M.D.
numero 31, 26 ottobre 2005
Farmaci
Nuova terapia orale per la sclerosi multipla
di Elisabetta Torretta
Presentati
recentemente alla comunità scientifica i risultati preliminari
di un trattamento sperimentale che, se confermati da ulteriori
indagini, potrebbe rappresentare una svolta decisiva in grado
di ridurre le recidive cliniche e il progredire della malattia
infiammatoria del sistema nervoso centrale
Potrebbero
aprirsi delle concrete speranze per i malati di sclerosi multipla:
questo è uno dei messaggi che provengono dalledizione
2005 del congresso congiunto delle due società, europea
e americana, per il trattamento e la ricerca sulla sclerosi
multipla (ECTRIMS/ACTRIMS) tenutosi a Salonicco.
La sclerosi multipla (SM) è una malattia cronica del
SNC che, in molti pazienti, evolve verso la forma progressiva
e potenzialmente invalidante. Viene ascritta a una condizione
autoimmune in cui si verificano attacchi linfocitari - con conseguente
condizione infiammatoria - nei confronti della guaina mielinica
e sclerosi della guaina stessa: nel tempo la trasmissione degli
impulsi elettrici delle fibre nervose viene compromessa, le
cellule nervose vengono distrutte e ciò provoca un danno
neuronale e una perdita assonale permanenti.
Farmaci: problemi e limiti
Le terapie attualmente autorizzate comprendono la somministrazione
di steroidi per la riduzione della durata e dellintensità
delle riacutizzazioni e le terapie per il controllo dei singoli
sintomi che, come le precedenti, non sono però in grado
di influenzare la progressione della malattia. A questo provvedono
invece le terapie in grado di modificare il decorso della malattia
che possono contribuire ad attenuare la frequenza delle recidive
e a ridurre, nel tempo, le aree cerebrali compromesse. Spesso
però si tratta di terapie con effetti clinici limitati
che inoltre, in quanto prevedono la somministrazione frequente
di farmaci per via iniettiva, sono gravati da fattori che ne
ostacolano listituzione e il mantenimento a lungo termine
(scarsa accettazione della via di somministrazione ed effetti
collaterali).
Nuove opzioni per il futuro
Una nuova possibilità terapeutica potrebbe essere identificata
con una molecola ad azione immunomodulante, che per ora risponde
ancora a una sigla (FTY720), somministrabile per via orale.
Legandosi al recettore sfingosina-1-fosfato (S1P), presente
sulla superficie dei linfociti, essa sequestra in modo reversibile
i linfociti negli organi linfoidi secondari, prevenendone la
migrazione verso i siti di flogosi senza che vengano influenzate
le attività funzionali linfocitarie (attivazione delle
risposte immunitarie).
In occasione dei lavori congressuali sono stati presentati i
dati dello studio di fase II che confermano lefficacia
di questo farmaco. Si tratta di un trial internazionale, multicentrico,
in doppio cieco al quale hanno partecipato 281 pazienti che
sono stati randomizzati a placebo, FTY720 1.25 mg o 5 mg per
6 mesi. Lo studio ha valutato leffetto di FTY720 sullattività
della malattia - misurata mediante risonanza magnetica e in
base alle recidive - nonché la sua tollerabilità
e sicurezza. Ai primi 6 mesi ha fatto seguito unestensione
del trial a un anno, durante il quale i pazienti del gruppo
placebo sono stati ri-randomizzati a trattamento attivo mentre
gli altri proseguivano con il protocollo in precedenza loro
assegnato.
I benefici del trattamento sono comparsi già al secondo
mese e si sono fatti più evidenti con il proseguire del
trial. Dopo 6 mesi risultava libero da lesioni il 77% dei pazienti
del gruppo FTY720 1.25 mg e l82% di quelli del gruppo
FTY720 5 mg, mentre le percentuali del gruppo placebo erano
nettamente inferiori (47%, p<0.001 per entrambi i dosaggi).
La percentuale di recidive si è ridotta del 55% con il
dosaggio di 1.25 mg (p<0.009 vs placebo) e del 53% con quello
più elevato (p<0.014 vs placebo). Rispetto a placebo
i pazienti in trattamento hanno avuto una minore necessità
di terapia steroidea (rispettivamente 12% e 11% per i dosaggi
1.25 e 5 mg) rispetto al gruppo placebo (25%); infine un maggior
numero di recidive si sono concluse con un recupero completo
nel gruppo FTY720 1.25 mg (75%) rispetto al gruppo placebo (36%).
I risultati della risonanza magnetica a 12 mesi hanno mostrato
bassi livelli di attività della malattia infiammatoria
in tutti i soggetti trattati con FTY720; nei pazienti trasferiti
da placebo a trattamento attivo, al dodicesimo mese il numero
medio di lesioni infiammatorie individuate alla risonanza magnetica
risultava ridotto di oltre l80% rispetto al dato a sei
mesi.
Il trattamento è stato ben tollerato, con unaltissima
percentuale di pazienti che hanno completato i primi 6 mesi
di indagine (91%), di cui il 98% ha deciso di proseguire.
Sebbene provengano da uno studio di fase II, si tratta di dati
decisamente incoraggianti ed è attualmente in fase di
sviluppo il programma di fase III per il farmaco, il cui avvio
è previsto entro la fine dellanno: se le premesse
saranno confermate, FTY720 potrebbe rappresentare una nuova
e potente opzione terapeutica per la SM, con i vantaggi derivanti
anche dalla somministrazione orale.