M.D. numero 38, 14 dicembre 2005

Appunti
Anguste notizie di fine anno per i medici di famiglia

S
uQuesto fine d’anno 2005 riserva alcune notizie che vale la pena commentare e che in ogni caso gettano una luce oscura sulla medicina generale.
Cominciamo dall’ANSA: “Medici di base e pediatri dovranno trasferire su un circuito informatico on-line almeno il 90% delle prescrizioni farmaceutiche e specialistiche, altrimenti perderanno l’indennità informatica prevista dal contratto e saranno multati. Lo prevedeva un emendamento alla finanziaria (recentemente corretto) del relatore Daniela Santanché. Per ogni ricetta non comunicata in via informatica, i Mmg sarebbero stati puniti con una multa da 2 euro, mentre se manca il codice fiscale dell’assistito l’Asl non liquiderebbe il rimborso”.
Non ci risulta che l’onorevole in questione abbia un ruolo nella sanità, ma possiamo sbagliarci. In ogni caso la politica è tale che ognuno può interessarsi di qualsiasi cosa. Va bene. Ma alla cortese onorevole qualcuno potrebbe chiedere se quando vado dal paziente a casa devo portarmi computer di studio e stampante (ovviamente il trasferimento dovrà essere effettuato con una piccola impresa di traslochi). Oppure la signora onorevole ha previsto che le Asl paghino un computer portatile e pure la stampante?
Sul codice fiscale poi l’emendamento sarebbe in palese contrasto con una circolare della Regione Lombardia (non so se esiste un equivalente in altre Regioni) che permette di sostituire il CF con il vecchio codice regionale. Devolution al contrario?
Passiamo ora alla notizia del Corriere della Sera dal titolo: “Medici al supermarket”. Il medico al supermarket viene dopo i farmaci e i farmacisti nei grandi magazzini. In questi giorni si deciderà in Italia sui farmaci OTC da vendere al dettaglio al di fuori delle farmacie. Ma torniamo all’articolo, l’autore, Massimo Gaggi, scrive che negli USA i supermercati, Wal-Mart in testa, si sono organizzati con microcliniche. Motivo? Diminuire i costi e aumentare gli introiti. Mentre la casalinga fa la spesa, fa anche una visitina. Della serie: che facciamo oggi? Andiamo a fare la spesa. Toh! C’è anche il dottore che visita. Dai, che mi fermo a vedere se ho il colesterolo alto (peccato che nella borsa della spesa ci siano patatine, burro e cibarie gustose ma un po’ grassine).

Stefano Nobili
Medico di medicina generale, Milano


BPCO: servono formazione ad hoc e sinergie

PaLa cronicità della BPCO impegna molto il Mmg e lo specialista ospedaliero. Le caratteristiche proprie della patologia portano a generare un rapporto costante, nel tempo, tra il Mmg e il paziente, con un incremento delle visite, specie durante la stagione invernale, per la richiesta di adeguati supporti ad ogni riacutizzarsi della malattia.
Capita che l’aggravarsi dei sintomi di insufficienza respiratoria faccia sì che il paziente necessiti di ricovero ospedaliero.
Diventa quindi fondamentale il rapporto che viene a crearsi (durante la degenza e dopo) fra lo specialista pneumologo e il Mmg per aumentare la compliance dei pazienti, tra cui l’accettazione del ricovero quando necessario. Con il ricovero, però, non si conclude il percorso terapeutico e se ad esso seguono le cosiddette “dimissioni protette”, le conoscenze e le competenze del Mmg sono messe a dura prova. Nell’attuale sistema sanitario spesso mancano organizzazione e formazione mirate, fatto che può vanificare gli sforzi sia del medico ospedaliero sia di quello di famiglia. Infatti, il trattamento terapeutico post-ospedalizzazione richiede, nella maggioranza dei casi, ripetute visite domiciliari del Mmg per adeguare la terapia data alle condizioni culturali e socio-economiche del paziente.
In questo caso prendersi cura del paziente, che spesso è portatore di varie patologie, comporta per il Mmg uno sforzo serio e continuo.
Bisogna tener conto che la BPCO è una patologia invalidante che riduce l’autonomia del paziente, lo costringe ad abbassare la soglia delle aspettative e della qualità di vita, generando un vero e proprio disagio psicologico che non va sottovalutato. È necessario quindi affinare e arricchire il percorso formativo del Mmg. Soprattutto l’educazione al corretto utilizzo della terapia diventa una necessità per la compliance del paziente.
Occorrono però ambulatori “dedicati” finalizzati allo scopo, dotati di strutture e spazi in cui parlare delle problematiche della malattia, senza trascurare i vantaggi delle cure e della riabilitazione.
L’immagine dello pneumologo che ascolta le spalle e fa eseguire una spirometria è ormai obsoleta, mentre è giunto il momento in cui lo specialista e il Mmg lavorino assieme e interagiscano per migliorare la qualità di vita dei pazienti, usando al meglio tutto ciò che la moderna medicina può offrire.
Solo il rispetto reciproco e l’incontro di due diverse professionalità possono creare la giusta sinergia per affrontare e gestire la BPCO, una patologia troppo spesso sottovalutata. Un rapporto efficace tra Mmg e specialista pneumologo in tali casi può migliorare anche la qualità di vita dei medici.

Salvatore Valore
Medico di medicina generale, Paternò (CT)