M.D. numero 37, 7 dicembre 2005

Terapia
Controllo della cefalea con il magnesio
di Angela Walmar

Sono sempre più accreditate le ipotesi che conferiscono alla carenza di magnesio un ruolo importante nell’eziopatogenesi degli attacchi cefalalgici: la sua supplementazione è infatti in grado di diminuire la frequenza
degli attacchi e l’intensità dei sintomi in molti pazienti


L
ea centralità del ruolo del magnesio in numerose funzioni dell’organismo ne fa comprendere il razionale d’uso di una sua supplementazione in molteplici ambiti della medicina. Continuano infatti ad essere valide le indicazioni in ambito neurologico, pediatrico, ginecologico, soprattutto laddove la sintomatologia si presenta vaga ma di fondo caratterizzata da una spiccata ipereccitabilità neuronale. Un’altra area di interesse che si è sviluppata di recente è quella delle cefalee.
Il ruolo eziopatogenetico che il magnesio riveste in questo ambito è stato definito da alcuni anni e ha dato il via alle prime verifiche delle sue potenzialità terapeutiche con diversi trial clinici.
In alcuni di questi studi la scelta della formulazione è caduta sul pidolato di magnesio.
La penetrazione intracellulare del magnesio risulta essere maggiormente facilitata - e quindi più efficiente - se la supplementazione prevede l’uso di un’associazione tra il catione Mg2+ e l’anione organico pidolato (acido glutammico in forma ciclica) in luogo di altri anioni minerali (solfato o cloruro) o anioni organici (lattato).

Meccanismi eziopatogenetici


Le ipotesi relative ai meccanismi che vedono implicato il magnesio sono diverse (Mauskop A, Altura BA. CNS Drugs 1998; 9: 185-190) (figura 1).
Una delle teorie suggerisce che un basso livello di magnesio inibirebbe la produzione di ossido nitrico, sostanza ad azione vasodilatatrice.
Un’altra ipotesi invoca meccanismi di tipo flogistico a livello dei vasi cerebrali, correlati alla sostanza P: bassi livelli di magnesio ne aumenterebbero la sintesi, cui consegue un potenziamento della vasocostrizione cerebrale.
Il terzo meccanismo suggerisce che una riduzione del magnesio e un aumento del calcio potrebbero aumentare l’affinità per i siti recettoriali per la serotonina situati nella muscolatura vasale, potenziando la vasocostrizione indotta dal mediatore.
Il magnesio appare intimamente coinvolto nella trasmissione del dolore nel sistema nervoso centrale grazie alla sua attività di controllo di alcuni recettori specifici (NMDA): bassi livelli di magnesio ne facilitano l’attivazione e questa determina l’aumento del flusso di ioni calcio all’interno della cellula.
Ultimo ma non meno importante meccanismo vedrebbe coinvolta l’aggregazione piastrinica indotta da una bassa concentrazione di ione.
Il deficit di magnesio sembrerebbe dunque essere il comune denominatore che collega i diversi meccanismi proposti, anche se la notevole varietà delle cefalee ed emicranie non può essere spiegata solo con questi meccanismi. Si è comunque dimostrato che il deficit di magnesio può contribuire all’insorgenzano dell’emicrania nel 50% dei pazienti (Mauskop A, Altura BA. CNS Drugs 1998; 9: 185-190).

Profilassi e terapiadell’emicrania con magnesio


L’impiego profilattico del magnesio è stato valutato in un gruppo di pazienti adulti affetti da emicrania secondo i criteri dell’International Headache Society (frequenza media degli attacchi di 3.6 al mese), trattati con magnesio per os o placebo per 12 settimane. Al termine dello studio la somministrazione di magnesio aveva determinato una riduzione della frequenza degli attacchi del 41.6% contro il 15.8% del placebo (p<0.05) oltre a una riduzione del numero di giorni con emicrania (52.3% vs 19.5%, p<0.05) e del consumo di farmaci sintomatici (Peikert A et al. Cephalalgia 1996; 16: 257-263) (figura 2).
La cefalea primaria è una patologia piuttosto comune nel bambino e nell’adolescente: a 7 anni il 40% dei bambini ha sofferto di cefalea e a 15 anni la percentuale sale al 75% dei soggetti (Grazzi L et al. Neurol Sci 2005; 25: 388-341). In questi pazienti la somministrazione di pidolato di magnesio per due mesi, seguita da un follow-up di un anno, ha dimostrato nei soggetti con cefalea episodica una riduzione media del 76% dei sintomi, con l’80% del campione che ha dichiarato che la diminuzione era superiore al 50%.
Nei pazienti con cefalea cronica si è osservata una riduzione media dei sintomi dell’87.5% e il 100% dei soggetti hanno dichiarato che la riduzione era superiore al 50%.
Un’altra forma di cefalea che sembrerebbe rispondere bene alla supplementazione di pidolato di magnesio è quella premestruale: dopo due mesi di trattamento le pazienti hanno dichiarato una riduzione dell’Indice di Dolore Globale (p<0.03 vs placebo) e un numero più basso di giorni con cefalea (Facchinetti F et al. Headache 1991; 31: 298-301).
Nonostante la mancanza di studi condotti su larga scala questi dati, considerati globalmente, possono comunque suggerire come la correzione di una ipotizzabile bassa concentrazione di magnesio in pazienti sofferenti di cefalea e/o emicrania possa rappresentare la via per il controllo di questi quadri clinici, sia nell’età adulta sia nell’infanzia e adolescenza.