M.D.
numero 17, 10 maggio 2006
Prevenzione
Screening per il cancro del colon-retto:
il coinvolgimento della medicina generale
di Cesare Tosetti, Enzo Ubaldi, Alberto Bozzani, Andrea Salvetti,
Maurizio Cancian - Area Gastroenterologica e Area Oncologica,
SIMG
Qual è lo stato delle attività di medicina
generale negli screening per il CCR in Italia? Da un’indagine
conoscitiva risulta che nelle iniziative in atto il coinvolgimento
è ancora parziale. È auspicabile che questo atteggiamento
si modifichi, affinché si possano produrre risultati
adeguati in termineno di guadagno di salute dei cittadini
Lo
screening per il cancro del colon retto (CCR) è uno
dei tre interventi (assieme allo screening radiografico per
il tumore della mammella e al Pap test per il tumore uterino)
riconosciuti efficaci nella prevenzione secondaria in oncologia.
Infatti lo screening per il CCR risponde ai requisiti richiesti
per queste attività in quanto esiste un precursore
neoplastico (l’adenoma) che può essere individuato
anche nella popolazione asintomatica con tecniche accettabili
dal punto di vista applicativo.
Queste tecniche sono rappresentare dalla ricerca del sangue
occulto fecale (SOF) e dall’endoscopia.
La ricerca del SOF, ripetuta annualmente o biennalmente,
ha dimostrato di poter determinare una riduzione della mortalità,
mentre dal punto di vista endoscopico sono proposti sia la rettosigmoidoscopia
(che esplora la sede della maggior parte delle lesioni) che
la pancolonscopia (esame più complesso e invasivo, ma
che permette la visualizzazione anche del colon prossimale).
Altre caratteristiche che differenziano uno screening da altri
interventi occasionali per la promozione della prevenzione (case-finding)
consistono nella complessa organizzazione di sanità pubblica,
che permette di offrire il servizio all’intera popolazione
piuttosto che a gruppi selezionati (generalmente più
sensibili alla prevenzione), e al solido controllo delle procedure
tramite un centro organizzativo, che è responsabile non
solo delle fasi di promozione e diffusione, ma soprattutto della
verifica della qualità dell’intero sistema.
Inoltre, questa complessa organizzazione permette di registrare
i risultati ottenuti da ogni fase del processo, permettendo
non solo di disporre di indicatori, ma anche di fornire
dati utili dal punto di vista scientifico-sanitario.
Le autorità sanitarie e le organizzazioni scientifiche
internazionali da tempo hanno indicato nello screening per
il CCR un impegno irrinunciabile per la sanità pubblica
e finalmente queste indicazioni sono state recepite a livello
nazionale con una serie di iniziative che hanno condotto all’inserimento
di questa attività nella programmazione regionale.
Comunque le diverse realtà regionali hanno avviato, o
stanno avviando, programmi che si differenziano tra loro a livello
organizzativo, basandosi spesso su iniziative o sperimentazioni
precedentemente intraprese in sedi locali.
Ruolo e contributi della medicina generale
Un aspetto rilevante riguarda il coinvolgimento della medicina
generale in questi programmi. Lo screening non è un intervento
né di medicina generale né specialistico, ma un
complesso intervento di sanità pubblica nel quale i due
ambiti sono chiamati a fornire ciascuno il proprio peculiare
contributo.
Se per la medicina specialistica questo consiste nel fornire
attività di differenti livelli secondo standard di qualità
ben precisi, per la medicina generale il compito principale
è quello di porsi come interfaccia iniziale con l’utente,
visto che l’organizzazione è fornita da un anonimo
centro di controllo.
Tabella
1 - Attività della medicina generale nello screening
per il CCR |
Attività
precedente all’avvio dello screening
• Pulizia liste (diagnosi di CCR o adenomi, identificazione
pazienti a rischio elevato, endoscopie e/o rx clisma
opaco effettuati <5 anni; SOF effettuati <2 anni)
• Firma lettera invito
• Partecipazione campagna promozionale
• Partecipazione a seminari multidisciplinari di formazione
Attività di supporto al
primo livello dello screening
• Counselling esecuzione test primo livello
• Distribuzione/assistenza materiale SOF o supporto
esecuzione colonscopia (uso farmaci, preparazione)
• Contatto con non responder agli inviti
Attività di supporto ai
livelli successivi
• Counselling pazienti (positivi/negativi) al test
di primo livello
• Supporto esecuzione colonscopia (uso farmaci, preparazione)
• Counselling pazienti (positivi/negativi) al test
di secondo livello |
Una
serie di attività proprie della medicina generale nell’ambito
dello screening del CCR è descritta nella tabella 1.
Le attività consistono nell’aiutare il cittadino
ad assumere decisioni consapevoli nelle diverse fasi dello
screening, attraverso l’attività informativa e
di counselling tipica della medicina di famiglia, ma anche nel
fornire contributi al centro organizzativo attraverso un’attività
iniziale di pulizia delle liste e di informazione su percorsi
già svolti.
Queste attività risultano estremamente importanti per
favorire la partecipazione allo screening e per evitare sprechi
di risorse, per selezionare la popolazione da invitare con criteri
che non tengano conto solo dell’età, traducendosi
in benefici dal punto di vista etico, economico e organizzativo.
Chiaramente questa attività richiede al Mmg di disporre
di archivi aggiornati e consultabili, e di dedicare il tempo
e le energie necessarie per svolgere i compiti di sua competenza.
Per questi motivi in molte sedi sono stati siglati accordi specifici
tra promotori dello screening e i Mmg, con eventuale provvisione
di compensi aggiuntivi.
Fotografia dell’attività sul territorio
Per verificare qual è lo stato attuale delle attività
di medicina generale all’interno degli screening per
il CCR in Italia, le Aree Gastroenterologica e Oncologica
della Simg hanno condotto un’indagine conoscitiva attraverso
le sezioni provinciali.
È stato possibile ottenere dati dall’80% delle province
italiane, dai quali risulta che un’attività di screening
per il CCR è in corso nel 43% delle province esaminate.
Da quasi tutte le province in cui è in corso lo screening
sono stati trasmessi dettagli organizzativi, che dimostrano
come nella maggior parte dei casi il test di primo livello proposto
è la ricerca di SOF, con esperienze isolate di offerta
come test di primo livello della colonscopia o mista endoscopia
+ SOF.
Il range di età dello screening è mediamente compreso
tra i 50 (sporadicamente 55 o 60) e i 70 anni (sporadicamente
65 o 75), con esperienze di colonscopia offerte ai cittadini
una sola volta al compimento del 58° anno.
Tabella
2 - Coinvolgimento della medicina generale negli screening
per il CCR |
Pulizia
liste
Firma lettera invito
Distribuzione materiale di screening SOF
Counselling test primo livello
Richiamo non responder
Counselling positivi test primo livello |
41%
50%
47%
55%
32%
55% |
Un
coinvolgimento della medicina generale è previsto nel
55% delle iniziative (tabella 2). Il coinvolgimento della medicina
generale risulta parziale in tutti i possibili campi di attività.
Questo risulta di scarsa comprensione per una figura che rappresenta
il fiduciario della salute del cittadino.
Se l’attività di couselling e collaborazione all’adesione
ai test risulta determinante per impedire che i possibili partecipanti
rinuncino o commettano errori che possano inficiare l’esecuzione
del programma, ancora più sorprendente risulta lo scarso
coinvolgimento nelle attività di promozione e diffusione
dello screening. Gli studi di medicina generale rappresentano
ambienti cui afferiscono quasi tutti gli assistiti e il rapporto
tra Mmg e cittadino è fondamentale nel promuovere questi
complessi interventi.
La distribuzione del materiale per il SOF avviene con
efficacia proprio nei servizi capillarmente diffusi nel territorio
(come gli studi medici o le farmacie) e attraverso personale
professionalizzato. L’aspetto ancora più specifico
riguarda la collaborazione nella pulizia delle liste, che sfrutta
i database degli studi di medicina generale per contenere i
costi, ridurre le liste di attesa, stratificare il rischio specifico
per ogni assistito sulla base dell’analisi personale e
familiare. Proprio quest’ultimo tipo di attività
rappresenta un valore aggiunto che gli organizzatori dello screening
sembrano volere tenere in molto ridotta considerazione.
Nella quasi totalità dei casi è previsto un feedback
diretto dei risultati dei test al Mmg da parte del centro organizzativo,
ma questo non sempre avviene.
Dato il recente avvio delle attività nella maggior parte
delle province, risultati di partecipazione e outcome sono disponibili
solo in aree in cui progetti erano stati attivati da tempo,
come certe aree del Veneto o della Toscana.
In questi casi si dimostra come un capillare supporto alla diffusione
del test di primo livello (fornita da medici, farmacisti o volontari)
è essenziale per raggiungere i livelli di partecipazione
desiderati.
È auspicabile che la progressione dell’esperienza
possa modificare questo atteggiamento di scarso coinvolgimento
della medicina generale, affinché il considerevole quantitativo
di risorse assorbito da un programma di questa valenza possa
produrre risultati adeguati in termine di guadagno di salute.