Editoriale
Partito della Salute: riflessioni e dubbi
Per il Partito della Salute
è baruffa ancor prima di essere istituito. Un polverone
che coinvolge anche illustri giornali nazionali, che entrano,
con preoccupata ironia, nel merito dellannuncio fatto
dal segretario Fimmg Mario Falconi di voler portare i medici,
la sua esperienza, nel cuore stesso della democrazia parlamentare
per fronteggiare i pericoli che intravede rispetto ai diritti
dei cittadini. Lanalisi è chiarissima: per colpa
del ritrarsi della politica dai temi del welfare, i principi
fondanti del sistema salute - la solidarietà nel finanziamento,
lequità nellaccesso alle cure e luguaglianza
dei cittadini di fronte alla salute - sembrano sempre più
in pericolo. Chi potrebbe meglio rappresentarli a livello istituzionale
dei medici di famiglia, che sono il punto di contatto
più vicino dello Stato rispetto ai cittadini/pazienti?
Liniziativa non è isolata: anche Snami aveva manifestato
la volontà di correre con propri rappresentanti nelle
ultime elezioni regionali. Oggi, miracolo del proporzionale,
la sfida viene lanciata direttamente allesecutivo nazionale.
Dopo anni di richiami, di medici e cittadini, sul sistema che
salta e sulla possibilità che la salute diventi, invece,
un volano per uno sviluppo diverso del Paese, al silenzio assordante
della politica si risponde con una domanda di politica.
Con una vera lobby, trasparente ed etica, in grado di
porre la sanità tra le vere priorità del Paese.
La notizia, ovviamente, crea clamore e tante obiezioni. Come
potranno, le categorie sindacali e scientifiche che dovessero
prendervi parte, mantenersi terze e neutrali anche rispetto
al nuovo partito, come richiesto dalla deontologia professionale?
Come riusciranno a scendere in campo senza privare
i propri pazienti di quella continuità di rapporto che,
proprio in un momento istituzionale come questo, rappresenta
per essi forse lunico baluardo di diritto? E come mai
i pur molti medici che hanno occupato i banchi del Parlamento,
non sono riusciti se non parzialmente
a imporre la salute dei cittadini come una priorità indiscutibile
di governo, a prescindere dagli schieramenti? Cè
forse bisogno di una forza a tema perché
lesecutivo e il Parlamento si scomodino a corrispondere
con coerenza e continuità a un dettato costituzionale?
Forse la risposta migliore rimane in quel primato della
politica che da queste pagine ci siamo sempre provati
a sostenere a fronte delle ragioni delleconomia e delle
ristrettezze di bilancio.
Che poi a sostanziarla siano medici o laici, a nostro avviso
poco importa: la bussola dei diritti segna la strada per tutti,
anche senza dover trasformare i propri pazienti in pacchetti-voto,
scelta che sotto il profilo deontologico tanti dubbi solleva,
pur volendo concedere le migliori intenzioni.