
M.D.
numero 31, 26 ottobre 2005
Ricerche
Prestazioni diagnostiche sotto controllo Asl
di Tiziano Brizio, Medico di medicina generale, Neuropsicologo,
Venaria (TO) e Giuliano G. Geminiani, Facoltà di Psicologia,
Torino
Visto laumento vertiginoso verificatosi nel nostro
Paese, in futuro è probabile che le prescrizioni diagnostiche
ambulatoriali saranno soggette a monitoraggio e report da parte
delle Asl, come già accade in Lombardia
La
tendenza allinvecchiamento della popolazione nei Paesi
industrializzati è un fatto ormai consolidato. Questa
ricerca, attraverso lo studio di fattori cognitivi e psicopatologici
in soggetti ultrasessantenni, vuole contribuire alla conoscenza
della salute mentale degli anziani, per trarne delle conseguenze
sul piano clinico e sociale.
Abbiamo quindi indagato la prevalenza degli aspetti psicopatologici
e comportamentali nelle situazioni di deterioramento cognitivo
sul territorio.
Nellarco di un anno sono stati intervistati tutti gli
individui con più di 60 anni afferenti per qualsiasi
motivo allambulatorio di un medico di medicina generale
dellAsl n. 6 del Piemonte con una popolazione di 1.500
assistiti.
Tali soggetti sono stati valutati con un protocollo che indagava
diversi aspetti cognitivi e psicopatologici. Sono stati inoltre
raccolti alcuni dati di natura demografica (età, scolarità
e condizioni sociali).
Materiali e metodi
Nei dodici mesi durante i quali si è svolta la ricerca
sono giunti allosservazione 164 assistiti ultrasessantenni.
Sono stati esclusi dalla casistica i soggetti a cui non è
stato possibile somministrare i test per svariati motivi (grave
afasia, sordità, ecc) o che non hanno voluto sottoporsi
a tali prove e due pazienti affetti da psicosi, in cura presso
il Centro di salute mentale.
Prima della somministrazione dei test è stato chiesto
formalmente il consenso, dopo avere spiegato lo scopo della
ricercano.
Dei soggetti esaminati, 19 hanno mostrato un deterioramento
cognitivo al Mini Mental State Examination (MMSE).
Sono stati quindi considerati due gruppi di controllo: uno composto
da 17 pazienti con lesioni cerebrali emisferiche documentate
alla TAC o alla RMN e un gruppo di assistiti neurologicamente
indenni composto da 20 soggetti scelti in modo randomizzato
e paragonabili per età e familiarità al gruppo
dei pazienti con deterioramento intellettivo.
Per lo studio degli aspetti cognitivi il protocollo prevedeva
diversi test.
-
Il
MMSE per la valutazione oggettiva globale delle funzioni cognitive;
test facile da applicare, che valuta lorientamento nel
tempo e nello spazio, la memoria, la capacità di attenzione
e di calcolo, il richiamo di oggetti e il linguaggio;
-
i
subtest IV e VII della scala Wechsler per la memoria logica
e per la capacità di apprendimento (di parole per coppie
associate).
Per
lo studio degli aspetti psicopatologici abbiamo utilizzato:
no no no no no
-
la
scala di valutazione psichiatrica BPRS che indaga parametri
della sfera psicopatologica (ansia, umore depresso, comportamento
allucinatorio e delirante, affettività, ecc);
-
la
scala per la valutazione dei sintomi psichiatrici positivi
SAPS, somministrata ai familiari e riferita allultimo
mese (tra laltro indaga la produzione di allucinazioni
e deliri e i disturbi formali del pensiero);
-
la
scala per la valutazione dei sintomi psichiatrici negativi
SANS analoga alla precedente, ma vertente su aree passive
(appiattimento affettivo, assenza di volizione, anedonia e
asocialità).
Gli eventuali disturbi distimici sono stati ricercati mediante
la scala per la depressione di Hamilton, che oltre allumore
indaga anche aspetti somatici (insonnia, perdita di peso e
disturbi somatoformi gastroenterici, ecc).
Laspetto
ecologico, cioè la capacità dei soggetti a rispondere
alle richieste dellambiente e quindi la loro autosufficienza
nella vita quotidiana, è stata valutata mediante
la scala delle attività strumentali IADL, che indaga abilità
quali: uso del telefono, competenza nel fare acquisti e usare
mezzi di trasporto, cucinare, lavare e rigovernare la casa, assumere
farmaci e maneggiare denaro. Il grado di consapevolezza del proprio
deficit mnesico è stato quantificato mediante il questionario
di autovalutazione SRSMF, il cui punteggio è stato messo
in relazione ai subtest IV e VII della scala Wechslerno, ottenendo
in tal modo lindice di anosognosia di Della Barba.
Risultati e considerazioni
- Il
gruppo di soggetti con deterioramento intellettivo al MMSE ha
mostrato una significativa diminuzione delle performance ai
subtest IV e VII della scala Wechsler, rispetto al gruppo di
controllo neurologicamente indenne.
Non così i soggetti con lesionino cerebrali: questo fa
pensare che o le lesioni cerebrali non interessassero aree critiche
per lespletamento di tali funzioni corticali superiori
o i test utilizzati a tale scopo non fossero sufficientemente
sensibili da evidenziare iniziali deficit di tipo mnesico.
- La
competenza nelle attività di tutti i giorni, valutata
con la scala IADL, è risultata compromessa in modo significativo
nel gruppo dei deteriorati e sorprendentemente in modo non significativo
negli individui con lesioni emisferiche. Questo ci pare un aspetto
degno di interesse e denso di conseguenze sul piano socio-sanitario.
Ci si deve cioè sforzare di prevenire e trattare tale
patologia almeno quanto se non di più delle affezioni
motorie e fisiche in generale.
- La
consapevolezza del proprio deficit cognitivo era ridotta nel
gruppo dei deteriorati: ciò indica lo stadio medio-avanzato
della malattia in questi soggetti (come conferma la letteratura).
- Una
condizione di tono dellumore depresso era presente in
modo significativo solo nel gruppo dei deteriorati. Questo fatto
impone alcune considerazioni:
1. può essere difficile differenziare una condizione
di depressione mascherata con disturbi somatoformi da una situazione
dementigena in fase iniziale;
2. uno stato depressivo può fare sottostimare al soggetto
le proprie capacità mnestiche e daltro canto può
influenzare le prestazioni dei soggetti ai test psicometrici
che indagano gli aspetti cognitivi;
3. esistono sindromi miste in cui coesistono disturbi distimici
e dementigeni;
4. la demenza tipo Alzheimer può essere preceduta da
una fase di depressione.
- Infine
abbiamo documentato disturbi di tipo psicotico sia nel gruppo
dei soggetti deteriorati sia nel gruppo degli individui con
lesioni emisferiche. Tenendo conto che la diagnosi di psicosi
autonoma era stata esclusa (quando necessario anche ricorrendo
al consulto dello specialista) possiamo avanzare alcune ipotesi
da verificare con ulteriori studi:
1. alterazioni cerebrali comuni potrebbero essere alla base
di sindromi diverse, come le affezioni psicotiche e quelle dementigene;
2. certi sintomi a valenza psicotica potrebbero fare parte del
quadro delle demenze tipo Alzheimer;
3. il deterioramento cognitivo potrebbe in qualche modo influire,
anticipandola o precipitandola, su una affezione psicotica mascherata.
In estrema sintesi possiamo affermare che la situazione di deterioramento
mentale comporta una diminuzione delle performance di tipo mnesico,
della consapevolezza del proprio deficit cognitivo, delle capacità
di autosufficienza e, nelle fasi iniziali, la comparsa di una
sindrome depressiva manifesta o mascherata.
Meno problematica appare invece la condizione dei soggetti con
lesioni emisferiche, che quando superino sufficientemente difficoltà
di tipo motorio, mostrano decisamente un migliore adattamento
alle situazioni di vita quotidiana, migliori prestazioni cognitive
e un potenziale recupero dei deficit legati alla patologia.
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