Editoriale
Nuovi lavori in corso per la sanità
italiana
Qualche anno fa il Ssn italiano ha
ricevuto una segnalazione positiva da parte dallOrganizzazione
Mondiale della Sanità per essere riuscito a valorizzare
ogni singola lira che lo Stato aveva investito nel suo modesto
bilancio. Le risorse a disposizione non erano poi molte, sottolineava
lagenzia delle Nazioni Unite, eppure il ventaglio di prestazioni
garantite era ampio e i diritti alla salute dei cittadini italiani
risultavano, tutto sommato, abbastanza salvaguardati.
Oggi sembra che il fondo del barile sia ormai raschiato e che
la spesa, dopo aver subito tagli e ridimensionamenti, sia al
momento incomprimibile. Una certa fiducia in un possibile governo
economico-finanziario della sanità, che aveva pure avuto
i suoi partigiani tra i responsabili istituzionali della salute
degli italiani, sembra
ormai aver perso qualsiasi fondata giustificazione. Torna a
farsi strada, a questo punto, la politica cui, complice latmosfera
elettorale nella quale il Paese si trova immerso per lavvicinarsi
delle elezioni del 2006, si ricomincia a guardare con speranza
per dare un futuro più certo e definito al sistema delle
cure in Italia.
Da più parti - Regioni, sindacati medici, aziende - si
comincia a chiedere alla politica risposte concrete e di sistema
ai buchi che si evidenziano a macchia di leopardo in tutta Italia.
Discontinuità che non consentono il passaggio agile del
paziente tra servizi che si trovano in diverse zone del suo
territorio di riferimento, oppure tra ospedale e territorio,
tra strumenti della prevenzione e risposte di cura, tra acuzie
e post-acuzie, tra day hospital, degenza e cure domiciliari,
e potremmo continuare ancora. La sanità italiana sembra
dunque un arcipelago di piccole isole, nelle quali a volta regna
leccellenza e a volte no, dove i collegamenti sono assicurati
da transatlantici da crociera, motoscafi, gommoni, ma anche
zattere, spesso senza alcun ragionamento di sistema.
La medicina del territorio, e i Mmg in particolare, sono costretti
a volte a gettare ponti di braccia tra le diverse isole, vere
e proprie catene umane che traghettano i pazienti da una parte
allaltra, senza poter però risparmiare loro, a
volte, secchi scossoni.
La risposta potrà venire da risorse private, come ha
proposto il segretario della Fimmg Mario Falconi in un suo recente
intervento, che possano ad esempio consentire a più
Mmg di riunirsi a lavorare in un unico polo, messo a disposizione
dalle aziende sanitarie o dai comuni, ma anche dallente
di previdenza di medici e odontoiatri? Oppure dal percorso
disegnato dal nuovo Piano sanitario nazionale che, dalla prevenzione
al governo clinico, punta a essere un Piano globale partecipato
dalla società: da tutte le categorie sociali -
ha annunciato il ministro Francesco Storace - dai pazienti fino
alla Confcommercio? Al momento non è facile immaginarlo,
ma il cantiere della salute italiano sembra di nuovo aperto
e vivace: non possiamo che salutarlo, come in passato, con grande
favore.