Editoriale
Devolution dei contratti: i possibili scenari
La Sisac fa scuola. E Le Regioni fanno
un deciso passo avanti verso una revisione federalista della
contrattazione pubblica, per snellire i tempi lunghi e le procedure.
Oltre allobiettivo pratico, cioè la costituzione
di una Aran delle Regioni che sia diretta emanazione
dei presidenti e possa stipulare contratti ratificati in Stato-Regioni,
ve ne è anche uno politico: esercitare pienamente la
propria potestà costituzionalmente prevista
dopo la riforma della Costituzione e, a maggior ragione, dopo
la devolution. Il Comitato di settore ha fatto di recente pervenire
al Tavolo dei Governatori un documento di riflessione per presentare
tale ipotesi, con la previsione di potere estendere il meccanismo
a tutte le trattative ad alto livello dautonomia regionale.
Romano Colozzi, presidente del Comitato di settore e assessore
al Bilancio della Lombardia ha spiegato, in una lettera daccompagnamento
al progetto, che la Sisac ha costituito un buon terreno di sperimentazione
come delegazione di parte pubblica, di diretta emanazione
della Conferenza dei Presidenti delle Regioni, nelle trattative
con i sindacati per il rinnovo dellACN per la medicina
generale. Fatto salvo, dunque, il diritto di rappresentanza
sindacale, la trattativa della medicina generale potrebbe funzionare
da grimaldello per la semplificazione della struttura di tutti
i contratti in una cornice nazionale, che contenga
le regole per principi di legge e di remunerazione da garantire,
e poi la partita si sposterebbe, in tutti i settori, a livello
regionale, dove si discuterebbe di funzioni, organizzazione,
personalizzazione, per così dire, di prestazioni
e servizi.
Il terreno primo di sperimentazione di questo modello contrattuale
a forte decentramento sarebbe comunque la Sanità,
introducendo per tutti la possibilità di differenziare
la quantità e la destinazione dei trattamenti economici
aggiuntivi sulla base di parametri costruiti in funzione dei
diversi contesti lavorativi e socio-economici regionali.
Il Ssn, dunque, non si occuperebbe più soltanto di curare
i cittadini, ma anche di mettere a dieta i meccanismi
di contrattazione del lavoro. Una dieta che verrebbe imposta
a un paziente, il cittadino-lavoratore italiano, che sempre
meno, anche in sanità, riesce ad assicurarsi un contratto;
che quando vi riesce attende anni e anni per rinnovi e adeguamenti
al costo della vita che negli altri Paesi dellUnione sono
di regola.
Se si aggiunge a questo il fatto che sarebbe lo Stato italiano
a conservare stretti in mano i cordoni della borsa dei finanziamenti
generali, le Regioni potrebbero stringerli a loro volta quando
fossero sottoposte a drastici digiuni, come potrebbe accadere
anche questanno con la Finanziaria 2006. Il lavoro si
trasformerebbe di fatto da un diritto a un lusso per molte delle
amministrazioni pubbliche. La trattativa contrattuale in 21
giochi al massacro, ciascuno secondo le proprie tasche. LItalia
tutta potrebbe, a questo punto, rimanere in salute?