M.D. numero 34, 16 novembre 2005

Rassegna
Nuove acquisizioni sul magnesio
di Angela Walmar

Il magnesio è un elemento indispensabile al corretto svolgimento di numerose reazioni enzimatiche dell’organismo e in molti casi potrebbe risultare appropriata una supplementazione, soprattutto alla luce dei nuovi dati che ne suggeriscono l’impiego come adiuvante nella gestione di patologie importanti come il diabete

Come secondo catione più importante a livello intracellulare dopo il potassio, il magnesio riveste un ruolo di co-fattore di una elevata quantità di reazioni enzimatiche relative a metabolismo energetico e sintesi degli acidi nucleici. Numerose sono le cause note che conducono a deplezione di questo importante ione alle quali si sono aggiunti, più recentemente, altri rilievi di grande interesse che da una parte ne possono far sospettare uno stato generalizzato di carenza nella popolazione media e dall’altro aprono interessanti prospettive come terapie di “complemento” per affrontare patologie di grande impatto clinico ed epidemiologico quali diabete, ipertensione arteriosa, cefalea.

Indicazioni per la supplementazione di magnesio


Gli studi epidemiologici fanno emergere la presenza di un collegamento tra le malattie cardiovascolari e la mortalitàcardiaca con il grado di deplezione di magnesio indotta da una scarsità di questo ione nella dieta e nell’acqua. La deficienza di magnesio è stata osservata nel 7-11% dei pazienti ospedalizzati e in oltre il 40% dei soggetti che presentano altre anomalie a carico degli elettroliti (Fawcett WJ et al. Br J Anaesth 1999; 83: 302-20).
A causa dell’ubiquitarietà del magnesio nei diversi compartimenti cellulari, una sua carenza si può riverberare su numerosi organi e apparati. Lo ione agisce come neuromodulatore della trasmissione nervosa, comportandosi da freno agli impulsi nervosi soprattutto grazie alla sua azione calcio-antagonista. Una ben nota conseguenza della carenza è rappresentata dalla sindrome da ipereccitabilità neuronale caratterizzata da due tipologie di sintomi: le manifestazioni psichiche (ansia, depressione, astenia, irritabilità, disturbi del sonno, variazioni dell’umore, cefalee) e quelle muscolari (vampate, ipertensione, aritmie e palpitazioni, ipercontrattilità uterina, crampi, spossatezza).
La supplementazione di magnesio sotto forma di associazione tra il catione Mg2+ e l’anione organico pidolato (acido glutammico in forma ciclica) è capace di facilitare la penetrazione intracellulare di magnesio in maniera più evidente rispetto ad altri anioni minerali (solfato o cloruro) o anioni organici (lattato), consentendo un recupero più rapido di un bilancio corretto del magnesio.
È possibile operare una sorta di distinzione tra quelle che possono essere considerate le indicazioni elettive, che comprendono la somministrazione di pidolato di magnesio in caso di patologie fisiche e psichiche non gravi e le sue importanti potenzialità come terapia di complemento in patologie a maggiore impatto.

Ruolo del magnesio nel metabolismo glucidico


Nei pazienti con diabete di tipo 2 la deplezione di magnesio ha riflessi negativi sull’omeostasi del glucosio e della sensibilità all’insulina e influenza in maniera peggiorativa anche l’evoluzione di complicazioni quali la retinopatia, le trombosi e l’ipertensione. è stato stimato che una percentuale compresa tra il 25 e il 39% dei pazienti diabetici ambulatoriali ha basse concentrazioni di magnesio rispetto ai controlli sani e, sebbene non ancora del tutto chiarite, la ragione di queste cifre potrebbe dipendere principalmente da una maggiore escrezione urinaria di magnesio indotta da iperglicemia e diuresi osmotica (Wälti MK et al. Swiss Med Wkly 2003; 133: 289-92).
Studi in vivo e in vitro hanno dimostrato che l’insulina modula il passaggio del magnesio dal compartimento extracellulare a quello intracellulare. Le concentrazioni intracellulari di magnesio inoltre si dimostrano in grado di modulare le azioni dell’insulina (metabolismo ossidativo del glucosio), i meccanismi di contrazione calcio-dipendenti e la riduzione della risposta della cellula muscolare liscia alla depolarizzazione. Una deplezione intracellulare di magnesio, quale quella che si osserva nei pazienti con diabete di tipo 2 non insulino-dipendente, determina una minore attività del recettore per l’insulina e una esagerata concentrazione di calcio intracellulare. Entrambi i fenomeni si rendono responsabili della minore attività insulinica e del peggioramento dell’insulino-resistenza nei diabetici. In questi soggetti è stato anche osservato che una quotidiana supplementazione di magnesio è in grado di ripristinare l’equilibrio nella concentrazione intracellulare di magnesio contribuendo a migliorare l’uptake del glucosio promosso dall’insulina (Barbagallo M et al. Mol Aspects Med 2003; 24: 39-52).
Per quanto riguarda invece i possibili benefici di una terapia adiuvante a base di magnesio per il trattamento del diabete di tipo 2, sembrerebbe documentato il significativo contributo al controllo metabolico determinato dalla sua somministrazione orale (Rodriguez-Moran M. Diab Care 2003; 1147-1152). Si tratta dei risultati di uno studio randomizzato controllato con placebo, condotto su pazienti con diabete di tipo 2 e ridotti livelli sierici di magnesio (¾0.74 mmol/L) nei quali sono state valutate le variazioni della sensibilità all’insulina e del controllo metabolico.
Al termine dello studio nei soggetti che avevano ricevuto magnesio si registravano concentrazioni significativamente più elevate di ione nel siero rispetto ai controlli (0.74 vs 0.65 mmol/L, p=0.02), un indice di insulino-resistenza significativamente inferiore (HOMA 3.8 vs 5.0, p=0.005) e risultavano inferiori rispetto ai controlli anche la glicemia a digiuno (144 vs 185.5 mg/dl, p=0.01) e l’HbA1c (8.0 vs 10.1%, p=0.04) (figura 1).
Il miglioramento dei diversi parametri conferma dunque che nei soggetti con diabete di tipo 2 e una documentata carenza di magnesio la supplementazione di questo elemento, in associazione alle terapie specifiche per il diabete (in questo caso veniva somministrata glibenclamide, molecola priva di influenze sull’insulino-resistenza) è in grado di migliorare il controllo metabolico.
Inoltre un basso livello nel siero di magnesio si è dimostrato un fattore predittore indipendente per lo sviluppo di diabete di tipo 2. Ampi studi epidemiologici condotti in pazienti adulti indicano che un basso apporto dietetico di magnesio e un basso livello nel siero di questo ione sono associati a un aumentato rischio di diabete di tipo 2. Uno studio condotto recentemente (Huerta MG et al. Diab Care 2005; 28: 1175-1181) ha dimostrato anche l’esistenza di una correlazione tra la carenza di magnesio e la presenza di insulino-resistenza in bambini obesi. L’analisi nutrizionale ha indicato che lo stato carenziale dei bambini obesi era secondario a un inadeguato apporto alimentare, inferiore del 14.4% rispetto ai soggetti magri (intake obesi 286.4 mg/die, intake magri 327.7 mg/die). L’ipomagnesiemia – definita da un livello di magnesio nel siero <0.78 mmol/L – era presente nel 27% dei bambini sani e magri contro il 55% di quelli obesi. Questi dati sottolineano dunque quanto sia importante una buona correzione del deficit di magnesio nella pubertà, soprattutto in soggetti obesi, al fine di prevenire lo sviluppo di diabete di tipo 2.