M.D.
numero 30, 19 ottobre 2005
Terapia
Intervento ipocolesterolemizzante più
completo
di Livia Tonti
Lefficacia della terapia con statine può essere
notevolmente potenziata, bloccando oltre che la sintesi del
colesterolo, anche il suo assorbimento intestinale. Nuove evidenze
sulla combinazione di statina ed ezetimibe
Negli
ultimi anni si è assistito a un progressivo abbassamento
dei target terapeutici di colesterolo LDL indicati dalle società
cardiologiche per realizzare unefficace prevenzione cardiovascolare.
Crescenti evidenze hanno infatti dimostrato che esiste una correlazione
diretta tra C-LDL e rischio di cardiopatia ischemica e che per
ogni 30 mg/dL di riduzione di questo parametro il rischio relativo
si riduce di circa il 30%. Lultima revisione delle linee
guida NCEP ATP III (2004) propone addirittura, per i pazienti
a rischio molto elevato, di considerare come obiettivo terapeutico
livelli di C-LDL <70 mg/dL. In questo quadro può risultare
particolarmente difficile ottenere risultati soddisfacenti:
il recente studio osservazionale REALITY ha mostrato come in
Europa il 60% dei pazienti in trattamento ipolipemizzante non
raggiunga i target terapeutici stabiliti dalle linee guida (Curr
Med Res Opin 2005; 21: 1389).
La scarsa compliance, lutilizzo di terapie non adeguate,
la riluttanza del paziente o del medico ad aumentare la dose
di statina sono tra le principali cause di questa situazione.
Duplice inibizione
Tra le strategie più interessanti emerse recentemente
è la possibilità di potenziare lazione ipocolesterolemizzante
affiancando la classica terapia con statine, che
comè noto agisce riducendo la sintesi di colesterolo,
a quella con un altro farmaco, ezetimibe, che interferisce invece
con il suo assorbimento intestinale, bloccando così unaltra
via in grado di aumentarne i livelli plasmatici (dual
inhibition).
Leffetto della combinazione di ezetimibe e statine è
stato studiato in diversi trial clinici.
Uno studio di Gagne et al (Am J
Cardiol 2002; 90: 1084) ha mostrato che laggiunta di ezetimibe
10 mg a una terapia già in corso con statine in 769 pazienti
con ipercolesterolemia primaria riduce i livelli di C-LDL di
un ulteriore 25%. Hanno raggiunto i target terapeutici di C-LDL
il 71.5% dei pazienti trattati con ezetimibe/statina rispetto
al 18.9% dei pazienti trattati con placebo/statina (p<0.05).
Tali risultati sono stati confermati più recentemente
dallo studio EASE (Mayo Clin Proc 2005; 80: 587).
Un altro studio di Ballantyne et al (Am J Cardiol 2004; 93:
1487) ha dimostrato che dopo 6 settimane il trattamento con
la combinazione di ezetimibe + simvastatina 10/10 mg o 10/20
mg ha indotto una riduzione del C-LDL significativamente superiore
ad atorvastatina 10 mg (p¾0.001). Tale andamento è confermato
anche a 24 settimane, a dosaggi più elevati (- 52.5%
atorvastatina 80 mg vs -59.4% ezetimibe 10/simvastatina 80).
Più
recentemente, uno studio di Brohet et al (Curr Med Res Opin
2005; 21: 571) ha dimostrato che laggiunta di ezetimibe
10 mg al trattamento in corso con simvastatina 10 o 20 mg è
in grado di aumentare significativamente, rispetto a placebo,
la percentuale di pazienti coronaropatici che raggiungono il
target di C-LDL (<100 mg/dL) entro 6 settimane di trattamento
(figura 1).
Una recentissima ricerca, i cui risultati sono stati presentati
nel corso dellultimo congresso dellEuropean Society
of Cardiology, ha rivelato quanto sia elevata laspettativa
da parte dei cardiologi europei sulla disponibilità di
nuove strategie ipocolesterolemizzanti. La ricerca, denominata
Harris Interactive survey, è stata condotta intervistando
375 cardiologi di 5 Paesi europei. Il 65% sostiene che la sola
terapia con statine è spesso insufficiente per trattare
efficacemente lipercolesterolemia nei pazienti a rischio
e l85% di essi è convinto che trattare due sorgenti
di colesterolo permette di ridurre i livelli di C-LDL in maniera
più efficace. Il 73% infine preferirebbe utilizzare trattamenti
ipocolesterolemizzanti più tollerabili piuttosto che
alte dosi di statine.