M.D.
numero 4, 8 febbraio 2006
Contrappunto
Programmazione inefficiente della vaccinazione
antinfluenza
di Marcello Pugliese, Medico di medicina generale,
Donnici Inferiore (CS)
Già
da alcuni anni i medici di famiglia hanno messo a disposizione
i propri ambulatori e la propria opera professionale per praticare
ai pazienti a rischio la vaccinazione antinfluenzale. In accordo
con le Asl, con stima preventiva, ricevono le dosi di vaccino
necessarie.
Il sistema ha funzionato egregiamente negli ultimi anni, consentendo
agli utenti di potere praticare la vaccinazione nello studio
del proprio Mmg e addirittura presso il proprio domicilio nel
caso di persone con difficoltà a deambulare o a spostarsi.
Ma le buone intenzioni e limpegno indefesso questanno
si sono dovuti scontrare con burocrazia e inefficienza dovuta
probabilmente a grossolani errori di programmazione e a incomprensibili
criteri utilizzati nella distribuzione delle dosi di vaccino
Anche
questanno i Mmg hanno messo a disposizione i propri ambulatori
e la propria opera professionale per praticare a tutte le persone
a rischio la vaccinazione antinfluenzale, sono stati tra i primi
a raccogliere la sfida e ad attivarsi prontamente e più
precocemente del solito per far fronte a emergenze più
o meno pesanti e pressanti.
Ma qualcosa non ha funzionato nella distribuzione delle dosi
di vaccino, creando pesanti disagi per i medici e i pazienti.
Mentre alcuni medici di famiglia e altre strutture preposte
al servizio sono riusciti a ottenere subito dosi consistenti
di vaccino antinfluenzale, altri tra medici e presidi si sono
ritrovati con dosi in quantità non sufficiente al fabbisogno
stimato e, addirittura, come è successo a chi scrive,
ad alcuni Mmg ancora nel mese di novembre 2005 non era stata
fornita neanche una dose del suddetto vaccino.
Le conseguenze sono facilmente immaginabili: innanzitutto, dal
punto di vista epidemiologico, una larga fetta di persone a
rischio non ha praticato la vaccinazione, con prevedibili e
inquietanti scenari. Difficilmente qualcuno di propria iniziativa
avrà rinunciato alla sua gratuità. Questo è
anche comprensibile in base allevidenza che lassistito-utente,
una volta abituato a ottenere un servizio gratuitamente, difficilmente
vi rinuncia in seguito o è disposto a riconvertire le
proprie necessità soprattutto se il servizio
gli viene presentato come una opportunità che gli spetta
di diritto nel quadro di garanzia del suo stato di salute.
Il danno dimmagine
È quindi immaginabile limbarazzo e il disappunto
di quanti tra i Mmg, ritrovatisi senza dosi di vaccino, hanno
dovuto inviare i propri assistiti ai Centri Asl oppure, nel
caso di persone con difficoltà di deambulazione, hanno
dovuto riferire di acquistare il prodotto in farmacia a loro
spese, anche avendo diritto a ottenerlo gratuitamente, per poi
chiedere al Mmg di praticare loro liniezione.
Paradossale è, per esempio, la situazione che si è
venuta a creare nello studio associato in medicina di gruppo
in cui opero: i miei 4 colleghi hanno ottenuto tutte le dosi
di vaccino richieste mentre a me non ne è toccata nessuna:
a seguito di ciò i miei assistiti hanno sostato nella
mia sala dattesa sapendo che non avrei potuto praticare
neanche una singola dose di vaccino, non avendo io la disponibilità
materiale e nel frattempo vedevano invece praticarla agli assistiti
dei miei colleghi.
Il danno alla mia immagine professionale è pertanto evidente:
il comune cittadino-utente non è in grado di comprendere
(e, daltronde, non comprendo io stesso) i motivi di tali
disparità di trattamento tra medici; probabilmente tende
a non credere alla versione da me fornita e, inevitabilmente,
la considerazione riguardo le mie capacità professionali
e la mia dedizione al lavoro tende a calare vistosamente e ingiustamente.
E non può non creare in me ulteriore disagio la grave
discriminazione di cui ritengo essere vittima a seguito dellassegnazione,
con tale discrezionalità, delle dosi di vaccino. Se partiamo
dal presupposto che i Mmg che hanno presentato le medesime richieste
scritte al distretto siano tutti sullo stesso piano e che le
strutture del distretto debbano necessariamente procedere a
unattenta preparazione e programmazione delle campagne
vaccinali (visto che non è il primo anno che vengono
effettuate), non si capisce tanta disparità di trattamento.
Per tali problematiche di discriminazione tra medici e di necessità
di tutela dellimmagine professionale ho pertanto presentato
una denuncia al mio Ordine Professionale nella speranza che
un intervento a livello etico eviti in futuro che chi lavora
nellinteresse dei propri assistiti debba ancora scontrarsi
con inefficienze, malcostume e approssimazione nelle politiche
sanitarie.