M.D. numero 38, 14 dicembre 2005

Farmaci
Dolore neuropatico: dalle cause alla terapia
di Giovanni Filocamo, Medico di medicina generale, Milano, Responsabile Dipartimento di Neuroscienze AIMEF e Carmela Zotta, Medico di medicina generale, Milano, Responsabile Dipartimento di Reumatologia AIMEF

lIl dolore neuropatico pone frequentemente problemi di identificazione, di inquadramento e di trattamento. Pur non essendo semplice trovare terapie efficaci, oggi disponiamo di nuovi farmaci anticonvulsivanti studiati specificamente in queste forme algiche


I
l dolore è di grande utilità, anzi è indispensabile per la sopravvivenza: la funzione della sensibilità algica è quella di “campanello d’allarme” che permette di riconoscere fonti esterne o interne di potenziale danno ai tessuti e di mettere in moto risposte adeguate per sottrarsi alla sorgente lesiva o limitare i danni. Il dolore che consegue al danno tessutale e che scompare quando si è completata la riparazione del danno stesso viene definito nocicettivo ed è da considerarsi per certi aspetti come un evento “fisiologico”.
Il dolore neuropatico è invece un caso a se stante: si tratta di un dolore anormale, “patologico”, che insorge nel sistema nervoso (periferico e/o centrale) senza che vi sia una attivazione dei nocicettori, ma come conseguenza di una alterazione funzionale o di un danno anatomico a carico dei nervi periferici, delle radici nervose, del midollo spinale, del tronco encefalico o di talune regioni encefaliche (si parla di dolore “disnocicettivo”). In questo caso il "campanello" risulta bloccato e suona in continuazione per mesi o anni in modo afinalistico, inutile. Il persistere di questa condizione instaura un circolo vizioso per cui il dolore diventa sindrome autonoma con un pesante impatto sulla vita di relazione e sugli aspetti psicologici e sociali della persona.

Origine e manifestazioni cliniche


Le cause del dolore neuropatico sono riconducibili a lesioni a carico del tessuto nervoso e sono principalmente correlabili a traumi, interventi chirurgici, infezioni quali l’herpes zoster, neoplasie che determinano compressione periferica dei nervi, vasculopatie cerebrali, malattie dismetaboliche quali il diabete mellito, malattie demielinizzanti quali la sclerosi multipla, cause tossiche (chemioterapici, isoniazide, cloramfenicolo, oro). Esempi di dolore neuropatico sono la nevralgia trigeminale, la neuropatia post erpetica, la neuropatia diabetica, il dolore oncologico; hanno in parte le caratteristiche di dolore neuropatico anche la lombosciatalgia e la sindrome del tunnel carpale.
Le caratteristiche cliniche del dolore neuropatico variano da paziente a paziente. Il dolore compare in ritardo rispetto alla lesione scatenante ed è quasi sempre percepito in assenza di un processo o di un danno tissutale permanente e identificabile. Sono presenti sensazioni sgradevoli, anormali (disestesie), anche nelle zone circostanti la sede primaria del dolore, frequentemente riferite come bruciore o scossa elettrica, interrotte da episodi di dolore parossistico a carattere lancinante o trafittivo. I sintomi dolorosi possono essere spontanei o provocati da stimoli apparentemente innocui: in quest’ultimo caso si parla di iperalgesia quando una leggera stimolazione dolorifica scatena una reazione algica spiccata e di allodinia quando uno stimolo innocuo come il semplice contatto cutaneo con un indumento viene avvertito come dolore.

Ruolo degli anticonvulsivanti


Qualunque sia la causa, il dolore neuropatico viene vissuto come un’esperienza personale fuori dal comune e difficile da comunicare al medico. Il mancato riconoscimento della patologia è quasi la regola e la ricerca della terapia adatta si prolunga in media per diversi anni, anche perché il dolore neuropatico è scarsamente responsivo ai comuni analgesici. Spesso si ricorre ad una polifarmacoterapia, dal momento che nello stesso paziente coesistono forme diverse di dolore.
In ogni caso i farmaci più indicati appaiono gli anticonvulsivanti, dal momento che esistono molte similitudini nei meccanismi fisiopatologici e biochimici che sono alla base sia del dolore neuropatico che dell’epilessia.
Pregabalin è il più recente farmaco proposto con indicazione per il trattamento del dolore neuropatico e dell’epilessia. Il farmaco rappresenta il superamento del suo analogo gabapentin.
Pregabalin agisce legandosi alle subunità alfa2-delta dei canali del calcio siti nella membrana. Regolando il flusso di calcio ne riduce la concentrazione intracellulare. Lo ione calcio agisce come mediatore dell’eccitabilità neuronale come secondo messaggero intracellulare e facilita l’azione di alcuni neuromediatori. Pregabalin riduce la depolarizzazione provocata dall’ingresso degli ioni calcio e riduce il rilascio di noradrenalina, glutammato e sostanza P nei neuroni ipereccitati.
Le caratteristiche principali di pregabalin sono la sua dimostrata efficacia e il suo buon profilo di tollerabilità (negli studi preclinici il farmaco è stato studiato su circa 10.000 pazienti in tutto il mondo). La farmacocinetica lineare, l’efficacia già dalla prima somministrazione (non necessita di titolazione), il rapido sollievo dal dolore già entro la prima settimana di trattamento e la bassa incidenza di interazioni con altri farmaci completano il profilo di questa molecola. Pregabalin sembra avere anche un effetto positivo anche sui disturbi cognitivi in comorbilità con il dolore (insonnia, deflessione dell’umore).