M.D.
numero 12, 11 aprile 2007
Ricerche
Sindrome metabolica e demenza
di Loes Zantkuijl*, Giuseppe Maso**, Peter Lucassen*, Claudio
Drago***, Alberto Marsilio***
* Dipartimento di Medicina di Famiglia, Università di Nijmegen
** Dipartimento Medicina di Famiglia, Università di Udine
*** Medici di Famiglia, Venezia
Una ricerca condotta su un campione di pazienti dementi ricoverati
in case di riposo ha indagato se la prevalenza di sindrome metabolica,
definita secondo i criteri della International Diabetes Federation,
sia maggiore di quella che si riscontra nel setting ambulatoriale
nella popolazione di pari età. Non è stata evidenziata
una significativa associazione tra demenza e sindrome metabolica,
ma lo studio pone interrogativi che sarebbero meritevoli di
approfondimento
La
demenza è purtroppo una condizione molto frequente: la
prevalenza nella popolazione con età maggiore di 65 anni
si aggira attorno all8%. La forma più comune di
demenza è quella di Alzheimer seguita da quella vascolare
(Qiu et al, 2005).
La sindrome metabolica è una sindrome caratterizzata
da obesità centrale associata ad almeno due dei seguenti
parametri: pressione arteriosa aumentata (non necessariamente
ipertensione), aumento della glicemia a digiuno (non necessariamente
diabete di tipo 2), trigliceridi aumentati e colesterolo HDL
diminuito (Alberti et al, 2005).
La sindrome si associa anche a uno stato pro-infiammatorio e
protrombotico (Eckel et al, 2005).
A questa costellazione di segni sono stati attribuiti anche
altri nomi come sindrome X, sindrome da insulino-resistenza,
quartetto mortale e sindrome obesità-dislipidemia
(Meigs, 2005).
Studi longitudinali di popolazione hanno dimostrato unassociazione
tra diabete e demenza (Biessels et al, 2006), tra obesità
e demenza (Whitmer et al, 2005; Kivipelto et al, 2005; Rosengren
et al, 2005) e tra ipertensione e demenza (Qiu et al, 2005),
mentre non esistono studi sui rapporti della demenza con il
pre-diabete, il colesterolo HDL ridotto o i trigliceridi aumentati.
In ogni caso tutti gli studi su ipertensione arteriosa e diabete
hanno preso in considerazione soggetti con valori di pressione
arteriosa e glicemia più alti di quanto sia previsto
dai parametri della sindrome metabolica.
Per questo abbiamo ritenuto interessante studiare la sindrome
metabolica, e non i suoi singoli componenti, come fattore di
rischio globale per la demenza.
Ci siamo posti la seguente domanda: la prevalenza di sindrome
metabolica nei pazienti dementi ricoverati in case di riposo
è maggiore di quella che si riscontra nei pazienti che
frequentano gli ambulatori di medicina di famiglia?
Materiali e metodi
Abbiamo confrontato la prevalenza di sindrome metabolica in
un gruppo di pazienti dementi con quella di un gruppo che normalmente
si reca nellambulatorio del medico di famiglia.
Oltre ai dati relativi alla sindrome metabolica sono stati raccolti
anche quelli relativi al tipo di demenza, al peso, allaltezza
e allindice di massa corporea (BMI).
Il campione dei pazienti affetti da demenza è stato formato
dagli ospiti di due Case di riposo in provincia di Venezia,
la cui condizione era stata diagnosticata, secondo i criteri
del DSM-IV, attraverso il Mini-Mental State.
I pazienti sono stati inclusi nello studio in ordine alfabetico;
sono stati esclusi tutti i pazienti gravi o in stato terminale.
Il gruppo di controllo è stato formato dai pazienti afferenti
per qualsiasi motivo a due ambulatori di medicina generale nei
dintorni di Udine.
Sono stati presi in considerazione tutti i pazienti confrontabili
per età e sesso con i pazienti con demenza.
Criteri per la diagnosi di sindrome metabolica
Nel nostro studio abbiamo usato la definizione dellInternational
Diabetes Federation (IDF) (Alberti et al, 2005), ritenendola
la più recente e la più utilizzata.
Una persona con sindrome metabolica deve presentare:
- obesità centrale: circonferenza addominale (valori
europei):
maschi „94 cm
femmine „80 cm.
Più almeno due dei seguenti fattori:
- trigliceridi aumentati:
„150 mg/dL (1.7 mmol/l)
o trattamento specifico per questa anormalità lipidica;
- colesterolo HDL ridotto:
<40 mg/dL (1.03 mmol/l) nei maschi
<50 mg/dL (1.29 mmol/l) nelle femmine
o specifico trattamento per questa anormalità lipidica;
- pressione arteriosa aumentata:
sistolica „130 mmHg o
diastolica „85 mmHg
-trattamento per ipertensione;
- glicemia a digiuno elevata:
„100 mg/dL (5.6 mmol/l)
o precedente diagnosi di diabete di tipo 2.
Misure
Circonferenza addominale
Per tutti è stato usato un metro a nastro flessibile
posizionato giusto sopra la cresta iliaca dopo una normale espirazione,
in posizione eretta e con le braccia lungo i fianchi. Quando
non è stato possibile in posizione eretta si è
proceduto con paziente disteso a letto.
Pressione arteriosa
È stata misurata a tutti i partecipanti allo studio,
comodamente seduti, con strumentazione elettronica. È
stato considerato il valore pressorio medio delle ultime due
determinazioni.
Trigliceridi, colesterolo HDL e glicemia a digiuno
I parametri sono stati rilevati a tutti i pazienti con demenza.
Per il gruppo di controllo sono stati presi in considerazione
i parametri registrati nelle cartelle ambulatoriali informatizzate
che non fossero più vecchi di nove mesi. Ai pazienti
con circonferenza addominale aumentata e con esami più
vecchi di nove mesi sono stati prescritti nuovi accertamenti.
Gli eventuali trattamenti per ipertensione arteriosa, anormalità
lipidiche o diabete sono pure stati rilevati, per entrambi i
gruppi, dalle cartelle ambulatoriali informatizzate.
Peso, altezza e BMI
Altezza e peso sono stati misurati rispettivamente in metri
e chilogrammi per calcolare il BMI dividendo il peso per il
quadrato dellaltezza.
Analisi
Per ciascun gruppo è stata calcolata e comparata la prevalenza
di sindrome metabolica.
Lo stesso è stato fatto per la malattia di Alzheimer,
la demenza vascolare e quella mista. È stata rilevata
la prevalenza di ogni singola anormalità metabolica componente
la sindrome metabolica e lo stesso è stato fatto per
il BMI. Sono state confrontate le anormalità metaboliche
con lobesità centrale.
Si sono evidenziate le differenze tra maschi e femmine, ma considerato
lesiguo numero dei primi, i due gruppi non sono stati
confrontati.
Pazienti
Sono stati inclusi nello studio tutti i 55 pazienti affetti
da demenza di due case di riposo in provincia di Venezia, cinquanta
femmine e cinque maschi. Nessuno di loro soddisfaceva i criteri
di esclusione, per cui tutti sono stati arruolati.
Il gruppo di controllo è stato formato da 55 pazienti
confrontabili per sesso ed età con i pazienti affetti
da demenza.
Questo campione è stato scelto in un ampio gruppo di
persone afferenti a due ambulatori di medicina generale nei
dintorni di Udine arruolati in uno studio epidemiologico per
la sindrome metabolica (Tiemessen et al, 2007).
Letà media del gruppo con demenza è stata
di 86.23 anni (86.8 per le femmine, 80.6 per i maschi) quella
del gruppo di controllo di 79.5 (79.3 per le femmine, 81.5 per
i maschi).
Risultati
Come si può osservare in figura 1, la prevalenza di sindrome
metabolica nel gruppo con demenza è stata di 47.3% (95%
CI, 34.1-60.5). La prevalenza nel gruppo di controllo è
stata del 54.5% (95% CI, 41.4-67.7).
Non è stata evidenziata associazione significativa tra
demenza e sindrome metabolica (demenza di Alzheimer c2=0.93,
demenza vascolare c2=0.29, demenza mista c2=0.002)
Nella tabella 1 sono indicate le singole anormalità metaboliche.
Interessante è la prevalenza dellobesità
centrale nel gruppo con demenza, essa è significativamente
più bassa di quella nel gruppo di controllo (c2=16.42).
Lobesità centrale è la caratteristica principale
della sindrome metabolica, non sorprende quindi che questa abbia
una prevalenza inferiore nei soggetti dementi. È stato
preso in considerazione il BMI per evidenziare quante persone
con obesità centrale fossero anche obese. Come si può
vedere in tabella la prevalenza di obesità è molto
minore di quella della sindrome metabolica.
Se consideriamo il peso e laltezza media è evidente
come laltezza sia mediamente sovrapponibile nei due gruppi
(158 cm per il gruppo con demenza e 157 cm per il gruppo di
controllo) mentre il peso medio differisca di più di
dieci chilogrammi (54.3 kg nel gruppo con demenza contro i 67.4
kg del gruppo di controllo).
La
figura 2 mostra una significativa differenza (c2=10.53) nella
prevalenza di ipertrigliceridemia tra il gruppo di pazienti
con demenza e quelli senza.
Tra i due gruppi vi è differenza significativa anche
per quanto riguarda il riscontro di colesterolo HDL basso (c2=9.63)
e il BMI „30 (c2=6.46). In altre parole la demenza si associa
a una minore prevalenza di obesità centrale, obesità
(BMI „30) e ipertrigliceridemia e con una maggiore prevalenza
di colesterolo HDL basso.
La tabella 2 non evidenzia soltanto le differenze tra i vari
gruppi per lobesità centrale, ma mostra anche la
diversità per le anormalità metaboliche legate
alla sindrome metabolica.
I pazienti con obesità centrale e dementi hanno il 66.7%
di possibilità di avere la sindrome metabolica contro
il 54.5% dei pazienti del gruppo senza demenza.
Discussione
La malattia di Alzheimer e la demenza vascolare sono caratterizzate
da un quadro ipometabolico, e pressione arteriosa, BMI e glicemia
più bassi (Kalmijn et al, 2000). Anche nel nostro studio
trigliceridi, BMI e obesità centrale sono risultati nei
soggetti dementi significativamente più bassi.
Se studiassimo quindi la prevalenza della sindrome metabolica
solo nei pazienti dementi avremmo sicuramente una sottostima
del fenomeno. Non possiamo sapere quanti dei nostri pazienti
con demenza presentassero in passato la sindrome metabolica.
Per studiare un rapporto tra sindrome metabolica e demenza sarebbe
quindi più utile uno studio caso controllo che possa
fornire informazioni relative ad anni precedenti linsorgenza
della demenza, poiché questo stato ipometabolico inizia
precocemente in uno stadio pre-clinico. Bisognerebbe altresì
seguire per molti anni una coorte di pazienti con sindrome metabolica
in uno studio prospettico e registrare lincidenza della
demenza confrontandola con quella di un gruppo senza sindrome
metabolica.
Anche il gruppo di controllo di questo studio non rappresenta
propriamente la popolazione normale; esso è formato da
pazienti che si sono recati in ambulatorio per qualsiasi motivo,
tra questi ovviamente ci sono anche quelli che hanno bisogno
di controlli periodici per diabete o ipertensione.
Nello studio mancano quindi i pazienti che non si sono recati
dal medico e che non presentavano alcun problema.
Ci può essere quindi una sovrastima della prevalenza
della sindrome metabolica nella popolazione generale. È
da considerare anche che tutti i pazienti dementi sono stati
reclutati in casa di riposo e potrebbe essere che i dementi
studiati a domicilio possano presentare un quadro differente.
Non sono stati considerati scolarità, fumo, uso di alcol,
familiarità, malattie cardiovascolari che avrebbero potuto
fornire maggior informazioni.
Bisogna aggiungere che una delle caratteristiche della demenza
e della pre-demenza è la perdita di peso e probabilmente
(forse) la perdita anche della sindrome metabolica.
In ogni caso i dati forniti da questo studio non mostrano unassociazione
tra demenza e sindrome metabolica, ma considerati i limiti metodologici
menzionati, per avere una risposta certa dovremmo mettere in
atto altri tipi di studi.
Dobbiamo aggiungere che esiste ancora una grande discussione
sulla sindrome metabolica:
-
È
una sindrome o una enumerazione di fattori di rischio?
-
È necessario etichettare i pazienti usando questa dicitura?
-
Non
siamo sicuri che linsulino-resistenza sia la causa unificante,
ci sono dubbi che essa sia realmente un marker di rischio
cardiovascolare e ci si chiede spesso perché non vengano
presi in considerazione altri fattori di rischio (Kahn et
al, 2005).
Il
trattamento della sindrome metabolica non differisce dal trattamento
di ogni suo componente, ciò rende poco chiaro il valore
diagnostico della sindrome stessa, visto che i medici continuano
a trattare tutti i fattori di rischio cardiovascolare senza ovviamente
pensare se essi incontrano o meno i criteri diagnostici della
sindrome.
Che tutti questi fattori di rischio siano anche fattori di rischio
per la demenza è ancora tutto da dimostrare e per questo
sono da mettere in cantiere altri studi.
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