Infermiera di famiglia - Venezia, Docente
Scuola di Medicina di Famiglia, Università di Udine
Lunedì
Quando
si apre la porta dello studio compare un giovane uomo, elegante,
in completo grigio e cravatta; laspetto è da manager,
rampante e vissuto.
Buongiorno, come mai qui? È successo qualcosa?
Sì dottore - mi dice con tono molto serio - ho
avuto un rapporto sessuale!. Come sarebbe? Non mi
sembra una malattia tanto grave.
La faccia del mio interlocutore, trentacinquenne, è preoccupata,
si vede che non è sereno e che ha paura. Larcano
si risolve quando mi dice che ha sentito dolore durante il rapporto
e il frenulo prepurziale si è un po strappato sanguinando
leggermente. Alla visita il frenulo appare corto ed è
sicuramente la causa del dolore.
Provvediamo a tagliarlo in anestesia locale; in un minuto il
problema è risolto. Compare il sorriso sulla faccia del
giovane manager; un adolescente con letà e il vestito
di un uomo daffari.
Martedì
Anna era venuta in studio in condizioni molto serie. Non si
reggeva in piedi, era denutrita e disidratata e respirava a
fatica. La conosco da moltissimo tempo. Ha cinquantatre anni,
vive da sola, è una grossa fumatrice e quando è
triste beve. È triste spesso, lho già curata
per depressione. Lei non si rende conto delle sue condizioni,
si fa viva ogni tanto e poi scompare per anni.
Ricompare per chiedere un ansiolitico, sempre abbronzantissima,
sempre molto truccata e con un vistoso rossetto sulle labbra.
Visitandola mi sono reso conto della sua importante difficoltà
respiratoria e della presenza molto probabile di un versamento
pleurico. Considerate le condizioni ho pensato fosse meglio
ricoverarla, ho preparato una lettera per il collega del pronto
soccorso in modo che potesse conoscere la situazione ambientale
e ho stampato la richiesta di ricovero pregando la paziente
di recarsi in ospedale in giornata.
Il giorno seguente mi ha telefonato in studio una sua collega
di lavoro, preoccupata perché Anna non ha risposto al
cellulare. Mi ha pregato di verificare se fosse davvero ricoverata,
anche lei laveva vista in brutte condizioni e conoscendone
il carattere aveva pensato alla possibilità che Anna
non tenesse in seria considerazione i miei consigli.
Ho chiamato gli ospedali della zona; non si era fatta viva.
Non rispondeva al telefono, mi sono recato al suo domicilio,
non rispondeva al campanello. Ho chiamato il 118, che ha chiamato
i pompieri, allertato unambulanza e avvertito i carabinieri.
Dopo dieci minuti dalla chiamata i pompieri mi avevano già
aperto la porta.
Anna era a letto, nuda, un posacenere stracolmo di sigarette
fumate, una boccetta di ansiolitico e un bicchiere sul comodino.
La casa era in condizioni pietose, sporcizia e polvere ovunque,
un odore acre di fumo, di vecchi avanzi di cibo e altro permeava
tutto lambiente.
Anna era confusa, rispondeva a sproposito e non si rendeva assolutamente
conto di cosa le stesse succedendo attorno. Ho telefonato in
ospedale, i colleghi stanno ancora effettuando accertamenti,
tra poco avrò sicuramente il quadro della situazione.
Non so cosa sarebbe successo senza la chiamata della sua amica
e se non mi fossi attivato subito.
Mi sono sentito orgoglioso di vivere in un posto in cui in pochi
minuti si attiva una così efficace organizzazione e ogni
volta penso a quante professionalità ci sono in campo
e a quanta brava gente ci sia in giro.
Mercoledì
Che il nostro ambulatorio potesse trasformarsi in una palestra
dapprendimento, non lavremmo mai pensato.
Da una settimana vediamo quotidianamente Roberto, giovane quarantenne,
capello lungo, fiero nel portamento e nello sguardo, che ha
una broncopolmonite. Per lui fermarsi è pressoché
impossibile, sempre dinamico, affronta tutto con fermezza; quasi
tutto. È terrorizzato dagli aghi, non ne ricorda il motivo,
ma dopo avere fatto il servizio militare, lidea di sottoporsi
a uniniezione lo manda letteralmente in panico.
Da alcuni giorni è costretto alla somministrazione dellantibiotico
per via intramuscolare: una vera prova di coraggio, che affronta
da disteso.
Ieri però ha dovuto accettare di restare in piedi, il
lettino era già occupato da un altro paziente. Mentre
stavo per fargli liniezione, per sciogliere la tensione
e per distrarre la sua mente da quel contingente, gli ho chiesto
di parlarmi del suo lavoro, del quale è molto orgoglioso.
Sei stata furba ieri. Lho capito solo quando sono
uscito, mi hai fatto parlare di proposito per ingannarmi. Comunque
è servito, perché non sono svenuto e solo quando
sono stato fuori mi sono reso conto che mi avevi fatto la solita
puntura. Pensare che ho fatto di tutto nella vita: jumping,
parapendio, mi sono buttato col paracadute, ma non riesco ancora
a vincere la paura degli aghi. Vediamo se alla fine di questa
cura ci riuscirò.
Giovedì
Sempre più spesso ci capita di vedere nel nostro ambulatorio
bambini ormai ventenni accompagnati dalle madri, che parlano
per loro.
La cosa che più ci sgomenta è la nostra impotenza
di fronte a un legame così vincolante e condizionante
per entrambi. Sono sempre madri molto dominanti, che non sanno
celare un amore possessivo, che imbriglia questi figli lasciandoli
crisalidi a vita. Ognuna di queste coppie, a suo modo, ha un
ideale di perfezione, autocontrollo ed edonismo, che si regge
sullesclusività del rapporto di dipendenza reciproca.
Oggi la madre di Enrico è venuta con lui a chiederci
urgentemente gli esami per il servizio di leva volontario. Alla
nostra richiesta di chiarimenti in merito agli impedimenti burocratici
e alle motivazioni personali di Enrico, la madre è sempre
intervenuta chiudendo di fatto la bocca al figlio irretito.
Abbiamo visto anche Gianluca, 23enne, che per tre giorni consecutivi
è venuto da noi accompagnato dalla mamma tanto preoccupata
per una reazione cutanea allergica da antibiotico. Nicola soffre
dasma e ogni volta che lo vediamo nel nostro ambulatorio
porta abiti stravaganti e diversi, pettinature eccentriche e
il più strano colore dei capelli, ma la mamma non manca
mai.
Assistiamo, insomma, a una messa in scena di drammi familiari
in cui i figli non riescono né a svincolarsi né
a crescere; li vediamo compressi in corpi di adulti ben educati,
pronti ad assecondare ogni perverso desiderio materno.
Venerdì
Margherita ha quasi dieci anni ed è accompagnata dalla
mamma. Si siede e si appoggia, come fosse stanchissima, sulla
mia scrivania. Il telefonino è appeso al collo e in mano
ha un aggeggio per videogiochi.
Dottore, le maestre mi dicono che la piccola ha difficoltà
a scuola, legge e non capisce il significato delle parole. Mi
dicono che è dislessica. Vorrei portarla da uno specialista,
anche se a dire il vero quelli già consultati mi dicono
che non ci sono problemi.
Prendo un giornale in sala dattesa, scelgo un articolo
facile e chiedo alla bambina di leggerlo. Non è dislessica,
legge come quelli che non hanno mai letto; a casa sua non esiste
un libro, nessuno legge e i genitori non hanno mai perso un
minuto per farla leggere. In compenso, utilizza molto bene il
telefonino e i videogiochi.
Sabato
Marco è un sessantenne molto attivo, anche sessualmente.
Ha una vita impegnata, si fa vedere poco. È venuto da
me circa un mese fa con una prostatite acuta; aveva febbre,
tenesmo rettale, disuria e una prostata aumentata di volume,
precisamente 144 cc. Lho trattato con antibiotici e cortisonici
per un paio di settimane con remissione della sintomatologia
e ho poi iniziato anche con una terapia per lipertrofia
prostatica, vista lecografia e considerato il quadro obiettivabile
alla palpazione.
Oggi la prostata ha un volume di 60 cc, è notevolmente
ridotta, la flogosi è scomparsa e probabilmente si ridurrà
ulteriormente.
Caro dottore, ora posso dirglielo, questi risultati eccezionali
sono dovuti alla riflessoterapia. Ho una mia amica, cassiera
ai grandi magazzini, che mi massaggia i piedi due volte alla
settimana; mi ha promesso che la prostata calerà ancora
e considerato quanto ha fatto finora per me, sono sicuro che
succederà.