M.D. numero 32, 2 novembre 2005

Rassegna
Medicazioni avanzate per le lesioni ulcerative
di Alberico Motolese - Direttore U.O. di Dermatologia, Ospedale Manzoni, Lecco

L’introduzione di moderne medicazioni biologiche e sintetiche ha modificato sensibilmente il management della riparazione tessutale delle ferite. Tra queste il collagene svolge un ruolo centrale nel processo riparativo

P
er “medicazioni avanzate” si intendono una serie di presidi di moderna concezione utilizzati per la cura delle lesioni ulcerative di diversa origine. Tali medicazioni sono prevalentemente costituite da materiali biologici o sintetici, in grado di interagire con l’area cutanea ulcerata: fra quest’ultima e taluni dei presidi avanzati si stabilisce infatti un rapporto interattivo in grado di accelerare la riparazione tessutale grazie al mantenimento di alcune caratteristiche fondamentali del “wound environment” fisiologico.
Il ruolo che questi presidi svolgono si attua quindi su diversi aspetti, per esempio il mantenimento di un ambiente umido nel quale la migrazione epiteliale è più rapida, mentre in caso di essiccamento della ferita lo scivolamento epiteliale diventa molto più difficoltoso.
Inoltre, è necessario che la medicazione costituisca una barriera fisica in grado di impedire la colonizzazione di germi fino allo sviluppo di un’infezione batterica: a ciò va aggiunto che il mantenimento della temperatura dell’ulcera appare, da studi recenti, importante per un corretto indice di riepitelizzazione.
La gestione dell’essudato è un’altra delle caratteristiche che una medicazione deve possedere, seppure secondo modalità diverse: ulcere molto essudanti, quasi sempre sovrainfette, devono essere medicate con presidi in grado di assorbire gran parte dell’essudato, e se possibile trattenerlo, eventualmente mettendolo a contatto con sostanze antimicrobiche a concentrazioni opportune, durante il tempo che intercorre fra le medicazioni.
Queste devono peraltro non essere occlusive, pur nel rispetto della funzione di barriera, e assicurare gli scambi gassosi.
Molto importante appare la funzione interattiva che alcune medicazioni avanzate sono in grado di svolgere: quelle a base di collagene, per esempio, sono in grado di stimolare la riparazione tessutale attraverso la riorganizzazione di nuove fibre collagene, promuovendo l’espressione di alcune molecole di adesione e velocizzando l’arrivo di cellule quali i fibroblasti e le cellule endoteliali.
La gran parte di questi presidi devono poi essere in grado di permanere a contatto con l’ulcera per più giorni, e nel contempo consentire medicazioni combinate laddove ve ne sia la necessità.
Tutto ciò a fronte della buona capacità di:
• non disintegrarsi a confronto di un’ulcera molto essudante o al contrario scarsamente essudante;
• essere confortevoli e costare non eccessivamente in relazione alla spesa media di una medicazione standard;
• essere in commercio in diversi formati per adattarsi alle diverse superfici ulcerate e in confezioni sterili monouso: la conformabilità, infatti, è un requisito fondamentale per permettere l’adattamento a superfici diverse (per esempio in ulcere del tallone).
Per meglio classificare il gruppo di queste medicazioni avanzate si è pensato di dividerle in due gruppi:
• medicazioni di origine biologica ovvero quelle derivate da sostanze presenti in natura, biologicamente compatibili con i tessuti cutanei e biodegradabili;
• medicazioni sintetiche, prodotte sinteticamente ma anch’esse biologicamente compatibili.

Medicazioni “biologiche”


Alginati

Gli alginati sono rappresentati da medicazioni a base di sali di calcio e sodio dell’acido alginico (polimero naturale presente nella parete cellulare delle alghe brune). È stato dimostrato che sono in grado di scambiare ioni calcio/sodio dalla ferita: l’applicazione su ferite molto essudanti porta a gelificazione del prodotto e trova indicazione in ulcere più o meno profonde, essudanti, aree di prelievo di cute e ustioni profonde.
Il potere assorbente varia fino a 20 volte il loro peso, e consente di mantenere opportunamente un ambiente umido assicurando gli scambi gassosi e costituendo una barriera fisica. È opportuno un uso mirato a ulcere non infette: sono controindicati in ulcere non essudanti e devono essere sempre applicati con medicazioni secondarie sovrapposte. I costi, per l’estrazione dell’acido alginico, sono relativamente elevati.

Acido ialuronico

L’acido ialuronico rappresenta un ottimo presidio per la cicatrizzazione cutanea. È applicabile in granuli o in “foglietti” direttamente sulla ferita, eventualmente bagnando con soluzione fisiologica se si tratta di ferite non essudanti: i granuli tendono a gonfiarsi e ad aumentare di volume, per cui bisogna non eccedere nella quantità da applicare. La gelificazione della medicazione a base di acido ialuronico può essere rimossa con garza, pinze o anche manualmente, con guanto sterile, ogni 2-4 giorni, a seconda dell’essudazione, senza provocare dolore o danno alle cellule in via di riepitelizzazione. È preferibile un uso limitato a ulcere ben deterse e non troppo essudanti.

Collagene

Il collagene, nei suoi diversi tipi, rappresenta in ambito di riparazione delle ferite una delle medicazioni più efficaci, svolgendo a contatto con il letto della ferita una interazione con le cellule e le altre molecole della matrice extracellulare. Il collagene eterologo (quello equino rappresenta il gold standard, essendo privo di rischi per la BSE) produce effetti biologici sovrapponibili a quelli del collagene tessutale. In tal modo è in grado di modulare i processi di reintegrazione della composizione della cute e la sua capacità di riparare i danni.
Le fasi del processo di riparazione cutanea prevedono subito dopo l’emostasi e la formazione del coagulo, una fase infiammatoria che vede il richiamo di cellule quali neutrofili, linfociti, macrofagi e piastrine che attraverso la secrezione di citochine ad azione proinfiammatoria e di fattori di crescita danno inizio al processo di guarigione della ferita. I fibroblasti, in particolare, danno luogo alla produzione di molecole proteiche della matrice extracellulare: una buona parte di tali proteine è costituita dal collagene.
Numerose evidenze sperimentali e cliniche dimostrano che l’azione del collagene ha un ruolo centrale nelle varie fasi della riparazione: un effetto emostatico iniziale con attivazione delle piastrine che sono a loro volta in grado di produrre un importante fattore di crescita (PDGF), lo stimolo chemiotattico per macrofagi e fibroblasti, l’aumento della quota di fibronectina presente nella ferita e infine il “remodelling” della ferita, nella cui fase il collagene è in grado di creare un riordine della struttura architetturale promossa dai fibroblasti, così come la proliferazione e lo scivolamento dei cheratinociti.
L’utilizzo di collagene in diverse formulazioni (tavolette, spray di collagene liofilizzato, ecc) deve essere fatto su ferite in cui ha avuto successo la “wound bed preparation”, attraverso i passaggi di detersione meccanica e/o enzimatica, una corretta antisepsi generalmente effettuata attraverso l’impiego di antisettici a base di argento, potassio permanganato, iodopovidone, clorexidina, ecc. o mediante uso di antisettici a lento rilascio, e infine le medicazioni a protezione della lesione.
Una volta deterso il letto di ferita, la medicazione a base di collagene può essere applicata e rimanere in sede anche per 48-72 ore se la ferita non è particolarmente essudante: il gel semipermeabile che si forma a contatto con gli essudati tende a mantenere un ambiente ottimale (umido e ben protetto). Lo spray a base di collagene può essere applicato anche giornalmente. Le medicazioni a base di collagene sono dunque utilizzabili in ulcere a varia eziologia (venose, arteriose, miste, diabetiche, ecc) anche in associazione ad altre medicazioni, con elastocompressione in caso di insufficienza venosa.

Medicazioni sintetiche


Schiume di poliuretano
Le schiume di poliuretano, adesive o non adesive, rappresentano le medicazioni più frequentemente usate nella patologia ulcerativa: sono caratterizzate da un elevato assorbimento, da una buona conformabilità a fronte di un gran numero di formati di vendita e dalla non aderenza al tessuto lesionato. Sono anche indicate in ferite essudative e cavitarie. Sono in grado di assorbire grandi quantità di essudato e di non rilasciarlo neanche sotto compressione.
Non vanno mai applicate su zone trattate con acqua ossigenata o ipocloriti. È preferibile utilizzare quelle non adesive nella cute dell'anziano, poiché è possibile causare danni relativi alla fragilità della cute stessa e alla mancanza della funzione di barriera (correlata con la progressiva xerosi cutanea e alla riduzione della quota dei lipidi di origine cheratinocitaria legata all’età).
Inoltre, sono riportate segnalazioni (sporadiche) di allergie per contatto al metil-metacrilato e butil-metacrilato presenti negli adesivi.

Pellicole trasparenti

Le pellicole trasparenti (membrane), generalmente costituite di materiali poliuretanici, sono utilizzate come medicazione per erosioni superficiali o ulcere a bordi non sottominati, applicati direttamente oppure utilizzati come medicazioni secondarie per contenere altri tipi di medicazione. Non sono in grado di assorbire gli essudati. Sono anche utilizzate nella prevenzione delle ulcere da pressione in malati allettati.

Idrocolloidi

Gli idrocolloidi sono sistemi idroattivi polimerici che possiedono proprietà più o meno assorbenti e detergenti. Composti a base di CMC (carbossimetilcellulosa), gelatina, pectina, in associazione talvolta ad altri componenti quali derivati vegetali e adesivi non citotossici, possono rimanere in sede di medicazione anche per alcuni giorni. Sono prodotti in diversi spessori (normali, sottili, extrasottili) e in diverse forme (sagomati, bordati). Trovano controindicazione in ferite infette e sono da usarsi quindi su ferite con essudazione minima-media.

Antisettici a lento rilascio

Fra le medicazioni avanzate è opportuno inserire gli antisettici a lento rilascio, che rappresentano medicazioni in grado di affrontare il problema delle infezioni batteriche e fungine lasciando la medicazione a contatto con la ferita infetta per alcuni giorni, attraverso il rilascio di sostanze antimicrobiche costante nel tempo. Queste sono a base di argento in nanocristalli, iodocadexomero e argento e carbone attivo rispettivamente. Le proprietà antimicrobiche dell’argento sono note ormai da molti anni, addirittura da epoche precedenti la scoperta di microrganismi. Il rilascio dell’argento in nanocristalli è costante nel tempo (vi sono studi che dimostrano un’azione costante sullo Pseudomonas a confronto con l’applicazione di argento sulfodiazina), ed è dimostrato non essere istolesivo sui tessuti neoformati di ulcere in via di riepitelizzazione.
Anche lo iodocadexomero mostra notevole azione antimicrobica e in associazione con il carbone attivo è in grado di assorbire gli odori forti che si sprigionano dall’ulcera. Anche in questo caso è stata dimostrata la non istolesività relativa al rilascio di iodio sui tessuti neoformati: è opportuno effettuare le medicazioni più frequentemente poiché è più difficoltoso rimuovere la medicazione a secco.

Inibitori delle metalloproteasi

Recentemente sono state immesse in commercio medicazioni in grado di inibire l’azione delle metalloproteasi (MMPS: Matrix MetalloProteinaseS) una volta a contatto con il letto della ferita.
Le MMPS regolano il catabolismo della matrice
extracellulare, essendo prodotte da cellule quali granulociti, macrofagi, cheratinociti, fibroblasti e sono a loro volta controllate da specifici inibitori tessutali (TIMPS). La loro attivazione negli spazi extracellulari porta alla degradazione della matrice e del collagene neoformato in situazioni di eccesso di produzione o di mancato controllo, quali quelle che si verificano in ulcere non tendenti alla guarigione, in concomitanza con altri fattori incidenti. I risultati sembrano molto buoni e incoraggiano nuovi trial clinici.

Cute bio-ingegnerizzata

Da alcuni anni è possibile effettuare innesti con cute coltivata autologa, partendo da prelievo bioptico sul paziente portatore di ulcera e mettendo in coltura separatamente epidermide e derma.
I graft di cheratinociti e fibroblasti, innestabili separatamente e in tempi successivi, mediamente a 14-18 giorni dal prelievo, rappresentano un ausilio ulteriore nelle “non healing ulcers”, ulcere cioè che non evolvono verso la guarigione nonostante un corretto wound-care.
È stato dimostrato in lavori controllati che tale metodica accelera la guarigione sia in ulcere di origine venosa, sia arteriosa e diabetica, rispettando un corretto rapporto costo-beneficio, passaggio ormai obbligato in ambito sanitario. L’effetto bordo, cioè la riepitelizzazione a partire dal margine della ferita, è il fenomeno più spesso osservabile dopo innesto autologo ingegnerizzato.

Conclusioni


Per concludere questa rassegna delle moderne medicazioni avanzate, alle quali spetta sicuramente il merito di avere modificato sensibilmente il management delle ferite introducendo nuovi concetti e nuovi materiali frutto della ricerca clinica e laboratoristica, è opportuno riconoscere i meriti che spettano all’industria dedicata al wound-care. Senza il suo ausilio non ci sarebbe stato un progresso così rapido dei sistemi né probabilmente esisterebbero protocolli articolati di terapia delle ulcere, in un settore in cui i clinici vedono aumentare in maniera sensibile la prevalenza della patologia legata soprattutto all’invecchiamento progressivo della popolazione.
Una ragionata multidisciplinarietà rappresenta per l’organizzazione sanitaria il modo di affrontare il problema: l’istituzione di centri di terapia specializzati nella cura delle ulcere e del piede diabetico, che veda coinvolti dermatologo, chirurgo vascolare, diabetologo, chirurgo plastico e personale infermieristico specializzato, potrà rappresentare il miglior servizio da offrire al paziente a fronte di una razionalizzazione di spesa non trascurabile.

Bibliografia

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