M.D. numero 7, 1 marzo 2006

Il caso
Campania: le ricadute della devolution sui Mmg
di Rebecca Lamini

Prendiamo la Finanziaria 2005, che ha stabilito che le Regioni in deficit economico debbano raggiungere il pareggio dei conti sanitari a tutti i costi, pena lo stop ai trasferimenti da parte dello Stato. Mettiamo che una delle Regioni tra le più indebitate d’Italia cerchi di correre ai ripari con tagli sistematici a tutti i capitoli di bilancio e il caso è così servito: in Campania i Mmg, infatti, stanno rischiando di finire schiacciati tra riduzioni di budget decise sulla loro testa, e i cittadini, ai quali sono chiamati a negare prescrizioni e prestazioni. Da questo pericolo nasce la voglia di una rappresentanza diversa: un sindacato più presente, frontale, propositivo, che rifletta sui modelli di salute e offra garanzie più chiare di intervento. Un caso che interroga l’Italia, tra diritti e devolution


T
utto è cominciato, come in altre parti d’Italia, con la legge 311/2004, meglio conosciuta come Legge Finanziaria del 2005, (art. 1, comma 173), che ha incrementato il Fondo sanitario nazionale, ma ha subordinato l’accesso delle Regioni al ripiano dei deficit degli anni passati, al rispetto di una precisa intesa tra lo Stato e le Regioni. La corsa al rialzo dei costi andava contenuta: quale risposta migliore che ridurre i costi attraverso un sistema di tagli da indicare all’amministrazione centrale con dovizia di particolari? La Finanziaria, integralmente recepita dall’accordo Stato-Regioni del 23 marzo 2005, ha messo alle strette tutte le Regioni, ma in particolare quelle con lo sfondamento dei conti più evidente.

Tabella 1 - Tutti i tagli all’assistenza sanitaria campana

La delibera 1843 del 2005 prevede per la medicina di base una riduzione del costo del 9% nel triennio 2006-2008, di cui: -2%
nel 2006 rispetto al 2004, -3% nel 2007 rispetto al 2006 e -4% nel 2008 rispetto al 2007.
Per i prodotti farmaceutici il Consiglio regionale ha deciso di non ammettere nessun incremento nel 2006, nel 2007 e nel 2008, rispetto al livello dei costi raggiunto nell’esercizio 2004.
Anche per la farmaceutica convenzionata la delibera prevede una riduzione del 18% nel triennio 2006-2008, di cui: -10% nel 2006 rispetto al 2004, -6% nel 2007 rispetto al 2006 e -3% nel 2008 rispetto al 2007.
E la formazione è un’altra vittima eccellente dei tagli: per essa si prevede una riduzione del 25% tra 2006-2008, di cui: -5% nel 2006 rispetto al 2004, -10% nel 2007 rispetto al 2006 e -12% nel 2008 rispetto al 2007.
Per raggiungere questi obiettivi numerici la delibera dispone per
la farmaceutica convenzionata e l’assistenza sanitaria acquistata dai Centri erogatori provvisoriamente accreditati:
• apertura di una farmacia pubblica in ogni distretto sanitario;
• potenziamento della distribuzione diretta;
• evitare che le farmacie convenzionate eroghino farmaci in anticipo, su indicazione degli specialisti, con acquisizione solo successiva delle ricette dei Mmg.
Si prevede la fissazione di un budget dei singoli medici prescrittori a livello di distretto sanitario per:
• assistenza farmaceutica;
• assistenza specialistica e riabilitativa, ambulatoriale, semiresidenziale e residenziale;
• patologia: diabete;
• assistenza ospedaliera.

Fonte: Regione Campania

La Giunta Regionale campana, dopo aver ripartito con la delibera n. 1215 del 23 settembre 2005 alle Aziende Sanitarie Locali ed Ospedaliere il Fondo Sanitario 2005 per la spesa corrente indistinta, ha rilevato un grado di copertura dei costi 2004 pari, mediamente, all’82% dei costi. Un campanello d’allarme che ha fatto sì che per il 2005 la Regione, secondo quanto previsto dalle nuove disposizioni, ha proceduto a farsi inviare i preconsuntivi dell’anno da tutte le Aziende Sanitarie Locali, e delle Aziende Ospedaliere del territorio. E i preconsuntivi hanno indicato per l’esercizio 2005 un disavanzo di circa 1,57 miliardi di euro. Per correre ai ripari la Giunta regionale campana, con la delibera 1843 del 2005, pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione del 2 gennaio 2006, è intervenuta procedendo a tagli percentuali molto dettagliati su tutti i capitoli della spesa sanitaria. Ospedali, presidi, farmaci, tutti le voci d’uscita sono passate attraverso le maglie strette della delibera uscendone fortemente decurtati. I tetti di spesa e i budget dei costi delle aziende del servizio sanitario regionale sono stati aggiornati in modo da ridurre la spesa sanitaria del 13.4% nel triennio 2006-2008, di cui almeno il 6.5% nel 2006, rispetto al livello dei costi raggiunto nel consuntivo dell’esercizio 2004.
Ma la delibera ha penalizzato fortemente anche una delle voci che, a livello nazionale, assorbe meno risorse: la medicina di famiglia (tabella 1).

Medici di famiglia in rivolta


Alla disposizione regionale hanno già fatto sponda le iniziative di diverse Asl: Napoli 3, per esempio, era già partita con una circolare attuativa della delibera che minacciava i Mmg che non fossero stati disposti a rispettare limiti nelle prescrizioni, di immediate penalizzazioni nei compensi. L’Asl Caserta 1, invece, secondo la denuncia pubblica fatta dal presidente dello Snami provinciale Pasquale Orlando, aveva cominciato a distribuire i ricettari col contagocce, limitando le prescrizioni a monte. È scoppiata così una rivolta tra i Mmg campani, guidati in prima linea dalla nuova rappresentanza sindacale Cumi-Unamef , che a livello nazionale oggi rappresenta circa 7mila medici e a Napoli e provincia conta all’incirca gli stessi iscritti del sindacato più rappresentativo, la Fimmg.
“È segno - spiega Giuseppe Tortora, Presidente nazionale Cumi-Unamef - che c’è desiderio da parte della base di avere un punto di riferimento alternativo. I colleghi sono stufi di un accordo pessimo che non ha trovato una definizione regionale migliorativa, hanno paura del loro futuro perché la parte normativa della convenzione li penalizza e perché non sanno come parare il colpo di una devolution che è chiaro che danneggia per prima la medicina generale”. La dura opposizione nasce dal fatto che “tagli all’impazzata di questo genere, che saranno impopolari - spiega Tortora - andranno comunque a ricadere contro il terminale più vicino ai cittadini, il medico di famiglia. Se alcune scelte sono fatte dalla politica in totale autonomia e senza consultarci, è la politica a doversele assumere, spiegando ai cittadini che non può più assicurare alcune prestazioni, invece di imporle attraverso la medicina di famiglia. La delibera campana, infatti, non spiega come applicherà i tagli che propone, e dunque la tentazione che molte Asl hanno avuto è stata quella di affidare il tutto al Mmg, obbligato attraverso tetti e decurtazioni dei compensi”.
Dopo la rivolta a mezzo stampa l’assessore regionale alla Sanità Angelo Montemarano ha riconvocato i Mmg. Ma il caso campano non può che parlare a tutta l’Italia della medicina di famiglia. “Non possiamo discutere di risparmi - sottolinea ancora Tortora - se i livelli integrativi della convenzione, quelli che più guardano all’appropriatezza, non sono mai stati esaminati concretamente. Un vecchio accordo regionale, firmato dal segretario generale della Fimmg, si è rivelato un bluff, non ha portato nulla nelle tasche dei medici e non è stato mai applicato. Ora che ci siamo costituiti come sindacato autonomo chiederemo alla Fimmg di assumersi le proprie responsabilità, quelle dell’immobilismo, e chiederemo all’assessore di portare sul tavolo le nostre proposte”.
L’obiettivo: avere una sanità che tenga conto della risoluzione delle patologie più forti nel territorio. Screening per le patologie epatiche, per i tumori, attivazione dell’assistenza domiciliare integrata per risparmiare attraverso la prevenzione, ma anche il ticket solo per i cittadini più abbienti. “È con lo studio degli sprechi e la prevenzione che si fa economia”, sostiene Tortora. E la risposta della Regione sembra non si farà attendere.