M.D.
numero 32, 2 novembre 2005
Counselling
Il ciclo vitale della famiglia: la coppia
con figlio
di Ivano Cazziolato - Medico di medicina generale, psicoterapeuta,
Marcon (VE) - Dipartimento di Neuroscienze AIMEF
Il
medico di famiglia entra spesso in relazione con giovani coppie
che decidono di avere un bambino. Dal suo osservatorio può
raccogliere desideri e speranze, anche se, come nel caso riportato,
la nascita può rappresentare un momento di rottura.
In alcune occasioni può essere sufficiente lascolto,
a volte è utile fare domande ai pazienti per capire se
il loro malessere è fisico o proviene dallanima,
altre volte è importante indirizzarli a uno psicoterapeuta
Il passaggio dalla diade - coppia - alla triade - coppia con figlio - comporta la creazione di uno spazio necessario perché una creatura possa trovare accoglimento e accudimento genitoriale.
Per la coppia che decide di avere un bambino si tratta di un momento delicato che permette a marito e moglie di entrare in un nuovo ruolo, quello di genitori. Il riconoscimento di questo ruolo, proprio in funzione della nascita di un figlio, avviene sia ad opera dei parenti dei neogenitori sia della società. I genitori dei nuovi genitori, grazie alla nascita di un nipotino, se non lo sono già, diventano nonni per la prima volta, entrando a loro volta in un ruolo riconosciuto che permette di godere di alcuni vantaggi, per esempio quello di occuparsi dei nipoti, senza le responsabilità che hanno dovuto assumersi in prima persona quando erano genitori.
Diventare genitori non comporta solo vantaggi come l’essere riconosciuto come genitore, godere della propria creatura che cresce, dell’essere generativi e così via.
Ci sono aspetti anche di preoccupazione che per i padri sono legati per esempio alla responsabilità acquisita con il ruolo genitoriale, nel mantenimento del proprio bambino, nell’assicurargli un futuro attraverso una solida garanzia economica. I padri possono anche soffrire di gelosia nei riguardi del nascituro per le cure amorose che in una fase del tutto primordiale della nascita, la mamma dedica al bambino con il quale, in quel momento, si trova in simbiosi.
La neomamma, dal canto suo, può presentare una depressione post-partum, può desiderare di prolungare la simbiosi ben oltre un periodo fisiologico, a volte può sentire completamente appagato il suo desiderio di maternità da mettere in discussione la coppia.
La coppia stessa potrebbe decidere di avere un figlio più per rispondere alle aspettative delle proprie famiglie d’origine che per un’intima convinzione. Dimostrare di essere generativi dopo un periodo matrimoniale è quasi un dovere, e le aspettative dei futuri nonni sulla giovane coppia possono essere molto elevate.
Anche alla nascita del bambino ci possono essere meccanismi che portano i genitori dell’uno o dell’altro membro della coppia ad “entrare” dentro i confini di coppia. Può essere la madre della giovane mamma a fare dei tentativi intrusivi, che potrebbero renderla insicura nello svezzamento del proprio bambino se ella non si fida del proprio istinto e delle proprie capacità. Del resto l’esperienza della nonna può essere molto utile per la giovane mamma, anche in termini di rassicurazione.
Il Mmg e il confronto
con la giovane coppia
Il medico di famiglia è a contatto con molte giovani coppie che decidono di avere un bambino. Tante sono le storie che gli vengono raccontate e dal suo osservatorio può raccogliere meglio di chiunque altro i desideri, le speranze, le attese delle coppie che stanno per diventare genitori.
A volte i bambini non arrivano, a volte è un desiderio di uno solo dei due partner, a volte la nascita di un figlio può rappresentare il momento di rottura della coppia e magari, fino ad allora, questa non aveva dato segni di cedimento.
Caso clinico
Oreste aveva 54 anni quando sposò Rita di 25. Lui impiegato di banca, lei modellista. Quando si sposano vanno ad abitare in un’altra città in una casa in affitto, per tre anni. Dopo questo periodo i coniugi aderiscono alla proposta di Francesco ed Elisa, genitori di Rita, quasi coetanei di Oreste (hanno entrambi 59 anni), di acquistare con il loro aiuto un appartamento vicino e nello stesso paese dove vive anche l’altra sorella sposata di Rita, Daniela, di 30 anni. La distanza tra l’appartamento di Oreste ed Elisa e genitori di quest’ultima, è di circa 100 metri in linea d’aria.
Rita ha un rapporto intenso con il padre, uomo forte e massiccio, che nella sua vita ha lavorato duro per costruirsi una certa solidità economica. È andato in pensione da pochi anni, dopo aver lavorato a lungo come capo-fabbrica in un’azienda. Aveva sposato Elisa a 18 anni e di lei ne era stato sempre gelosissimo.
Oreste, invece, viene da una famiglia dove i rapporti sono un po’ distanti. Lui è il secondogenito: ha una sorella più grande di due anni e un’altra che ha due anni meno di lui. I genitori sono entrambi deceduti.
Con le sorelle, tutte e due laureate, non è mai andato d’accordo. Oreste sostiene di non essersi mai sentito considerato né dalle sorelle né dai genitori, che sa di avere profondamente deluso per non aver conseguito una laurea. Il padre pare non perdesse occasione di ricordargli che a fatica egli era riuscito a diplomarsi e grazie a delle conoscenze del papà, proprietario terriero, era entrato in banca cominciando dalla gavetta, come usciere.
Evento critico
Oreste e Rita per due anni convivono tranquillamente nel nuovo appartamento. Rita rimane incinta. Nasce una bambina, Lucia, che è l’orgoglio dei nonni, visto che Daniela per il momento non ha ancora avuto bambini.
Oreste era abituato con Rita a fare molti viaggi, ad andare via in moto, a passare in montagna molti week-end.
I coniugi cominciano a litigare. Oreste impreca contro Rita, contro i suoceri e sviluppa un’avversione per Lucia, così forte che quando rientra a casa la bambina come lo vede inizia a piangere. È gelosissimo del rapporto che c’è tra Lucia e Rita.
Rita dopo 8 mesi dalla nascita di Lucia, quando già da due ha terminato l’allattamento, si presenta in ambulatorio perché ha perso molti capelli, di notte non dorme, quando riesce a riposare si ritrova a svegliarsi improvvisamente gridando. Riferisce che Oreste si è fatto minaccioso e confessa che qualche volta le ha dato qualche schiaffo, che se solo Francesco ne fosse a conoscenza per Oreste sarebbe la fine.
Un giorno Francesco chiama in studio perché io vada a fare una visita alla figlia che ha la febbre alta. Quando arrivo lì, Rita è a letto con la febbre, e sta piangendo. Il padre sta imprecando contro il genero e sta minacciando di picchiarlo. Francesco afferma che vuole riportarsi a casa la figlia.
Passano pochi giorni e Rita, appoggiata dal padre, chiede la separazione dal marito. Oreste viene in studio infuriato e racconta che la moglie è vittima del padre. Ci ritorna dopo cinque mesi trasformato: ha i capelli tinti, un fisico ritonificato da un’intensa attività in palestra. Vorrebbe un certificato medico, su consiglio del suo avvocato, dove venga dichiarata la sua incapacità a occuparsi della figlioletta.
Mi racconta che lui non ha voglia né tempo di andarla a prendere questa bambina, neanche una volta alla settimana: “Dove la metto? Io non ci sono mai stato con lei, e poi se piange cosa faccio? È un impegno che non posso assumermi. Devo andare al mare con i miei amici, non la posso mica portare dietro”. Dopo queste poche battute propongo al signor Oreste di rivolgersi per il certificato
a un mio collega psichiatra e psicoterapeuta. Oreste accetta.
Conclusioni
È interessante che Rita abbia deciso di sposare un uomo molto più grande di lei, un uomo che apparentemente per certi aspetti poteva assomigliare al padre Francesco.
La famiglia di Rita è molto unita ed è abituata a fare corpo comune. Sembrano non esserci segreti tra genitori e figlie, anche se queste ultime sono sposate. I loro genitori si occupano molto delle loro vite come se queste figlie non se ne fossero mai andate di casa.
Oreste viene da una famiglia dove i rapporti tra fratelli sono distanti e ci sono rabbie mai elaborate. Quando incontra Rita, Oreste vive un periodo di intenso divertimento e di spensieratezza, quasi come due adolescenti. Quando, per le insistenze di Rita, decidono di avere un figlio, questo fa cambiare tutto il loro rapporto. Ma il cambiamento era già avvenuto nel momento in cui Oreste aveva accettato di andare ad abitare vicino ai suoceri e aveva accettato anche il loro aiuto economico.
La domanda è quanto Oreste abbia sentito il peso della nuova responsabilità, all’arrivo di Lucia, quanto l’abitudine di essere al centro dell’attenzione prima della nascita della figlia lo abbia riportato con la memoria a quando si trovava nella propria famiglia, come “un estraneo senza arte né parte”, così aveva raccontato a me durante una delle sue visite in ambulatorio.
A vederlo ora sembra davvero un adolescente, sia nella nuova tinta di capelli ma anche nel fisico, che mantiene con una rigorosità maniacale oltre che nel modo di vestire.
Per quanto riguarda Rita, sembra che dalla sua famiglia d’origine si faccia fatica a uscire. Il suo desiderio di maternità era sollecitato spesso delle speranze di Francesco di diventare nonno. In questa famiglia, invece, Elisa sembra aver avuto un ruolo silenzioso, dietro alle quinte. C’è da chiedersi quanto Rita non sperasse di trovare in Oreste un uomo maturo, simile al padre, a cui potersi appoggiare e quanto invece sia stata delusa nel comprendere come Oreste faticasse ad assumersi la responsabilità di genitore.
Un’altra domanda è quali fossero i bisogni di questi due coniugi che sono andati delusi. Il desiderio di maternità di Rita per soddisfare il padre Francesco che così sarebbe diventato nonno? La possibilità di viversi l’adolescenza da parte di Oreste assieme a Rita, con la quale era sempre al centro dell’attenzione fino alla nascita di Lucia? Quale di queste due avrà pesato di più? Chissà quante altre ipotesi si possono fare. Anche da questa storia, però, si può intravedere quanto i confini di coppia siano importanti e quanto l’elaborazione di una separazione dalla propria famiglia d’origine possa giocare un ruolo fondamentale nel momento in cui potenzialmente, per un passaggio fisiologico, una famiglia potrebbe entrare in crisi.
Una discreta parte del lavoro del medico di famiglia di oggi è l’ascolto. Egli ha il vantaggio di incontrare ogni giorno delle storie e delle persone. A volte l’ascolto è sufficiente, a volte è utile fare delle domande ai pazienti, per capire davvero se il loro malessere è fisico o proviene dall’anima, a volte è importante indirizzare le persone che con fiducia si rivolgono a noi, a uno psicoterapeuta, così come inviamo allo specialista ORL o all’ematologo.