M.D.
numero 37, 7 dicembre 2005
Appunti
I medici facciano i medici e non i politici
Su
M.D. n. 34 leditoriale pone problemi che sono di tutti
i medici, esclusa una piccola quota di parte.
Nel momento del rinnovo delle cariche istituzionali dei vari
Ordini provinciali, con tutte le lotte di potere collegate,
una considerazione di quanto possano servire i medici alla politica
e nella politica sembra quanto meno curiosa. Chi non è
laureato da ieri sa benissimo, per esperienza vissuta, che il
medico politico, salvo rare situazioni, non è
utile né alla politica né alla medicina. Ma le
rare eccezioni sono così rare da non rappresentare nulla
di interessante. Chi è pratico del mestiere sa benissimo
che i medici sono ininfluenti sia nella politica, sia allinteresse
dei medici.
Mobilitiamo i pazienti! È demagogico cercare di usare
una effettiva potenza di voto per proporre la soluzione
di un problema importante che certamente non trova nella raccolta
di firme o nellasserita capacità di governare un
certo tipo di elettori una reale capacità di influenzare
un sistema. Chi vuole fare campagna elettorale per essere eletto
nel proprio Ordine o altrove non fa che dire quello che dicono
tutti i candidati. E chi guarda più lontano e pensa alle
prossime elezioni politiche o è un lungimirante illuso
come i fatti insegnano, oppure...
In ogni caso non è una visione negativa del grosso problema
dei medici che può trovare una soluzione fra i medici,
ma il cercare di politicizzarsi come medici sicuramente non
serve a nessuno. Una alternativa diversa dal correre per lOrdine,
per la Federazione, per il Parlamento cè.
La possono percorrere tutti i medici, dallUniversità
alla Guardia medica. Lalternativa è lavorare correttamente,
onestamente, deontologicamente, dando in cambio del proprio
lavoro quanto viene loro dato.
I conti si fanno facilmente guardando non negli orti delle Regioni
o dello Stato, ma fuori dai confini dItalia, in quellEuropa
di cui noi facciamo parte.
Le scalate politiche devono essere lasciate a chi le vuol fare.
I medici, se vogliono fare bene il loro mestiere, facciano i
medici e non i politici.
Carlo Matteo Adami
Medico di medicina generale, Milano
Lincertezza
del diritto e la burocrazia
Parlare
di Sanità oggi è sin troppo facile, perché
è facile fare leva sul bisogno di salute e trasformarlo
nella più forte molla per acquisire consensi.
E così tutti parlano e parlano, le campagne elettorali
passano e nessuno sa a chi attribuire le responsabilità
di quanto accade, perché pare che tutto avvenga per una
serie di circostanze sfavorevoli indipendenti dalla volontà
dellindividuo o di una classe politica.
Proprio per questi motivi vorrei portare allattenzione
una problematica di grande interesse per medici e pazienti che
è lesempio più lampante di come in Italia
ci si parli addosso e i bisogni dei cittadini siano solo un
qualcosa di cui ci si riempie la bocca.
Mi sto riferendo a normative che partono dal 1991 e che prevedono
che il medico specialista della struttura pubblica prescriva
direttamente gli esami necessari a completare liter diagnostico
senza costringere il cittadino a inutili andirivieni tra ospedali
e studi di Mmg per ottenere le impegnative.
Sono passati 14 anni, ma queste norme sono ancora disattese
e pare sia difficile attribuirne le responsabilità. La
ragione di tutto questo non risiede nella cattiveriano o nella
stupiditàno, ma in precise scelte di politica sanitaria
che pongono al primo posto le esigenze di bilancio: chi governa
il settore ha deciso che il Mmg è importante solo in
quanto controllore della spesa e quindi tutte le impegnative
devono passare attraverso di lui, che diventa così lunico
prescrittore di farmaci ed esami e quindi può essere
facilmente controllato e sottoposto a sanzioni, anche se le
prescrizioni sono indotte dallo specialista.
Per chi governa il ruolo clinico del Mmg è obsoleto e
superato; egli deve rappresentare il filtro attraverso cui passano
le richieste del paziente per ottenere il massimo risparmio
possibile nellincertezza del diritto e nella burocrazia
dilagante.
Dal 1991 a vari livelli si sono susseguiti incontri, commissioni,
tavoli di confronto tra i rappresentanti degli specialisti e
quelli di medicina generale il cui risultato è sotto
gli occhi di tutti. Ritengo pertanto inutile proseguire per
una strada decisamente fallimentareno. Forse è ora che
iniziative di rilievo partano direttamente dalla base e ciascuno
si assuma le proprie responsabilità.
E allora si potrebbe iniziare con un avviso in sala dattesa
in cui comunicare che le prescrizioni degli specialisti cui
lassistito si sia rivolto direttamente bypassando il suo
Mmg non saranno effettuate. Chi decide di curarsi entrando nel
circuito privato, che vi rimanga.
Per quanto riguarda le prescrizioni degli specialisti delle
strutture pubbliche e private accreditate, un altro avviso spiegherà
che il Mmg non effettuerà la trascrizione in quanto di
competenza dello specialista, ma apporrà il proprio timbro
e firma sulla prescrizione e reinvierà il paziente presso
la struttura di provenienza.
Quanti di noi sono disposti ad agire e quanti a parlare, parlare,
sollevando polvere e niente più?
Bartolomeo Delzotti
Medico di medicina generale, Urgnanono (BG)