Editoriale
Sistema delle cure tra sogni e realtà
Il 29 gennaio scatterà lo stop
dei lavori delle Camere e molti dei provvedimenti che avrebbero
dovuto cambiare il volto del sistema delle cure italiano rimarranno
strozzati nellimbuto istituzionale. Una legislatura, questa
quattordicesima, che si chiude con tanti sogni nel cassetto
di gruppi e commissioni, e che approva, dal 2001 al 2005, appena
una cinquantina di provvedimenti ma che in larga maggioranza,
fatte salve legge sul fumo, e le manovre finanziarie e le leggi
di bilancio nonché le norme di sorveglianza delle pandemie
annunciate come la Sars
e linfluenza aviaria, sono interventi urgenti in
materia di spesa sanitaria.
La massa critica delle misure in ambito sanitario, infatti,
si concentra attorno a quella decina di provvedimenti di tagli,
riordini, sfrondamenti, economizzazioni che hanno fatto delle
forbici il logo-simbolo di questo ciclo amministrativo.
Eppure la legislatura era cominciata con grandi ambizioni: lallora
ministro della Salute puntava a varare una riforma di sistema
che portasse il suo nome, un po come era successo a una
sua illustre predecessora. E invece il sogno di gloria si è
ridimensionato in un curioso origami, con il taglio a farne
da protagonista in un disegno complessivo che si ritirava tra
un buco e laltro fino a fare, in alcuni casi, smarrire
il disegno dinsieme del Sistema sanitario nazionale stesso.
A complicare il quadro, senza dubbio, è intervenuto anche
il ridisegno delle competenze istituzionali compiuto con
la riforma in senso federalista del Titolo V della Costituzione,
successivamente ridimensionato, in ambito sanitario, con la
riconduzione della funzione di governo dalla periferia al centro.
E questo non senza aver creato una profonda contraddizione del
sistema e dei livelli di gestione locale, che si sono trovati,
in un sol colpo, a essere responsabili di tutte le risposte
ai bisogni sul territorio in un quadro di risorse che continua
ad essere dato dalle casse centrali, in assenza di un meccanismo
di vera autonomia fiscale.
E se per il ridisegno del settore farmaceutico lAifa,
attraverso un decreto dellultimora, cerca di portare
a casa un provvedimento di sistema, che ridefinisca tutti i
soggetti del settore, dal medicinale stesso, ai brevetti, alla
prescrizione, la vittima eccellente del rush finale della legislatura
è, senza dubbio, il Governo clinico, ossia quel meccanismo
in base al quale il medico si sarebbe dovuto collocare al centro
della rete delle cure, con funzioni attuative, ma anche di governo.
Per sedersi alla plancia di comando i medici dovranno attendere
ancora, oppure rassegnarsi ad abitare lo spazio angusto tra
un taglio e un risparmio prossimo venturo.