M.D. numero 29, 12 ottobre 2005

Riflessioni
La buona sorte dell'altra medicina
di Cesare Tosetti - Medico di medicina generale, Porretta Terme (BO) - Associazione Medici Alto Reno

Il diffondersi di pseudo pratiche mediche denota una mancanza di buona educazione sanitaria e di consapevolezza su possibilità e limiti degli interventi sulla salute

Per noi medici il termine medicina è in pratica riferito a quel complesso di attività che si sono sviluppate nel mondo occidentale cercando basi nel metodo scientifico e sulle evidenze dimostrate secondo procedimenti matematici e statistici.
Questo corpo di conoscenze si è mosso a strappi nel corso del tempo, è sempre sotto revisione, ma sembra procedere con una certa sicurezza, almeno nel campo della sanità pubblica. Una delle caratteristiche di questo processo è appunto il porsi continuamente in discussione, determinando periodiche rinunce a concetti e pratiche utilizzati anche diffusamente per molto tempo. Contemporaneamente si è riluttanti nell’accettare nozioni derivanti da sistemi paralleli, poggianti su basi culturalmente differenti.

Definizioni


Nel primo caso ci ritroviamo a confrontarci con quella che è definita “medicina tradizionale”, che è un modo bonario di definizione che sottintende “obsoleta”, nel secondo caso con i sistemi delle “medicine alternative”, che quando permettono compromessi con i concetti dominanti diventano “medicine complementari”. Un’estrema e riduttiva sintesi, per arrivare “all’altra medicina”, quella dei guaritori e degli astrologi, quella che “non ci credo, ma tanto male non fa”.
Nell’era delle tecnologie diagnostiche nucleari e delle terapie genetiche, una parte consistente di risorse familiari entrano in un circuito di circonvenzione e suggestione, che produce danni non solo economici, ma anche in termini di ritardo diagnostico e terapeutico. I casi di imbonitori televisivi che tengono in pugno pazienti sotto la minaccia di danni alla salute sono l’apice clamoroso di un universo che è difficile quantificare.

Guaritori e tradizione popolare


L’altra medicina arriva ai divinatori e agli astrologi, ma parte dai guaritori popolari, basta porre attenzione al comportamento dei pazienti nel caso di piccole epidemie di herpes zoster cutaneo (conosciuto solo come “Fuoco di Sant’Antonio”). Alcuni anni fa colleghi di Benevento (Moretti et al., SIMG 2000; 5) hanno dimostrato come il ricorso a maghi, guaritori e a formule rituali per curare qualsiasi tipo di patologia sia tuttora elevato. La maggior parte dei 133 Mmg intervistati riteneva che meno del 10% dei pazienti facesse ricorso a maghi e guaritori, ma con punte anche del 40%. La diffusione di questo tipo di tradizione risulta maggiore per le donne e per le classi sociali più basse, mentre probabilmente le medicine alternative prevalgono in quelle più alte. Inoltre le medicine alternative sono spesso utilizzate dopo una terapia medica, come prosecuzione di trattamento in caso di fallimento, mentre i culti carismatici sono utilizzati parallelamente alle attività mediche. I pazienti utilizzano rituali popolari più che altro per problemi neuropsichiatrici (incluse forme psicosomatiche) ed osteoarticolari, ma maghi e guaritori sono consultati anche per problemi oncologici. Si potrebbe obiettare che questi dati sono raccolti in un’area geografica in cui le tradizioni popolari sono molto radicate e probabilmente non corrispondono all’atteggiamento dell’intera popolazione italiana.

Un’esperienza personale

Incuriosito dall’argomento ho ascoltato le trasmissioni radiofoniche di una affabile astrologa che rispondeva alle richieste di sconosciuti ascoltatori cui chiedeva solo età e nome di battesimo. Circa il 20% dei consigli riguardavano questioni di salute (50% amore e 30% affari). La maggior parte delle persone che si rivolgevano a questa forma di counselling erano giovani donne, infatti almeno un terzo delle domande riguardavano la gravidanza, ma negli altri casi vertevano su diagnosi e prognosi di patologie ginecologiche, ortopediche, neurologiche oppure interessavano l’intero stato di salute. Da segnalare che la brillante “risponditrice” quasi sempre suggeriva, in modo convincente, di seguire le indicazioni dei medici.
Cosa spinge le persone a richiedere consigli sanitari ad uno sconosciuto per telefono e a ricevere sostanzialmente suggerimenti improntati al buon senso? Decisamente la mancanza di una buona educazione sanitaria e di consapevolezza su possibilità e limiti degli interventi sulla salute. Si dice che ci si rivolge all’altra medicina perché quella ufficiale ha perso credibilità. Vorrei sperare che non si tratti di confrontare il carisma di un medico con quello di un astrologo o di un guaritore, quanto piuttosto di formare i cittadini a ricercare e contribuire a costruire per la propria salute organizzazioni efficaci e concrete nel rispetto dei costi assistenziali. Probabilmente si è perduto il carisma e le sicurezze all’interno della famiglia. Le nonne sono spaventate dall’applicare ai nipoti le regole del buon senso utilizzate nella crescita dei loro figli. I media dominano i consumi e propongono modelli di salute in cui i singoli sono deresponsabilizzati e convinti che il miglioramento dello stile di vita passi attraverso miracolosi interventi esterni.