M.D. numero 33, 9 novembre 2005

Appunti
E l’INPS non invia più i moduli

Sono medico di assistenza primaria, insomma sono il “medico della mutua” o almeno penso che così ci considerino i burocrati. Cercherò di chiarirmi. Come Mmg, mi spetta l’onere di compilare il certificato di malattia.
La modulistica mi veniva recapitata puntualmente dalla competente sede INPS, in congruo numero.
Uso il passato perché tale usanza da mesi è passata di moda. Dopo vane richieste, circa un paio di mesi or sono, un dirigente mi svelava l’arcano che sta alla base della mancata consegna. Spedire i moduli o consegnarli attraverso un fattorino ha dei costi troppo elevati per l’Ente.
“Perché dottore non ci manda una persona di sua fiducia o non viene lei a prenderli?” Queste è stata l’educata richiesta del dirigente. La mia risposta: che il tempo mio o del mio delegato era prezioso e costoso quanto quello del fattorino.
Avvertii che avrei compilato i certificati per malattia su foglio bianco.
Solo pochi giorni fa una dirigente INPS mi ha contattato telefonicamente comunicandomi che l’Ente non spedisce più i moduli.
Grande è la tristezza per il solo fatto che si possa pensare che il mio tempo vale meno del costo di un pacco postale o di quello di un fattorino.
Non sarà che non ci spediscono più i certificati perché vagliano la possibilità di una nostra trasmissione con posta elettronica?
Perché immediatamente mi porrei la domanda “chi paga la connessione ADSL? E quando questa risulta inattiva o comunque non funziona, devo perdere tempo in seguito per tentare una nuova spedizione? Dovrò comunque stampare una copia per il lavoratore al fine di consegnarlo al datore di lavoro?”.
Ecco non vorrei che tali ipotesi in sede di trattativa sindacale divenissero supinamente da dubbi a realtà.
Non siamo sempre obbligati ad accettare tutto ciò che ci viene richiesto, anche se apparentemente di poco carico o impegno.
Tanti piccoli carichi di lavoro ci sottraggono alla fine tanto tempo per la professione e anche denaro.

Corrado Paolizzi

Medico di medicina generale
Rimini



La matrice della ricetta dove la metto?


Mi telefona un collega ed esordisce: “Guarda che le matrici delle ricette non possiamo più consegnarle alla Asl. Dobbiamo conservarle noi”.
“Vuoi dire che possiamo buttarle via?” Gli chiedo.
“No, no. Ho detto proprio che dobbiamo conservarle. E non si sa nemmeno per quanto tempo. Sembra che sia per sempre”.
“Per sempre? Dobbiamo dunque metterle in cassaforte a prova di incendio ed esplosione nucleare e immergere la cassaforte in un bagno di cemento?” ironizzo.
“Questo non è specificato” risponde il collega, stando al gioco.
“Non vuol dire. Per sempre è per sempre. Non vorrai mica correre dei rischi?”.
“Sì, ma se le conservi sotto cemento sarà poi un casino quando i funzionari della Asl vorranno venire a controllarle”. “Perché? Dovrebbero anche controllarle?”. “Eh, sì: devono verificare se le abbiamo compilate con cognome e nome dell’assistito, indirizzo, codice fiscale, e diagnosi. Se no, perché dovremmo conservarle?”.
“Già, hai ragione. Perché dovremmo, se no? Ma tu le compili?”.
“Io no. E tu?”.
“Ci mancherebbe. Come mentula potrei fare? Nel computer non c’entrano e in ogni caso il mio programma non prevede la possibilità di compilarle. Dovrei scriverle a mano una per una: ma allora che cosa ho comprato a fare il computer?”.
“Certo che corriamo un bel rischio. Se ci scoprono potrebbero multarci, forse toglierci la convenzione, magari anche sbatterci in cella a compilare tutte le matrici che abbiamo lasciato in bianco. Al solo pensiero mi viene male. Stamattina mi sono scolato due bottigliette di diazepam, ma sono qui che tremo tutto lo stesso”.
“Invece di tremare, perché non cerchi di scoprire chi è il Premio Nobel che ha avuto questa bella pensata delle matrici, così lo denunciamo per intralcio di pubblico servizio e ne proponiamo la promozione a badilante nel Sahara?”.
“Lascia perdere. Nel nostro mestiere le belle pensate hanno conseguenze solo per noi. Ti ricordi quella della doppia firma sulle ricette con la nota CUF? Avevo pensato anch’io a una denuncia, allora, ma il mio avvocato mi aveva detto che non era nemmeno il caso di provarci e che se avessi insistito se ne sarebbe lavate le mani e non avrebbe mosso un dito per farmi uscire di galera”. “Dobbiamo subire, allora? Non possiamo nemmeno insultare i nostri sindacalisti?”.
“No. “Nemmeno un insultino piccolo piccolo, qualcosa tipo monelli, birichini”.
“No, per carità. Subisci e stai zitto. Tanto, che lavoriamo bene o male, che te frega? La gente vuole le ricette e le certificazioni di malattia, quella roba gliela puoi fare anche se con la testa non ci stai, anche se il cervello ti fuma come una ciminiera, anche se mentre sulla scrivania scrivi le ricette, sotto giochi con le due palline da ping-pong che ti trovi sul pavimento. Ascoltami. Lascia perdere, che se non gli dai fastidio, le matrici non te le controlleranno mai”.

Antonio Attanasio

Medico di medicina generale
Mandello del Lario (LC)