M.D.
numero 31, 26 ottobre 2005
Note
stonate
Spesa sanitaria: il Mmg tra domanda e offerta
di Giuseppe Belleri, Medico di medicina generale,
Flero (BS)
Confrontando
tra loro le medie di spesa dei distretti sanitari della
provincia di Brescia sono emersi alcuni dati interessanti
e di non univoca interpretazione. Dati che pongono laccento
su di un sistema spesso drogato, in cui se un surplus di
domanda alla fonte interagisce con una robusta offerta più
o meno appropriata, ma soprattutto a portata di mano, è
difficile per il medico di famiglia poter intervenire sulle
richieste. In questi casi non gli resta che un ruolo di
mero spettatore |
La
Banca Dati Assistito (BDA) assembla le informazioni delle varie
banche dati gestite dallAsl per fotografare annualmente
il profilo epidemiologico del territorio a fini programmatori
e di gestione dei servizi, in particolare riguardo al monitoraggio
delle patologie croniche e delle comorbilità.
Dallincrocio e dallelaborazione dei dati provenienti
da esenzioni per patologie, prescrizioni farmaceutiche, schede
di dimissioni ospedaliere e attività specialistiche ambulatoriali
emerge la mappa delle principali patologie, distretto per distretto,
sia quelle gestite dal Mmg in prima persona (cardiovasculopatie,
diabete, neuropatie, gastroduodenopatie, dislipidemie, broncopneumopatie,
malattie endocrine, autoimmuni ed epatiche) sia quelle afferenti
al livello specialistico (HIV, neoplasie, trapiantati, dializzati).
Dopo le prime esperienze pilota dellAsl di Pavia e dellAsl
di Brescia, dal 2002 il progetto è stato esteso a buona
parte della Lombardia e ora sono disponibili le informazioni
riguardanti 12 delle 15 Asl della Regione per un totale di 7.300.000
assistiti. La prevalenza delle singole malattie a livello regionale,
tendenzialmente in linea con le percentuali della letteratura,
è così distribuita: cardiovasculopatie 13%, diabete
3.2%, neoplasie 2.5%, broncopneumopatie croniche 1.3%, gastroduodenopatie
1.5%. Inoltre incrociando opportunamente i dati relativi alle
coorti di malati è stato possibile individuare, per ora
solo nellAsl di Brescia, le più frequenti comorbilità,
come la categoria dei diabetici cardiopatici (16.6 ogni 1.000
assistiti in carico), i cardiopatici dislipidemici (12.1/1000)
e così via.
Le variabili
Grazie alla notevole massa di dati, la BDA permette di valutare
la variabilità dei consumi registrati nelle diverse aree
geografiche, di elaborare report periodici per ogni distretto
sanitario o gruppo di medici, finalizzati ad un confronto interno
ed esterno.
è anche possibile un raffronto diretto tra i distretti
di una stessa Asl sui consumi complessivi o per specifiche categorie
(cardiopatici, diabetici ecc.) relativamente a quattro capitoli
di spesa: ricoveri ordinari, day hospital, farmaci e specialistica
ambulatoriale (accertamenti e visite). Per esempio nellAsl
di Brescia, confrontando tra loro le medie di spesa dei 12 distretti
sanitari, aventi una popolazione variabile da 20.8990 a 46.590
abitanti, e con la media dellintera Asl sono emersi alcuni
dati interessanti e di non univoca interpretazione. In particolare
la spesa media pro-capite annuale lorda per lassistenza
specialistica in due distretti è nettamente superiore
a quella degli altri (oltre il 20% di scostamento dalla media
Asl) mentre in altri 3 i consumi farmaceutici vanno in direzione
opposta (-10% circa dalla media Asl).
Landamento delle quattro variabili considerate è
territorialmente incostante, nel senso che gli scostamenti dalla
media sono in genere modesti e non sempre nella stessa direzione:
per esempio in due distretti la spesa per day-hospital supera
del 10-15% la media mentre in altri due la farmaceutica è
di segno negativo per unanaloga percentuale; in altri
invece allincremento degli accertamenti specialistici
corrisponde una riduzione dei ricoveri ordinari.
Strane eccezioni
Fanno eccezione due distretti che si collocano agli estremi
opposti dello spettro rispetto alla media Asl. Il primo registra
per tutte le voci di spesa significativi decrementi, dellordine
del 10% circa, rispetto alla media dellAsl.
Al contrario il secondo supera abbondantemente le medie in tutte
le voci di spesa, con punte che toccano quasi il 20%. Questultimo
è il distretto che comprende la città di Brescia,
un quinto circa dellintera popolazione, in cui ricoveri,
day-hospital, farmaci e specialistica oltrepassano la spesa
media regionale pro-capite di un 15% circa.
Come interpretare questi dati? Come si possono giustificare
e a chi vanno attribuiti gli scostamenti, in eccesso e in difetto?
La risposta non è agevole né univoca e tuttavia
si possono fare alcune considerazioni e ipotesi di spiegazione.
Prima di tutto le percentuali vanno corrette o, come si dice
nel gergo statistico, ponderate per letà
media della popolazione del distretto stesso, parametro che
da solo rende conto della prevalenza delle principali patologie
croniche (e quindi dei consumi e della spesa media pro-capite)
indipendentemente da altri fattori. In effetti il distretto
del capoluogo registra una percentuale del 21.5% di ultra 65enni
(23.115 su 208.990 abitanti) a fronte dei distretti più
giovani che si attestano sul 12% circa. La correzione per età
evidenzia che il principale determinante degli scostamenti della
spesa dalla media Asl è da ricondurre allincidenza
di patologie croniche in rapporto alla composizione anagrafica
della popolazione (eliminando il fattore età, leccesso
di spesa media pro-capite passa dal 15% circa al 10%). Ciononostante
il distretto cittadino presenta comunque un evidente surplus
nei costi medi pro capite sia sul totale sia per le varie patologie
esaminate.
Evidentemente la ponderazione per età non
è sufficiente per spiegare in modo esauriente la variabilità
interdistrettuale di spesa e in particolare gli scostamenti
dalla media. Quali sono quindi le determinanti di questo eccesso?
Il primo indiziato è certamente il Mmg. Dal suo ricettario
infatti passano quasi tutte le prescrizioni delle quattro aree
di spesa. Tuttavia è difficile pensare che tutti i medici
del distretto bresciano siano da biasimare per non aver saputo
contenere una spesa ormai fuori controllo. Anzi il maggior numero
di prescrizioni, perlomeno nella gestione farmaceutica e ambulatoriale
delle malattie croniche, potrebbero essere la spia di una buona
qualità assistenziale, considerate le frequenti segnalazioni
della letteratura che indicano un imperfetto controllo della
pressione arteriosa nei cardiopatici o un insufficiente equilibrio
metabolico nei diabetici.
z Ipotesi e realtà
È probabile quindi che la spiegazione delleccesso
di spesa media pro-capite registrato nel capoluogo sia da rintracciare
in fattori che precedono lincontro medico-paziente, vale
a dire in determinanti che agiscono per così dire a monte
dello studio medico, cioè nellecologia sociale
in cui è collocata la medicina generale.
Proviamo a stilare unelenco di potenziali indiziati a
carico dei quali si dovranno poi raccogliere riscontri empirici
probanti. Prima di tutto nelle aree urbane lattenzione
dei residenti nei confronti della salute in generale e dei problemi
di malattia è più viva, specie tra gli strati
socioeconomici e culturali medio-alti. Di conseguenza i bisogni
e le attese della gente sono più accentuate rispetto
alle zone rurali, anche per uninformazione più
capillare e una maggiore consapevolezza dei propri diritti.
Non è azzardato ipotizzare che queste differenze di sensibilità
si traducano in maggiori contatti con il sistema sanitario,
sia nelle sue articolazioni pubbliche (cure primarie e di II
livello) sia verso il settore privato ufficiale e alternativo,
e quindi in una più pressante richiesta di cure e prestazioni.
A queste tendenze socioculturali corrisponde nelle aree urbane
unofferta di prestazioni specialistiche capillare e vivace
che, a sua volta, è potenzialmente in grado di indurre
la domanda, facoltà illustrata da una colorito aforisma
del Prof. Rinck, delluniversità belga di Mons:
Metti un ecografo nel deserto e dopo una settimana avrai
una lista di attesa. Come accade nelle zone densamente
popolate, le strutture sanitarie tendono a localizzarsi dove
si concentra la potenziale domanda. Non fa eccezione larea
metropolitana bresciana: nel raggio di pochi chilometri hanno
sede varie strutture pubbliche e private accreditate con 8 presidi
ospedalieri, cinque dei quali dotati di servizi di emergenza/urgenza
e un numero almeno doppio di poliambulatori.
Ecco quindi che i sospetti si appuntano sullaccoppiamento
tra queste due determinanti, che sembrano fatte proprio luna
per laltra: un surplus di domanda alla fonte che interagisce
con una robusta offerta sulla piazza, più o meno appropriata,
ma soprattutto a portata di mano. In mezzo sta il medico di
medicina generale a fare spesso da spettatore.
Bibliografia disponibile a richiesta: bellegi@inwind.it