Editoriale
I medici, la sanità e il nuovo Parlamento
Nel nuovo Parlamento ci sono meno medici
che nella scorsa legislatura: il 30% in meno per un totale di
53 parlamentari, dei quali 41 alla Camera e 12 al Senato. I
12 medici senatori sono stati eletti nelle liste di Forza Italia
(4), Democrazia e Libertà (3), Democratici di sinistra
(2), Lega Nord (2) e Udc (1), mentre i Comunisti italiani hanno
eletto al Senato un infermiere. Alla Camera i 41 medici eletti
provengono dalle liste dell Ulivo (15), Forza Italia (10), An
(4), Udc (4), Udeur (2), Dc-nuovo Psi (2), Comunisti italiani
(1), Rifondazione comunista (1), Verdi (1), Italia dei Valori
(1).
Una presenza bipartisan, dunque, che non dovrebbe ostacolare
il tentativo di Amedeo Bianco, presidente dellOrdine dei
Medici, di incontrarli per chiarire loro le priorità
della professione e della sanità italiana. Se si farà
una grande politica, fatta di scelte significative,
secondo Bianco, la rappresentanza professionale potrebbe essere
comunque più che sufficiente ad appoggiarle e implementarle.
Ma le responsabilità che i parlamentari dovranno affrontare,
in tema di salute dei propri cittadini e dei servizi sanitari,
sono molteplici e molto gravose.
La prima, almeno nelle preoccupazioni della FNOMCeO, è
ricevere adeguata considerazione al fatto che oltre il 70% dei
medici italiani lavora per il servizio pubblico.
Certo, le difficoltà economiche del Paese e i problemi
di sostenibilità non sono più rimandabili nella
considerazione generale. Accanto, però, alla necessità
di mantenere al sistema le sue caratteristiche di equità,
garantendone laccessibilità, non si può
più ignorare la necessità di qualificare sempre
di più la professione, soprattutto attraverso la formazione:
antropologia, comunicazione, etica, gestione delle risorse sono
nuove discipline che aiuterebbero molto ladattamento nel
sistema dei nuovi medici, e soprattutto la loro focalizzazione
rispetto a una identità di relazione e di sistema in
continuo mutamento.
È chiaro però che servono più risorse,
come non ha mancato di ricordare al nuovo esecutivo il segretario
della Fimmg Mario Falconi, perché la questione del territorio
non può rimanere leterna incompiuta
della sanità italiana. I medici lo hanno imparato sulla
propria pelle: non esiste in natura un Governo amico, perché
tutti vanno verificati alla distanza e nel concreto delle proprie
iniziative. Neanche i ministri-medici si sono rivelati essere
di per sé una garanzia di aderenza ai temi
e agli impegni presi. Ordine, sindacati e imprese, mai come
in questa legislatura dovranno contare sulle proprie forze e
marcare a stretto contatto maggioranza e opposizione. Per i
cittadini, per la loro salute e anche per se stessi.