M.D.
numero 1, 18 gennaio 2006
Contrappunto
Quali strategie per contenere gli accessi
impropri al Pronto Soccorso?
di Giuseppe Belleri, Medico di medicina generale,
Flero (BS)
Lassociazionismo medico dovrebbe, secondo le intenzioni
degli amministratori pubblici, controllare tale fenomeno. Ma
la realtà è molto più complessa e il solo
approccio gestionale e organizzativo non può essere risolutivo
Sia
in sede regionale che nazionale la parte pubblica incentiva
in diversi modi lassociazionismo dei medici di famiglia.
Effettivamente molti Mmg hanno assecondato le proposte di aggregazione,
con medicine di gruppo, team, reti locali ecc. Oltre allovvio
obiettivo di incrementare gli scambi informativi e professionali
tra professionisti, che operano in genere isolati e solitari,
lassociazionismo medico dovrebbe, secondo le intenzioni
degli amministratori pubblici, contenere il fenomeno dellaccesso
improprio al Pronto soccorso (PS), che costituisce ormai unemergenza
sanitaria alla pari delle liste dattesa per accertamenti
e visite specialistiche. Ma si tratta di un obiettivo davvero
realizzabile?
Cambiamenti e nuovi compiti
Levoluzione delle organizzazioni sanitarie è dominata
da una tendenza irreversibile: il continuo incremento delle
componenti tecnologiche applicate alla medicina, e in particolare
alle condizioni di urgenza-emergenza. Gli ospedali sono sempre
più luoghi ad alta tecnologia biomedica dove gli ammalati
restano per il tempo strettamente necessario allespletamento
di pratiche a elevata intensità organizzativa che richiedono
la contemporanea presenza di diverse figure professionali specializzate.
Queste tendenze hanno fatto sì che laccesso al
nosocomio sia sempre più selettivo.
Il PS viene così a svolgere un nuovo compito, essenziale
per lequilibrio funzionale dellospedale, sconosciuto
fino ad una decina di anni fa. Infatti nel passato le strutture
demergenza, ancorché meno organizzate e attrezzate
di quelle attuali, rispondevano prioritariamente con cure immediate
al bisogno urgente (o pseudo-urgente) mentre i pazienti meno
impegnativi venivano avviati alla degenza per gli
approfondimenti diagnostici del caso. Oggi invece a causa della
riduzione dei posti letto, dei sistemi di pagamento a tariffa
fissa (DRG) e dei costi di gestione della tecnologia biomedica,
il PS ha assunto un nuovo ruolo: quello di filtro diagnostico
per garantire la massima specificità dellaccesso
al nosocomio.
In pratica lo screening diagnostico si affianca o addirittura
prevale sulla funzione terapeutica del tradizionale PS. Per
potere selezionare efficacemente gli assistiti, il medico di
PS è obbligato a eseguire in loco e in tempi rapidi,
grazie alle dotazioni tecnologiche e umane dellospedale,
un rilevante numero di accertamenti clinici, anche per mettersi
al riparo da errori di sottovalutazione dei casi meno urgenti,
ma potenzialmente gravi. Non è infrequente che un assistito
sia sottoposto in poche ore a esami di laboratorio, accertamenti
radiologici, ecografici e consulenze specialistiche che richiederebbero
settimane di attesa se prescritte in condizioni ordinarie. Così
lampia offerta di prestazioni erogate quasi in tempo reale
induce molti assistiti a varcare la soglia del PS per problemi
che hanno poco a che fare con la vera urgenza.
Contromisure e risultati
Per scoraggiare il contatto con i cosiddetti codici bianchi
e contenere la domanda inappropriata sono state adottate due
contromisure: il pagamento del ticket in caso di prestazioni
non urgenti e lintroduzione della cosiddetta urgenza differibile
(il bollino verde lombardo) che doveva nelle intenzioni
alleggerire la pressione sul PS. A dispetto delle intenzioni,
gli esiti empirici non sembrano proporzionali alle attese degli
amministratori pubblici.
In una recente inchiesta del settimanale Panorama sui PS dei
grandi ospedali, il direttore del Dipartimento di Emergenza
dellospedale Niguarda di Milano, Daniele Cohen, ha elencato
le motivazioni che spingono gli assistiti a recarsi in ospedale,
spesso in modo inappropriato: scarsa fiducia nel proprio medico,
difficoltà di consultazioni dopo lorario di lavoro,
convinzione di dovere eseguire urgentemente particolari esami,
ecc.. Nellelenco non compare il contributo dato dallo
stesso PS alluso improprio delle strutture demergenza.
In pratica negli ultimi anni, parallelamente ai cambiamenti
analizzati, si è realizzato un tipico circolo virtuoso
(o vizioso) sistemico che si auto-rinforza in continuazione:
quanto più lorganizzazione delle emergenze offre
prestazioni diagnostiche variegate e celeri, onde valutare la
domanda per selezionare laccesso al ricovero, tanto più
il cittadino sarà indotto a recarsi in ospedale per problemi
non urgenti, al fine di:
-
avere
accesso alla tecnologia biomedica e alla consulenza specialistica;
-
bypassare
le procedure burocratiche e i tempi di attesa, spesso intollerabili,
delle prestazioni ambulatoriali non urgenti.
Lefficienza-efficacia
diagnostica del PS quindi si ritorce contro la stessa struttura
in quanto attrattore di nuova domanda auto-indotta, sia corretta
sia impropria.
Le ricadute sulla medicina di famiglia
La trasformazione del PS da luogo di terapie durgenza a
servizio di filtro diagnostico per laccesso al reparto ha
finito per influenzare anche le scelte del Mmg. In molti casi
la tradizionale prescrizione di ricovero è giocoforza sostituita
con una richiesta di valutazione in PS
ai fini delleventuale degenza. Il Mmg, conoscendo la limitata
disponibilità di posti letto, deve delegare la decisione
finale al medico del PS, che vaglia la proposta di ricovero dopo
avere acquisito tutte le informazioni cliniche alla sua portata
e tenendo conto delle esigenze funzionali della struttura.
La medicina territoriale, dal suo canto, si dovrà fare
carico, nel prossimo futuro, di un compito speculare a quello
nosocomiale: la gestione dei fattori di rischio nelle persone
sane e la presa in carico delle malattie cronico-degenerative
possibilmente in modo integrato con le strutture di II livello.
Di fronte alla dotazione tecnologica e super-specialistica dellospedale,
il Mmg è in condizioni impari e non può che delegare
ogni situazione potenzialmente acuta alla gestione nosocomiale,
mentre il management della cronicità è unobiettivo
pianificabile e alla portata delle forme associative del territorio.
In questo scenario lobiettivo di ridurre laccesso
improprio al PS deve fare i conti con le profonde trasformazioni
organizzative verificatesi negli ultimi anni. Fattori contingenti
mettono in dubbio la possibilità che lassociazionismo
medico possa intercettare i codici bianchie invertire
il circolo vizioso.
Linvio al PS si configura anche per il Mmg come scorciatoia
per laccesso alla tecnologia medica, ormai indispensabile
in molti casi ai fini diagnostici.
In altre circostanze la decisione di recarsi al PS è presa
autonomamente dallassistito che sfugge allinfluenza
del Mmg ed è indipendente dalla dimensione organizzativa
della MdF.
Allampia offerta di servizi di PS, nelle aree urbane ad
alta densità di strutture corrisponde una MdF specularmente
più debole, perché deve fronteggiare la concorrenza
del II livello.
Lesperienza dellassistito è di per sé
un incentivo allaccesso al PS: visto che in poche
ore mi hanno fatto tutti gli esami penso che vi ritornerò
ogni volta che avrò un problema.
Di conseguenza lobiettivo di ridurre gli accessi impropri
al PS è certamente ambizioso e difficile da raggiungere
nellattuale assetto organizzativo. Ciò non significa
che sia una battaglia persa in partenza, ma solo che in una gerarchia
di obiettivi gestionali non può collocarsi al vertice,
sia perché coinvolge diversi attori a vari livelli, sia
perché sfugge allinfluenza e al controllo diretto
della medicina di famiglia.
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