M.D.
numero 5, 15 febbraio 2006
Dibattito
Una convenzione su misura per medici arrivati
di Pasquale Misciagna, Medico di medicina generale
e di continuità assistenziale, Gravina (BA)
In merito alla lettera aperta del collega Paolo Barbagli
(M.D. 2005; 37: 12) al segretario della Fimmg Mario Falconi
e alla risposta di questultimo (M.D. 2005; 38: 7) avrei
da precisare e da aggiungere alcune cose.
Titolare di Convenzione per la Continuità Assistenziale
(CA), da poco più di tre anni sono anche medico convenzionato
per la medicina generale con circa 200 scelte. Premesso che
faccio il medico da oltre 20 anni, mi sono sempre occupato di
cose inerenti la professione sia dal punto di vista ordinistico,
sia dal punto di vista sindacale in anni più recenti,
ma poi ho mollato. Sono un attento lettore di questioni medico
professionali e in questambito mi sono letto attentamente
anche lultima convenzione e anche tutto quello che ha
preceduto e seguito il distocico parto della stessa.
Il
nuovo ACN in medicina generale è a immagine e somiglianza
di medici cinquantenni arrivati, massimalisti o con congruo
numero di assistiti, piena di pali e paletti a difendere i diritti
di chi ha già molto e se possibile possa avere di più,
basti guardare quanto succede in Calabria, o quanto proposto
in Toscana a margine degli accordi regionali circa laccesso
alla professione, senza poi dimenticare tutte le vicissitudini
legate allaccesso alla professione registrate nellultimo
decennio: non corsisti, corsisti, in possesso di attestato,
privi di attestato ma equipollenti (a che?), inseriti in graduatoria,
ma privi di diritti acquisiti, mezzo posto a me, mezzo posto
a te, no è mio perché ho lattestato, no
è mio e via per tribunali, grazie anche ai tanti che
di queste cose si occupano, ai tanti che si preoccupano di dettare
le norme convenzionali, ai tanti che damblé si
sono ritrovati professoroni, todos caballeros perché
allinterno della casta, mentre gli altri, quelli buoni
e utili fino al giorno prima, allimprovviso si sono trovati
paria del sistema.
E che dire di quello che succede in Continuità Assistenziale:
scomparsa la possibilità con 500 scelte di conservare
mezzo incarico; le ore aggiuntive da destinare in attività
istituzionali diurne trasformate in ulteriore lavoro notturno;
riordino degli addetti con una unità ogni 5.000 residenti;
taglio di quelli in esubero con ulteriore aumento di ore da
coprire; latitante il servizio della reperibilità, la
quale viene affidata ai titolari del servizio dalla nuova convenzione.
Su queste cose tutti latitano, Asl (cui importa solo che il
servizio sia aperto ed attivo negli orari previsti) e sindacati,
e se ti lamenti o non sopporti più i carichi di lavoro
te ne puoi anche andare e rinunciare al doppio incarico (tanto
poi con 200 assistiti a malapena ti paghi affitto e bollette
dello studio).
Intanto, però, il segretario generale della Fimmg si
autodefinisce con orgoglio un massimalista con lista dattesa.
Citando Totò, vorrei ricordare che è la differenza
che fa il totale, mentre per tanti, troppi nostri colleghi,
è lessere massimalista o supermassimalista che
fa un ottimo medico.
Inoltre in merito al fatto che massimalista è meglio
e che gli atteggiamenti compiacenti possano agevolare
le scelte, il segretario della Fimmg ha tutti i mezzi
per avviare indagini conoscitive e anche solo limitate al proprio
orticello, vista laffezione che ha per i grandi numeri.
z Una questione di prospettive
Quanto poi a cacciare i mercanti dal tempio, dentisti
e cardiologi a tempo pieno che fanno i Mmg per dimostrarsi tali
per il Fisco, io nel mio piccolo non ne vedo. Forse dal suo
osservatorio privilegiato Falconi ne vede una marea. Io vedo
invece nel mio posto di guardia e nei dintorni tantissimi medici
di continuità assistenziale convenzionati anche per la
medicina generale e che nelle guardie rimangono per lesiguo
numero di scelte che hanno in carico. Che poi sia meglio uno
con 1.500 assistiti che tre a 500, il problema è di facile
soluzione: zone carenti pubblicate solo con 1.500 assistibili
a spasso, privi di medico, e assegnati dufficio
dalla Asl, et voilà, un nuovo quasi massimalista. Il
tutto secondo certa logica sindacale che prevede le UTAP, che
immagina due canali diversi ed esclusivi di accesso alla medicina
generale, uno per la continuità assistenziale, per colleghi
che a vita faranno solo quello, laltro invece per arrivare
a essere Mmg.
Infine, e se ne sentiva la mancanza, un nuovo soggetto politico
dei pazienti, dei medici, dei politici sordi, per rispondere,
strattonare la sorda politica che non ci ascolta: ora uno e
nuovo, tra un po due e seminuovi, e poi quattro e usati
e dopo ancora otto e vecchi. E tutti vivremo (chissà)
felici e contenti.