M.D.
numero 4, 8 febbraio 2006
Indagini
Prevenzione dei rischi da esposizione alla
radiazione ultravioletta
Secondo i dati di unindagine conoscitiva, promossa
da AIMEF e dallIstituto Superiore di Sanità, sono
ancora diffusi i comportamenti a rischio riguardo allesposizione
solare. Il ruolo informativo ed educativo dei medici di famiglia
è fondamentale per prevenire e limitare i danni
Sebbene
la maggioranza degli italiani (otto su dieci) non ami prendere
il sole per molte ore, consapevole dei rischi di uneccessiva
esposizione, tuttavia tra i patiti della tintarella il 62% si
ustiona.
Al primo posto, tra i motivi che spingono ad esporsi, prevalgono
quelli di tipo ricreativo: il piacere di abbronzarsi, la voglia
di rilassarsi e di sentirsi meglio sia nel fisico che nellumore,
soprattutto se si è in vacanza. Il 5%, invece, si espone
al sole perché ritiene che faccia bene alle ossa. Il
26%, infine, ricorre a lampade abbronzanti o lettini solari.
Sono questi alcuni dei risultati di unindagine promossa
dallAssociazione Italiana Medici di Famiglia (AIMEF) e
dallIstituto Superiore di Sanità (ISS) sullesposizione
al sole e alle radiazioni ultraviolette artificiali, presentata
allISS nel corso del workshop La prevenzione dei
rischi da esposizione alla radiazione ultravioletta: i risultati
della collaborazione ISS-AIMEF.
Frutto di tale collaborazione è anche il volume, edito
da Passoni Editore, La prevenzione dei tumori cutanei
e il loro riconoscimento precoce, nato nellambito
di un progetto nazionale per la protezione dalla RUV, finanziato
dal ministero della Salute, curato da Gianni Mariutti del Dipartimento
Tecnologie e Salute dellIstituto Superiore di Sanità
e da Antonio Pugliese, responsabile del Dipartimento di Dermatologia
AIMEF.
Le finalità
Lo scopo dellindagine è capire quali sono i comportamenti
che più frequentemente aumentano il rischio di insorgenza
dei tumori della pelle.
La sensibilizzazione attiva da parte dei medici di famiglia
(MdF) nella prevenzione dei tumori cutanei è un elemento
importante nellattenzione verso una patologia in aumento.
Un ruolo chiave quello svolto dai medici di famiglia che, soprattutto
quando si parla di tumori cutanei, rappresentano un anello fondamentale,
spesso non adeguatamente sostenuto e valorizzato, della filiera
sanitaria a presidio della salute di tutti i cittadini.
Il medico di famiglia, infatti, in ragione della sua presenza
capillare sul territorio e dello speciale rapporto umano e professionale
con i cittadini, svolge una funzione determinante nella prevenzione
dei rischi e nella limitazione dei danni dellespozione
alle radiazioni ultraviolette.
I dati ottenuti da questindagine costituiranno infatti
un altro tassello per sintonizzare al meglio la prevenzione
primaria attraverso la preparazione di programmi di informazione
ed educazione sanitaria mirati.
La riduzione del danno infatti non è una utopia, ma rientra
tra le possibilità concrete raggiungibili proprio attraverso
programmi idonei di protezione.
Lindagine
Lindagine è frutto dellelaborazione di 485
schede (ciascuna composta da 10 domande) compilate da altrettanti
cittadini di età compresa tra i 6 e i 45 anni intervistati
da 97 medici di famiglia. La scheda di raccolta dati è
stata realizzata in modo semplice, lasciando spazio alle risposte
spontanee affinché si potesse realizzare uninterazione
costruttiva tra cittadini, medici di famiglia e istituzioni.
Una modalità pienamente in linea con la possibilità
di coinvolgimento diretta nelle scelte dei cittadini in Sanità.
I
risultati
I risultati dellindagine evidenziano innanzitutto che
il 76% del campione non si espone al sole per tempi prolungati.
Del restante 24%, che invece prolunga i tempi di esposizione
ai raggi ultravioletti, il 63% lo fa nel tempo libero e, dunque,
per scopi ludici, mentre il 37% per lavoro.
Per più di unora si espone il 45% dei cittadini,
per un tempo che va dai 15 ai 30 minuti si espone il 35%, per
meno di unora il 20%.
Tra chi si espone per più di unora il 25% sta al
sole unintera giornata, il 47% mezza giornata e il 28%
tra le 2 e le 4 ore.
Il momento della giornata più gettonato è
la mattina (58%), mentre a mezzogiorno si espone il 15% del
campione e il 27% di pomeriggio.
I motivi per cui ci si espone sono: per abbronzarsi (49%), per
rilassarsi (27%), per lavoro (11%), per i figli, le allergie,
per asciugare la pelle (8%), perché fa bene alle ossa
(5%).
In merito ai danni cutanei conseguenti a una eccessiva e scorretta
esposizione alle radiazioni ultraviolette, lindagine ISS-AIMEF
ha evidenziato che il 55% degli intervistati, in misura minore
o maggiore, si ustiona.
In merito allabbronzatura artificiale, è emerso
che il 26% del campione fa uso di lampade, lettini o altre fonti
di RUV (sia pur diviso in un 19% che ne fa uso raramente e un
7% che ne fa un uso frequente).
L83% dei cittadini coinvolti nellindagine ha dichiarato
di conoscere i rischi delleccessiva esposizione al sole.
Inoltre, il 66% del campione ha affermato di conoscere i benefici
di una corretta esposizione al sole, individuandoli nel 55%
dei casi in benefici per lapparato osteoarticolare (il
30% del campione ritiene che il sole faccia bene alle ossa,
il 19% ritiene che aumenti lapporto di vitamina D, il
6% che lesposizione curi i reumatismi), nel 25% dei casi
in benefici per la psiche (rilassamento, miglioramento dellumore,
aumento della bellezza tramite labbronzatura); per il
6% del campione il sole cura le malattie della pelle (acne,
psoriasi, vitiligine), per il 4% fa bene alla circolazione e
rallenta linsorgenza di allergie.
Per quanto concerne lutilizzo delle creme solari dalle
risposte del campione è risultato scarso e poco efficace.
Il 50% degli intervistati non fa uso di creme solari (il 25%
mai e un altro 25% raramente), mentre il 26% applica spesso
una protezione e il 24% sempre. Ma tra coloro che utilizzano
le creme solari solo il 17.5 le applica regolarmente e tra questi
solo il 39% lo fa efficacemente: il 2% acquista più di
una confenzione lanno e il 37% fa solo due o tre applicazioni
al giorno.