M.D. numero 36, 30 novembre 2005

Terapia
Terapia di fondo flessibile per l'asma
di Angela Walmar

Un trattamento efficace deve tenere conto della variabilità della malattia e adattare la terapia alle esigenze dettate dal quadro clinico. Una strategia valida può essere quella di aumentare tempestivamente e temporaneamente il dosaggio della terapia di fondo ai primi segni di peggioramento dei sintomi


L
easma bronchiale è una patologia contrassegnata, negli ultimi decenni, da una evidente tendenza all’aumento della sua prevalenza in tutto il mondo occidentale. Dal punto di vista patogenetico, è opinione condivisa che l’infiammazione cronica delle vie aeree e l’iperreattività bronchiale, che è in gran parte ad essa correlata, rappresentino i due fattori di base più importanti della malattia e che il corteo sintomatologico, determinato dall’ostruzione al flusso delle vie aeree, costituisca la manifestazione clinica più evidente di tale flogosi cronica. In occasione del recente congresso AIPO-UIP (Venezia, 25-28 ottobre 2005) si è svolto un simposio dal titolo “Patologie broncostruttive croniche: corsi e ricorsi“ ricco di spunti interessanti sul tema.
Un aspetto che contraddistingue l’asma è la sua spiccata variabilità: in uno stesso paziente i sintomi possono presentare un andamento altalenante sia nei diversi momenti della giornata sia nei diversi giorni della settimana, o in concomitanza con il variare delle stagioni. Il dato emerge anche da un‘indagine condotta in tre paesi europei (Germania, Spagna e Regno Unito) nella quale i pazienti intervistati concordavano, indipendentemente dalla fascia di età di appartenenza, nella percezione della loro asma come di una malattia ad andamento variabile nel tempo (figura 1) e tale da richiedere modificazioni della terapia perché essa si adatti alla situazione clinica (Stähl E. Am J Respir Crit Care Med 2002; 165 (suppl): A105).
La terapia dell’asma ha ricevuto recentemente nuovi contributi, non tanto in termini di nuovi farmaci ma piuttosto in tema di differenti strategie per ottenere un sempre migliore controllo dell’asma. Infatti i farmaci antiasmatici sono più o meno gli stessi di alcuni anni fa (corticosteroidi, broncodilatatori, antagonisti recettoriali dei leucotrieni) e nuovi prodotti saranno disponibili solo tra alcuni anni. Invece nuove strategie di trattamento sono state sviluppate allo scopo di ottenere il massimo dell’effetto positivo con il minimo di effetti collaterali e con il maggior “comfort” per il paziente; infatti una strategia facile da percorrere e ben accettata dal paziente è garanzia di efficacia.
Le linee guida prevedono, a partire dall’asma lieve persistente, l’associazione di un trattamento “di fondo”, che il paziente assume regolarmente, a un trattamento “al bisogno” (beta2-agonisti a breve durata d’azione) che il paziente può assumere come pre-trattamento prima dell’attività fisica o in caso di percezione di un peggioramento dei suoi sintomi.

Il ruolo delle associazioni


Tra i farmaci per la terapia di mantenimento, quelli che hanno dimostrato di essere in grado di produrre un evidente impatto sulla malattia sono i corticosteroidi per via inalatoria e i beta2-agonisti a lunga durata d’azione, da soli o in associazione. Tra le associazioni terapeutiche disponibili per la gestione della malattia un posto di spicco è occupato da budesonide/formoterolo. Budesonide, somministrata per via inalatoria, è dotata di attività antinfiammatoria a livello del polmone, con conseguente riduzione dei sintomi e delle riacutizzazioni dell’asma, con minori effetti avversi rispetto alla somministrazione sistemica dei glucocorticoidi. Formoterolo è un agonista selettivo beta2-adrenergico che produce rilassamento del muscolo liscio bronchiale in pazienti con ostruzione reversibile delle vie aeree, con un effetto broncodilatatore a rapida comparsa e che si mantiene per 12 ore dopo una singola dose.
La velocità della comparsa dell’effetto terapeutico di questa associazione è ben evidenziata da uno studio che ha confrontato budesonide/formoterolo con un’altra associazione usata nella terapia dell’asma, salmeterolo/fluticasone. La comparsa dell’effetto broncodilatatore di budesonide/formoterolo viene osservata entro pochi minuti dalla somministrazione (Palmqvist M et al. Pulm Pharmacol Ther 2001; 14: 29-34): dopo 3 minuti la misurazione del FEV1 risultava pari a 2.74 L vs 2.56 L per l’associazione di confronto (p<0.001); le differenze, in favore di budesonide/formoterolo si mantenevano all’aumentare del tempo intercorso dall'inalazione.
L’associazione budesonide/formoterolo ha anche un’altra importante caratteristica farmacodinamica che permette un suo impiego modulato in funzione delle esigenze del paziente. Le due molecole sono infatti caratterizzate da una relazione dose-risposta, dato questo che permette di aumentare o diminuire il dosaggio semplicemente variando il numero di inalazioni senza dover fare ricorso a un diverso inalatore (cosa che invece non è possibile con altre molecole).
Queste caratteristiche fanno sì che l’associazione rappresenti una soluzione vantaggiosa per il paziente. Non va infatti dimenticato che, di fronte al peggioramento della sua sintomatologia (risvegli notturni, tosse, dispnea, ecc), l’asmatico tende a privilegiare il ricorso o l’incremento posologico del farmaco broncodilatatore “al bisogno” (beta2-agonista ad azione breve ma rapida): egli sceglierà un trattamento che garantisca risultati immediati piuttosto che aumentare la terapia di fondo (che in realtà tratta anche l‘infiammazione, cosa altrettanto importante di un efficace intervento sui sintomi).
L’associazione budesonide/formoterolo, grazie alle caratteristiche farmacodinamiche dei singoli componenti, permette di aumentare tempestivamente e temporaneamente il dosaggio della terapia di fondo ai primi segni di peggioramento sintomatologico per prevenire l’insorgenza di una riacutizzazione.

Vantaggi del regime adattabile


In quest’ambito sono interessanti i risultati dello studio SUND che hanno evidenziato numerosi vantaggi di un trattamento a dosaggio adattabile di budesonide/formoterolo rispetto a due regimi di trattamento fisso (budesonide/formoterolo o salmeterolo/fluticasone) (Aalbers R et al. Curr Med Res Opin 2004; 20: 225-240). Il trial ha arruolato 658 pazienti, che sono stati randomizzati in tre gruppi di trattamento: salmeterolo/fluticasone FD (posologia fissa), budesonide/formoterolo FD o AMD (posologia adattabile: trattamento di fondo, più incrementi temporanei di dosaggio in caso di peggioramenti sintomatologici). I pazienti trattati con dosaggio adattabile hanno evidenziato una riduzione delle riacutizzazioni dell’asma pari al 40% rispetto al gruppo trattato con salmeterolo/fluticasone (figura 2).
È risultato più contenuto anche il ricorso ai broncodilatatori “al bisogno”: 0.59 inalazioni/die per budesonide/formoterolo AMD e 0.80 inalazioni/die per salmeterolo/fluticasone FD (p=0.011).
Questi dati sono potenzialmente molto incoraggianti. Infatti, nonostante l’ampia disponibilità di terapie e di schemi di trattamento, le percentuali di controllo davvero efficace dell’asma possono avere ancora margini di miglioramento. Infatti, nonostante una regolare terapia di mantenimento, solo il 30% dei pazienti è ben controllato, il 20% è non ben controllato e ben nel 50% dei casi l’asma è del tutto non controllato (Partridge MR et al. Eur Resp J 2005; 26 (s49): A1710, poster). Inoltre una significativa quota dei pazienti descrive la propria patologia come “ben controllata” in quanto tende ad abituarsi a convivere con i sintomi e non li comunica al proprio medico. Di fatto, molti pazienti pongono forti resistenze alla loro condizione di asmatico: non accettano una terapia di fondo a dosaggio fisso perché la sua assunzione regolare è un indice della cronicità della loro condizione e preferiscono considerarsi persone sane che occasionalmente avvertono dei sintomi. La possibilità di instaurare un rapporto di fiducia tra il medico e il suo paziente può aiutare il medico a comprendere quali siano le ragioni del rifiuto da parte del paziente mentre quest’ultimo può essere incoraggiato a imparare come diventare personalmente responsabile della sua malattia e della sua terapia, adattandola alle necessità che di volta in volta si presentano, aumentando il farmaco quando è il caso o riducendolo una volta che la necessità si sia esaurita.