M.D. numero 38, 14dicembre 2005

Rassegna
Inquadramento e gestione della menorragia
di Livia Tonti

Nonostante la sua diffusione e la disponibilità di terapie efficaci la menorragia rimane spesso un problema difficile da gestire, soprattutto a causa della difficoltà di diagnosi


L'
eccessivo sanguinamento durante il ciclo mestruale, o menorragia, è uno fra i disturbi più comuni nella donna. Non è solo il disagio fisico durante la fase mestruale del ciclo a rendere questa condizione degna dell’attenzione del medico: nel tempo infatti tende a verificarsi anche uno stato di anemia, con stanchezza, scarsa concentrazione, alterazioni del tono dell’umore e della sessualità, generando complessivamente una situazione psicofisica in grado di alterare i ritmi quotidiani delle donne che ne sono affette.
Nonostante la disponibilità di terapie efficaci, la gestione di questa condizione è spesso difficoltosa, soprattutto a causa della complessità della diagnosi.
Tecnicamente si parla di menorragia quando per più cicli mestruali consecutivi si verifica una perdita superiore a 80 mL di sangue. Una prima difficoltà deriva proprio dalla necessità di avere una misura oggettiva del volume di sangue perso: diversi studi hanno infatti rilevato che il 35-60% delle donne che lamentano flussi mestruali abbondanti rientrano invece nel range di normalità (Eur J Obstet Gynecol 1999; 82: 73-6).
È quindi indispensabile una valutazione sistematica dell’entità e della durata del flusso mestruale, del numero di assorbenti utilizzati e della frequenza con cui vengono cambiati (da mezz’ora a due ore), di altri sintomi correlati alla mestruazione e del loro impatto sulla qualità della vita, così da distinguere il più possibile i dati oggettivi riportati dalla paziente da quelli soggettivi relativi al suo vissuto e alla percezione di ciascun sintomo.
Obiettivo fondamentale della diagnosi è l’esclusione di patologie o cause iatrogene che possono indurre i sintomi della menorragia (tabella 1): come per esempio fibromi, carcinomi, difetti della coagulazione, squilibri ghiandolari, obesità, irritazioni o infezioni della mucosa uterina dovuta a dispositivi intrauterini, farmaci (Hum Reprod Update 2002; 8: 60).
All’anamnesi dovrebbero seguire approfondimenti ginecologici per valutare lo stato dell’utero e degli annessi, nonché la presenza di eventuali masse pelviche. Può essere utile un esame del sangue per determinare la composizione percentuale dei vari componenti.

Terapia


Gli interventi terapeutici sono tesi a bloccare l’emorragia per migliorare la qualità della vita della paziente.
Se non sono presenti patologie maligne, in presenza di menorragia da lieve a moderata è preferibile orientarsi verso una terapia medica piuttosto che chirurgica. Possono essere utili i FANS (acido tranexamico e acido mefenamico), soprattutto se la donna desidera rimanere fertile. Se invece non si desidera una gravidanza è possibile iniziare un trattamento ormonale (pillola contraccettiva o medrossiprogesterone). La riduzione dei sanguinamenti si presenta dopo circa tre mesi. Da sei a dodici mesi si può avere ipomenorrea o anche amenorrea.
In caso di fallimento o impossibilità di continuare la terapia farmacologica, se la donna non desidera future gravidanze ed è presente un’importante anemia, si può ricorrere alla chirurgia. Oltre all’isterectomia, che rappresenta comunque un intervento maggiore e presenta un certo margine di rischio di morbi-mortalità, sono disponibili tipi di intervento meno invasivi, che prevedono la rimozione solo dell’endometrio (ablazione endometriale).
Tra le tecniche mininvasive è stato recentemente introdotto anche in Italia un nuovo dispositivo per l’ablazione dell’endometrio chiamato NovaSure. Si tratta di un sistema monouso che, inserito nell’utero e aderendo perfettamente alla conformazione della cavità uterina, distrugge l’endometrio attraverso il calore generato da una corrente elettrica. L’intera procedura richiede in media 5 minuti (Arch Pathol Lab Med 2005; 129: 1175-78).
Il sistema NovaSure è stato approvato dall’FDA nel 2001 per il trattamento delle donne in premenopausa con menorragia dovuta a cause benigne.