M.D. numero 29, 12 ottobre 2005

Pratica medica
L'automedicazione e la dipendenza
di Leonardo Trentadue, Medico di medicina generale, Ferrandina (MT)

Mauro, un assistito diciottenne, è un ragazzone che raramente si presenta nel mio ambulatorio. Mi cerca quasi esclusivamente in occasione di giustificazioni per le assenze scolastiche.
Nella sua anamnesi patologica si apprezza solo un’appendicectomia all’età di dieci anni e qualche sporadico episodio influenzale.
Questa volta, però, Mauro si presenta nel mio studio perché ha il problema del “naso chiuso”, una ostruzione nasale che interessa una narice, ma che passa, in alternanza, anche all’altra.
È un problema che assilla molto il ragazzo, in quanto gli impedisce spesso anche di dormire. Riferisce di avere un “raffreddore perenne” e che questo gli succede da ormai circa due anni.
A un certo punto della visita il paziente estrae dalla tasca dei pantaloni una confezione di spray nasale e confessa che, nonostante l’uso continuo e durevole che ne fa, ritorna sempre nella situazione precedente, anzi con un’ostruzione ancora più serrata.
Aggiunge che circa un anno fa un otorinolaringoiatra amico di famiglia gli aveva prescritto un cortisonico in confezione spray, ma non aveva risolto niente. Mi faccio consegnare la boccetta contenente lo spray che, come prevedevo, era a base di un vasocostrittore, la nafazolina.
Gli domando come ha deciso di procurarsi il farmaco e di utilizzarlo: risponde che è stato uno spot pubblicitario ad indurlo a comprare lo spray. Visti gli immediati benefici che ricavava, aveva cominciato ad usarlo ed ora, purtroppo, non riusciva a staccarsene.
Quindi, visto che il problema si era cronicizzato, aveva deciso di consultarmi.
Mentre mi mostra, con sforzi respiratori indotti, le sue difficoltà di respirazione nasale, cerco di fargli capire innanzitutto l’imprevidenza della sua decisione di utilizzare lo spray, che lo aveva portato a una vera e propria "dipendenza”.
Continuo descrivendogli gli effetti deleteri del vasocostrittore che, dopo la “spettacolare” decongestione nasale, va incontro all’effetto rebound, responsabile della nuova e più stretta ostruzione.
Gli faccio anche presente che il principio attivo va incontro ad un assorbimento ematico, per cui nei pazienti ipertesi, cardiopatici e ipertiroidei può esercitare effetti ancora più nocivi.

Tentativo terapeutico


Alla sua domanda sul “che fare”, gli consiglio di non assumere più lo spray. Consapevole che l’interruzione brusca del farmaco gli avrebbe comportato notevoli disagi, prescrivo un altro spray a base di beclometasone, nel tentativo di attenuare il più possibile i sintomi.
Il giorno dopo il paziente ritorna sconsolato e senza evidenti benefici. Decido di prescrivere prednisone 25 mg, mezza compressa 2/die per tre giorni.

Risoluzione del problema


Questa volta il risultato è raggiunto: il paziente riesce a sopportare bene i lievi disagi che si sono susseguiti dopo l’interruzione del vasocostrittore.
A distanza di un paio di settimane, Mauro mi ha fatto sapere che ha risolto definitivamente il suo problema.