M.D. numero 38, 14 dicembre 2005


Editoriale
Sperando in un 2006 all’insegna della qualità

Il 2006 è alle porte e si lascia alle spalle 365 giorni difficili per la sanità italiana. Una stagione di conflitti, di carenza di risorse, non soltanto per la categoria medica, ma per l’intero comparto.
Senza dimenticare l’arrivo della nuova convenzione, con una richiesta forte di centralità del territorio, che ha accelerato, al contempo, una profonda spaccatura tra le forze sindacali che non sembra essersi sanata negli ultimi mesi, ma ulteriormente approfondita.
È noto che lo scontro si acuisce quando la coperta diventa corta.
C’è chi la tira verso un modello di salute radicato sul territorio, ma in forma strutturata rispetto al sistema dei servizi, sia nei luoghi sia nelle modalità di lavoro. C’è invece chi crede di più in una professionalità libera, e tira la coperta verso forme organizzative già strutturate sul territorio vicine al paziente, ma che conservino una forte capacità d’innovazione e autonomia rispetto al Ssn. Per scegliere o per modulare queste due tensioni, c’è bisogno di politica. Una politica nuova, che sappia trovare le risorse mettendo in valore l’energia e la domanda
di innovazione che sale da medici e pazienti.
La campagna elettorale è vicina e arroventa sicuramente il clima politico, radicalizzando lo scontro. Ma la richiesta di politica rimane più forte delle polemiche e sale sia dal mondo stesso della politica sia dalla professione. Dopo due ministri della Salute medici, oggi alla guida del dicastero c’è proprio un politico di professione, che ha rivendicato fin dai primi giorni di mandato il primato della concertazione su quello dell’economia e delle esigenze di bilancio.
Il Fondo sanitario nazionale, d’altro canto, è stato incrementato, ma con esso è cresciuta la domanda di salute degli italiani e i conti non tengono. I Governatori, che sono i primi a risentire delle ristrettezze, protestano per le difficoltà ma si rifiutano di tagliare i servizi. Come si può uscire da questo circolo vizioso?
C’è chi ipotizza di passare il timone ai medici, capaci di governance, di risparmio e di saggezza. Ed ecco che i Mmg si mettono “in movimento”, promettendo colpi di scena a destra e a sinistra, in nome del diritto alla salute. È un segnale di attenzione, di ripresa della partecipazione, di voglia di dire la propria a partire dalla propria esperienza professionale quotidiana. E l’augurio di M.D. per i suoi lettori guarda a un 2006 pieno di nuove idee, di sperimentazioni, di protagonismo dei Mmg in una cura del Ssn che dovrà essere necessariamente drastica se vorrà riaffermare un sistema universalistico, ma di qualità.